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CANTONEFo: «Ecco perché Superman si è schiantato»

05.07.18 - 06:01
Il Wor(l)ds Festival di LongLake, domenica 8 luglio alle 21 al Foce di Lugano, ospiterà Jacopo Fo
Fo: «Ecco perché Superman si è schiantato»
Il Wor(l)ds Festival di LongLake, domenica 8 luglio alle 21 al Foce di Lugano, ospiterà Jacopo Fo

LUGANO - Scrittore, fumettista, blogger, attore e regista, Jacopo (63 anni) - figlio di Dario Fo e Franca Rame - porterà alle nostre latitudini “Superman si è schiantato”, uno spettacolo-monologo tratto dal suo ultimo libro (omonimo), edito da Guanda l’anno scorso. Jacopo Fo analizza i segreti della vita, dell’esistenza, focalizzandosi sulla realizzazione personale, tra falsi giudizi e false riflessioni, così come su «ovvietà dimenticate» e «curiosità storiche che altri hanno evitato di far conoscere».

Durante il suo breve soggiorno luganese, lo scrittore sarà impegnato anche nelle riprese del nuovo documentario - prodotto da Ifduif Film - del regista ticinese Mirko Aretini, che sta lavorando a una «reinterpretazione contemporanea» di “Perché gli svizzeri sono più intelligenti” (Barbera Editore, 2014), libro di cui, con Rosaria Guerra, Fo è co-autore.

Jacopo, come ha incominciato a prendere forma “Superman si è schiantato”? Quali i primi spunti?

«Da 30 anni tengo lezioni comiche di Yoga Demenziale. Il mio obiettivo è sperimentare diversi modi per comunicare passione alle persone. Non sono un guru e neanche uno psicologo. Il mio lavoro è quello di raccogliere storie, esperienze, metterle in connessione e raccontarle in modo divertente per ampliare il ventaglio di possibilità a disposizione delle persone. Più possibilità, più probabilità di trovare soluzioni ai problemi».

Cosa significa realizzarsi?

«Domanda difficile. Ognuno ha la sua realizzazione. Scoprire cosa vuoi veramente è la sfida. Non ci sono ricette, nessuno te lo può insegnare».

Quali, secondo lei, i falsi giudizi e le false riflessioni che ci conducono in quello che è, a tutti gli effetti, un turbinio di aspettative (nostre e degli altri)?

«Questo è il tema del mio spettacolo. Le persone hanno scarsa fiducia nelle loro possibilità. Ma il pensiero positivo non risolve i problemi. Certamente però il pensiero negativo funziona alla grande. Le persone usano diversi metodi per far fronte alle questioni che non funzionano: lo scontro, la rabbia, l’orgoglio... Uno dei trucchi è affrontare con prudenza i problemi più piccoli invece dei più grandi che sono troppo difficili. È la filosofia Shangai, il gioco cinese nel quale devi iniziare spostando le bacchette più facili da muovere. È la filosofia che io propongo. Risolvi un problema piccolo, alla svelta, ti gratifichi, poi hai più fiducia e puoi passare a un secondo problema leggermente più grande».

Quali sono quelle «piccole curiosità che altri hanno evitato di fare conoscere»?

«La nostra cultura premia chi compie imprese napoleoniche anche se alla lunga danno risultati patetici. Io mi sono dedicato, ad esempio, a formare 600 clown che iniziassero a portare la comicoterapia negli ospedali italiani. Non ho risolto i grandi problemi della sanità italiana, ma ho individuato una questione che era sottovalutata, ho cercato alleati, e oggi la comicoterapia è un fenomeno che in Italia coinvolge quasi tutte le strutture ospedaliere».

Nel 2014, con Rosaria Guerra, ha scritto “Perché gli svizzeri sono più intelligenti”: quale il percorso per arrivare a questa conclusione?

«Il titolo originale era “Perché gli svizzeri sono più intelligenti degli italiani”. La cultura italiana ha bisogno di inglobare alcuni aspetti del modo di pensare svizzero. E poi mi ha incuriosito scoprire come si è sviluppata la particolarità del modo di vedere la vita in Svizzera. Anche questo è un aspetto che da quel che so ha interessato pochi ricercatori...».

Prima di concludere: ricorda la sua prima volta in Svizzera? In Ticino?

«Da piccolo, venivo con la mia mamma a comprare la cioccolata».

Non ha mai pensato di trasferirsi da queste parti?

«Da 38 anni la mia vita è incentrata nello sviluppo della Libera Università di Alcatraz, un agriturismo, un centro culturale e un ristorante sulla guida dello Slow Food, il tutto nei boschi sopra Perugia. Lì produco spettacoli, corsi, libri... E lì incontro gente particolare che sceglie una vacanza diversa. Non potrei vivere senza questo posto e questi incontri».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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