Cerca e trova immobili
Cranberries all'ultimo album, tra lacrime e ricordi

IRLANDACranberries all'ultimo album, tra lacrime e ricordi

05.03.19 - 06:01
In pubblicazione il 26 aprile “In The End” (BMG), album che segna l’uscita definitiva dalle scene dei Cranberries
Keystone
Cranberries all'ultimo album, tra lacrime e ricordi
In pubblicazione il 26 aprile “In The End” (BMG), album che segna l’uscita definitiva dalle scene dei Cranberries

LIMERICK - Aleggiava incredulità, in quelle ore. In quelle ore del 15 gennaio 2018, quando il mondo intero fu scosso dalla morte, avvenuta ad appena 46 anni, di Dolores O’Riordan, voce energica e anima fragile dei Cranberries.

Ma nei mesi che hanno preceduto quel tragico epilogo, Dolores, in previsione della realizzazione di un nuovo disco del gruppo, aveva forgiato l’embrione di undici nuovi brani, imprimendo su nastro, per di più, la primissima versione di ognuno.

Perle sonore rimaste originariamente incompiute - a livello di strutture e arrangiamenti -, a cui, nei mesi successivi alla sua morte, Fergal Lawler (batteria) e i fratelli Noel (chitarra - con il quale Dolores era solita comporre a quattro mani, come in questo caso) e Mike (basso) Hogan hanno scelto di dare una forma definitiva, affidandole, in sede di produzione, al vecchio compagno di viaggio Stephen Street.

Ne abbiamo parlato con Fergal Lawler...

Fergal, al primo ascolto del disco l’incredulità per quanto accaduto torna e regna sovrana…

«In questi momenti tutti noi stiamo vivendo emozioni contrapposte: delle nuove canzoni siamo molto fieri, ma tristezza e sconforto, nel contempo, stentano ad andarsene...».

Raccontami la genesi dei brani...

«Dolores e Noel avevano iniziato ad abbozzare le prime idee nella primavera 2017, durante il tour di “Something Else” (BMG, 2017). Un tour, ricorderai, che non portammo a termine: l’ernia al disco di Dolores ci colse tutti di soppiatto. Ma gli embrioni delle canzoni, a poco a poco, nonostante i dolori, presero forma comunque, tra New York (dove la vocalist viveva da qualche tempo, ndr) e Limerick.

Potresti entrare nel dettaglio delle registrazioni?

«Dolores aveva inciso una serie di demo - voce e chitarra oppure voce e pianoforte -. Col senno di poi, quelle registrazioni furono il suo ultimo regalo per tutti noi... Brani che lei avrebbe voluto vedere finiti e confezionati: per cui, tra aprile e maggio 2018, rinchiusi in studio a Londra con Stephen (Street, ndr), abbiamo costruito strutture e arrangiamenti, per poi procedere con le sovraincisioni. A completare alcuni passaggi nelle tracce vocali e nei cori è venuta in nostro supporto Johanna Cranitch, giovane vocalist e corista che portammo con noi in tour nel 2012...».

Posso immaginare mille difficoltà...

«Non è stato facile dal punto di vista emotivo… Quando in studio riascoltavamo i nastri, avevamo l’impressione che Dolores fosse lì con noi, a cantare nell’altra stanza… Ma la realtà era un’altra… Purtroppo… Sai, per noi non era un’amica, ma una sorella…».

Ricordi la prima prova con Dolores, nel 1990?

«Certo, come se fosse ieri… Si prodigò con un paio di cover di Sinéad O’Connor, accompagnandosi con la tastiera che portava con sé sottobraccio… Era timidissima... Noi le consegnammo il nastro di “Linger”... Ci salutammo e la settimana successiva tornò con una serie di idee, che poi utilizzammo per la versione definitiva del pezzo...».

All’inizio, la vostra setlist raccoglieva anche delle cover?

«No, abbiamo sempre voluto dare spazio al nostro materiale...».

Quali erano i vostri ascolti, all’epoca?

«Smiths, Cure, New Order, Joy Division…».

Cosa accadde ai Cranberries tra il 2004 e il 2009?

«Ci serviva una pausa… Eravamo esausti, tra registrazioni e lunghi tour...».

Quali sono i tuoi piani, dopo la pubblicazione di “In The End”?

«Non ho ancora riflettuto a fondo, ma presumibilmente realizzerò musiche per documentari...».

 

 

 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE