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CANTONEDentro la macchina scenica e sonora di Supsi Arts

09.04.19 - 06:01
L’edizione 2019 di Supsi Arts porta in scena domenica 14 aprile alle 20.30 presso l’Auditorio Stelio Molo (Rsi) di Lugano “Third Hand Socrates”
FOTO SUPSI
Musica, danza, arti visive e teatro confluiscono in un unico lavoro.
Musica, danza, arti visive e teatro confluiscono in un unico lavoro.
Dentro la macchina scenica e sonora di Supsi Arts
L’edizione 2019 di Supsi Arts porta in scena domenica 14 aprile alle 20.30 presso l’Auditorio Stelio Molo (Rsi) di Lugano “Third Hand Socrates”

LUGANO - Musica, danza, arti visive e teatro confluiscono in un unico lavoro che porta in gioco figure come Platone, Satie, Cage e Cunningham. Un progetto multimediale, frutto della collaborazione di più anime della Supsi, ossia la Scuola Universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana, l’Accademia Teatro Dimitri e gli ex studenti del Corso di laurea in Comunicazione visiva.

FOTO SUPSIUn progetto multimediale.

“Third Hand Socrates” si ispira a “Second Hand” realizzato nel 1970 dal coreografo Merce Cunningham, il quale utilizzò le musiche di John Cage “Cheap Imitation” messe a punto l’anno precedente sulla base del “Socrate” (1919) di Erik Satie.

FOTO SUPSI«In “Third Hand Socrates” la musica è il fil rouge che mette in comunicazione tutte le differenti arti coinvolte».

Supsi Arts, a un secolo di distanza rispetto all’originale, torna a lavorare sui tre progetti. Ne abbiamo parlato con Carlo Ciceri, responsabile operativo 900presente e Advanced Studies della Scuola Universitaria di Musica.

FOTO CSICarlo Ciceri, responsabile operativo 900presente e Advanced Studies della Scuola Universitaria di Musica.

Signor Ciceri, possiamo definire il progetto un’ulteriore evoluzione della musica di Cage e di Satie?

«Non si tratta di un’evoluzione, ma di un diverso utilizzo: in “Third Hand Socrates” la musica è il fil rouge che mette in comunicazione tutte le differenti arti coinvolte. Questo avviene attraverso una disposizione particolare dei musicisti che saranno dislocati non solo sul palco, ma anche intorno al pubblico dell’auditorio, così da creare uno spazio sonoro immersivo».

Rispetto al lavoro di Cunningham e Cage, quali i vostri aggiornamenti creativi?

«Supsi Arts è un progetto multimediale che integra non solo musica e danza, ma anche teatro, prosa, light design e proiezioni».

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Quando avete iniziato ad abbozzare le prime idee?

«All’inizio dell’attuale anno accademico, a settembre dell’anno scorso».

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Assai complicato coordinare musica, teatro, danza e comunicazione visiva: vuole approfondire?

«Supsi Arts nasce proprio con l’intento di rendere possibili creazioni multidisciplinari complesse e nel corso tempo ha creato una buona pratica tra le scuole coinvolte, grazie alla quale ogni anno siamo in grado di ideare e realizzare progetti molto diversi fra loro, integrando le rispettive aree di creatività e di libertà di espressione».

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Quali le maggiori difficoltà riscontrate in corso d’opera?

«Una è sicuramente la creazione di uno spazio performativo unitario che si discosti dalla classica fruizione frontale di uno spettacolo. Sempre più spesso, infatti, nei nostri progetti cerchiamo di mettere il pubblico all’interno della macchina scenica e sonora».

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Le prove, complessivamente, quanto hanno impegnato gli studenti?

«Ogni scuola ha un proprio piano di lavoro indipendente, che alla fine confluisce in circa dieci giorni di prove di assieme: le prime, in genere, si svolgono nello spazio dell’Aula Magna del conservatorio, quelle finali nel luogo dello spettacolo».

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La “prima” verrà documentata (video)?

«Certamente. Ogni concerto della stagione 900presente del Conservatorio - all’interno della quale ogni anno è inserito il Supsi Arts -, è ripreso dalla Rsi - che attraverso Rete Due è co-produttrice della stagione -, sia per documentazione che per renderlo fruibile, la sera stessa, su internet attraverso il live streaming».

Sono previste altre rappresentazioni, in Ticino, così come al di fuori dei confini cantonali e nazionali?

«Al momento no. Ogni Supsi Arts è infatti molto spesso site-specific, cosa che rende difficile esportarlo al di fuori del contesto per il quale è creato. Quella della replicabilità del progetto è sicuramente una delle prossime sfide che Supsi Arts si propone di affrontare».

Info: supsi.ch

 

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