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The Vad Vuc pronti per Espérance in Musica: «Non stiamo nella pelle»

CANTONEThe Vad Vuc pronti per Espérance in Musica: «Non stiamo nella pelle»

12.12.18 - 06:01
L'annus horribilis è messo alle spalle e sabato la band sarà una delle protagoniste del tradizionale festival solidale
Carla Clavuot
The Vad Vuc pronti per Espérance in Musica: «Non stiamo nella pelle»
L'annus horribilis è messo alle spalle e sabato la band sarà una delle protagoniste del tradizionale festival solidale

CHIASSO - Sabato 15 dicembre torna Espérance in Musica. Il classico concerto natalizio di beneficenza, quest'anno, è un evento doppiamente da non perdere: per l'aiuto all'associazione Espérance ACTI da una parte, ma anche perché segna il ritorno sul palco di The Vad Vuc dopo più di un anno, dopo la pausa forzata per motivi di salute. Ne abbiamo parlato con Cerno, il frontman della band momò.

Prima di tutto: come stai?

«In formissima!».

Cosa si prova a poter finalmente tornare a calcare le scene?

«Abbiamo tantissima voglia! Il Trans Roonkaya Express è stato un gran bel test dopo un anno di inattività ma ora non stiamo nella pelle. Io non vedo l’ora ma tutti quanti abbiamo una gran voglia di fare una bella festa. Spero ci sia un bel pubblico con il quale cantare tutti insieme».

Cosa significa Espérance in Musica per The Vad Vuc?

«È un evento che abbiamo “creato” insieme a Espérance ACTI di Balerna, nel senso che fin dalla prima edizione siamo stati coinvolti abbastanza attivamente in questo festival. In un certo senso è sempre stato un po’ il “nostro” concerto dell’anno e grazie alla collaborazione con l’associazione - alla quale viene devoluto l’intero incasso della serata - ci siamo tolti dei begli sfizi nel corso degli anni, come il poter chiamare degli artisti di fama internazionale che ci piacciono e stimiamo. Con alcuni di loro sono nati dei bei progetti, immortalati poi nei nostri vecchi dischi».

Cosa dici degli altri artisti che condivideranno il palco con voi?

«La Bandabardò proporrà una scaletta bella “tosta” e non vediamo l’ora di suonare con loro. Lo abbiamo già fatto ma nel 2003, quindi 15 anni fa, e le nostre strade non si sono più incrociate - fino a sabato. Posso annunciare che ci siamo sentiti e mischieremo le nostre band: alcuni di noi suoneranno qualcosa con la Bandabardò e alcuni di loro faranno qualcosa insieme a noi. Poi ci sono Claver Gold, che va molto forte nella scena rap italiana; i Crazy Stools, che sono del Mendrisiotto anche loro, anche questo tiro molto funky e sono fortissimi; infine il dj set di Jemani Jahka Sound».

Presenterete anche due canzoni che non avete mai proposto durante i vostri concerti…

«Sì, abbiamo appena buttato fuori un singolo nuovo, “A volte capita”. È una canzone, non giriamoci attorno, importante per noi. Ci abbiamo messo l’anima e, stando ai primi riscontri, la gente ha recepito questa cosa. Anche grazie al video: merito della mano sapiente di Nick Rusconi (che ha curato la regia, ndr) e Carla Clavuot (la sceneggiatrice, ndr). Gli abbiamo mandato il pezzo e hanno lavorato un sacco bene. Come tutti coloro che hanno partecipato a questo brano. E quindi non vedo l’ora di farlo dal vivo a Chiasso, senza farmi prendere troppo dall’emozione: l’abbiamo suonata in anteprima assoluta al Trans Roonkaya Express ed è stato veramente difficile...».

Da groppo in gola, immagino…

«Eh abbastanza! Come “Caro dottore”, che all’inizio non riuscivo a cantarla ma che con il tempo è diventata una canzone terapeutica. Le parole che ho scritto sono già una parte dell’elaborazione di quello che è successo. Solo il fatto di riuscire a eseguirla è come mettersi alle spalle un problema e dire: “Questa è fatta, andiamo avanti”».

Ma c’è anche “Fruntiera”, da “Frontaliers Disaster”: immagino che la canticchieranno tutti…

«Anche se è un brano dell’anno scorso, non siamo mai riusciti a suonarlo dal vivo. Sarà anche questo un “battesimo” sul palco, durante un concerto canonico (l’avevamo già provata durante il Trans Roonkaya Express, ovviamente)».

Cambiando discorso, come ha fatto “Disco Orario” a finire nelle mani di Papa Francesco?

«(ride, ndr) Sono stati due conoscenti che, dovendo incontrare il Papa, gliel’hanno portato. Ma non l’hanno fatto proprio volentieri: abbiamo dovuto forzarli!».

Cosa vuoi dire, in conclusione, al pubblico ticinese?

«Ragazzi, non perdetevi questo concerto perché si preannuncia una bomba! Siamo veramente carichi ed è un’edizione particolarmente bella e variegata. Se qualcuno vuole vivere un momento particolare… venga a Chiasso!».

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