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CANTONE / PAESI BASSISulla "costa svizzera", alle origini del cibo

21.11.18 - 06:01
Il regista ticinese Andrea Pellerani ha realizzato un documentario nei Paesi Bassi, seguendo una coppia di pescatori di ostriche e indagando il rapporto tra ciò che mangiamo e chi lo produce
Sulla "costa svizzera", alle origini del cibo
Il regista ticinese Andrea Pellerani ha realizzato un documentario nei Paesi Bassi, seguendo una coppia di pescatori di ostriche e indagando il rapporto tra ciò che mangiamo e chi lo produce

LUGANO - Tre voci e tre sguardi per un unico tema: la Frisia e Leeuwarden, Capitale europea della cultura 2018. È così che una casa di produzione cinematografica olandese, la Doxy Films, ha coinvolto il regista di documentari Andrea Pellerani nel progetto di "Sailing On The Grass", i cui primi due capitoli - il suo "Swiss Coast" e quello diretto dallo spagnolo Pau Ortiz - sono stati presentati lo scorso 10 novembre. «La presentazione è andata bene, è stato molto bello» ci spiega. «È stato il culmine di una piccola giornata a sé stante» del Northern Film Festival, che si è tenuto dal 5 al 11 novembre ed è giunto alla 39esima edizione.

Un film di una trentina di minuti, frutto di un anno e mezzo di lavoro, comprese 12 giornate di riprese sul Mare dei Wadden, con una troupe di ripresa tutta olandese. La voce narrante è la sua. Perché in Olanda hanno voluto che uno spagnolo e uno svizzero raccontassero una storia su di loro? «Uno dei concetti chiave era capirsi meglio attraverso lo sguardo degli altri. Per questo sono stati invitati dei registi stranieri». Il terzo film, che chiude la serie, è ancora in fase di produzione - essendo legato agli sporti invernali - e sarà presentato l'anno prossimo, aggiunge Pellerani.

Cosa unisce un'area in fragile equilibrio tra la terra e l'acqua come il Mare dei Wadden e le Alpi svizzere? Il legame, ci spiega Pellerani, è più forte di quello che pensiamo: «Noi non siamo abituati a guardare la cartina geografica in quel mondo, ma nei Paesi Bassi ci ricordano che sono loro a ricevere tutta l'acqua che dalle nostre montagne scorre verso nord, fino al mare». Il rapporto non si conclude qui: «I pesci e i frutti di mare di queste zone venivano venduti, in passato come oggi, in Svizzera. In particolare le ostriche che, risalendo il Reno, furono i primi prodotti di quel tipo ad arrivare fino al cuore della Svizzera».

Un film, "Swiss Coast", nato dal desiderio di sviluppare un concetto: la visione del futuro attraverso il cibo che mangiamo, e come esso viene prodotto. È il ritratto di una coppia di pescatori Jan e Barbara Gertseema-Rodenburg. La loro attività si svolge a mano, seguendo antiche tradizioni, in un tratto di mare patrimonio dell'Unesco e dalle caratteristiche molto particolari: quando scende la marea la barca resta bloccata nel fango di questi fondali molto bassi, e per ore non c'è possibilità di muoversi. La loro attività si svolge proprio durante l'assenza dell'acqua. «Loro operano lì, ma con difficoltà perché la pesca è ampiamente regolamentata proprio in ragione dell'appartenzenza ai beni Unesco».

Il film, come detto, mostra quello che è il ponte (gastronomico, ma in fondo anche storico) tra il mare e le Alpi svizzere, due luoghi apparentemente agli antipodi, ma connessi dall'acqua. «Non ho iniziato a girare con in mente il titolo "Swiss Coast", è nato dopo l'incontro con i protagonisti. Sono stati loro a dire che quella in cui ci trovavamo era la "costa svizzera"». Durante le riprese fatte a Zurigo in occasione di una fiera Slow Food, Jan e Barbara hanno scherzato con gli svizzeri: «Ho riportato le ostriche sulla montagna».

Jan e Barbara, immersi in uno scenario mozzafiato, fanno riflettere sul nostro rapporto con la natura ed il cibo. «Durante la ricerca dei luoghi e dei personaggi, ho incontrato altre persone che avrebbero potuto diventare i protagonisti della mia storia - anche contadini, non solo pescatori - ma ho scelto loro sia per quello che avevano da raccontare, sia per la loro forte presenza sullo schermo. Non volevo fare un film che fosse solo informativo, volevo che si creasse un legame tra pubblico e personaggi e che fosse visivamente interessante». Una coppia, anche nella vita, che fa parte di un gruppo di piccoli pescatori che cercano di difendere la loro attività ma che si scontrano con le norme e i regolamenti. Le licenze per la raccolta di ostriche nel Mare dei Wadden sono 12. Tante o poche? «Non lo sanno, e neppure gli scienziati che studiano quell'ecosistema hanno una risposta» sottolinea il regista. «Jan e Barbara amano tantissimo quell'ambiente e si reputano suoi difensori. Allo stesso tempo sono molto pragmatici e si dicono che devono comunque far sopravvivere il loro lavoro».

Il film pone un quesito forte: la salvaguardia dell'attività ittica si sposa o è assolutamente in contrasto con la tutela dell'ambiente? Il pescatore che vive sul mare e lo conosce palmo a palmo è la persona più indicata per parlare di tutela dell'ecosistema, oppure ha più voce in capitolo un regolatore che delibera dagli uffici governativi o europei? Un tema che ha suscitato una grande discussione anche nel corso di una tavola rotonda che ha preceduto la proiezione, ma al quale è difficile dare una risposta definitiva. Pellerani ha poi voluto interrogarsi sul rapporto dell'uomo con la natura. «Un primo passo per una conoscenza migliore della natura è scoprire cosa sta dietro a quello che mangiamo».

Esiste davvero una barriera tra noi e l’ambiente che ci circonda? «Barbara crede che tutto ciò che facciamo influenzi la natura che ci circonda. E, dal momento che avremo sempre bisogno di cibo, è meglio che si faccia tutto alla luce del sole, con delle regole. Perché, se non si potrà prendere gli alimenti lì, lo si farà altrove. Il loro punto di vista sull'ambiente è, naturalmente, sempre più inclusivo della presenza umana. La mia idea» aggiunge Pellerani «è che il film serva davvero a creare una discussione più ampia e mette in discussione quella che è la "cattiva stampa" che affligge i pescatori, al contrario ad esempio degli agricoltori bio: la pesca può essere positiva, ogni tanto?».

Pellerani crede che Jan e Barbara siano «due spiriti liberi che amano il mare e vogliono continuare a fare quello che amano, nel miglior modo possibile». 

"Swiss Coast", conclude Pellerani, sarà trasmesso prossimamente sulla tv pubblica dei Paesi Bassi e sarà inserito nei vari percorsi festivalieri. Ci saranno delle proiezioni pubbliche in Ticino e nel resto della Svizzera? Il regista se lo augura, ma aggiunge che al momento non c'è niente di stabilito.

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