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«Su quel divano ci ho dormito anch'io»

CANTONE«Su quel divano ci ho dormito anch'io»

08.11.18 - 06:00
Duccio Chiarini ci racconta il suo “L'Ospite”, già al Pardo e da questa sera anche nelle sale ticinesi
Keystone
«Su quel divano ci ho dormito anch'io»
Duccio Chiarini ci racconta il suo “L'Ospite”, già al Pardo e da questa sera anche nelle sale ticinesi

LUGANO - C'erano il regista, il cast e un folto pubblico ieri sera al Cinestar di Lugano per l'anteprima de “L'ospite”coi biglietti messi in palio da tio/20 minuti. Una serata in cui i presenti si sono mostrati soddisfatti della pellicola, che sarà nelle sale ticinesi da questa sera.

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Quasi quarant'anni e una vita fragilina: dal lavoro – lui fa il supplente e lo scrittore a tempo perso, lei la guida nei musei malgrado abbia due master – fino alla  vita di coppia – niente figli e una stanca routine. Guido e Chiara si trovano a un bivio che non si può più schivare: «Ma siamo felici o semplicemente tranquilli?», si chiede lei e il castello di carte crolla. Lui esce di casa e comincia un percorso di ospitate su divani di amici e parenti. Sono queste le premesse de “L'ospite” di Duccio Chiarini, già presente al Pardo questa estate. «Se sono mai stato “divanato”? Eccome», sorride Chiarini.

La storia quindi ha un che di autobiografico?

Decisamente sì ripercorre un periodo della mia vita in cui anche io, per una crisi di coppia, mi sono trovato a fare couchsurfing. E mentre viaggiavo di casa in casa osservavo e pensavo, è una prospettiva insolita quella dell'ospite nelle case (e nelle relazioni) altrui. È così che è nato il film.

Ma perché, secondo te, tutto questo mettersi in discussione parte da lei?

Penso che un po' tutti si colleghi all'idea che abbiamo della felicità, che è figlia della cultura e della società in cui siamo cresciuti. Per la donna la “dissonanza” fra quello che si vorrebbe essere e quello che il mondo si aspetta che tu sia è più forte: fare figli, la madre oppure seguire fino in fondo le proprie aspirazioni? 

Mi è sembrato che l'amore, che arriva e colpisce (e sgretola) anche coppie apparentemente stabili, nel film sia una forza sconvolgente e quasi negativa...

Penso sia vero soprattutto nel caso di Guido, lui è già in una situazione emotivamente precaria e quando vede i suoi amici tribolati per amore ne soffre. In generale però è vero, per quanto moderni e progressisti possiamo ritenerci l'innamorarsi a 30-40 anni nel nostro contesto sociale non è visto benissimo. C'è sempre un senso di colpa e un po' di disagio perché l'amore, in fin dei conti, è un mare liquido e senza regole.

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