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CANTONE“Beatzeria Vol.1”, la nuova ricetta di Lazy Marf

20.06.18 - 06:01
Pubblicato per ora solo in digitale “Beatzeria Vol.1”, nuovo album del musicista bellinzonese attivo in ambito elettronico Lazy Marf, nonché primo capitolo di un nuovo progetto dell'etichetta Zona 167
Foto Elizabeth La Rosa
Andy alias Lazy Marf.
Andy alias Lazy Marf.
“Beatzeria Vol.1”, la nuova ricetta di Lazy Marf
Pubblicato per ora solo in digitale “Beatzeria Vol.1”, nuovo album del musicista bellinzonese attivo in ambito elettronico Lazy Marf, nonché primo capitolo di un nuovo progetto dell'etichetta Zona 167

BELLINZONA - Un album di ottima fattura, costruito da otto tracce strumentali dai riflessi onirici, su cui Andy - colui che si cela dietro lo pseudonimo Lazy Marf - ha lavorato amalgamando vari elementi con l'utilizzo di synth analogici, dando vita ad armonie che s'intersecano, cibandosi nel contempo di riverberi synthwave, vaporwave e jazz, in un punto ben preciso: a metà strada tra hip hop ed electro. Il master, per di più, è stato affidato al pluripremiato Matt Colton.

Andy, raccontami di te...

«Ho iniziato parecchio tempo fa, nella seconda metà degli anni Novanta. Come diversi miei coetanei ero affascinato dall’espressione artistica dell'hip hop. Così ho incominciato a cimentarmi come rapper, per poi passare al djing, spinto da un mio carissimo amico, Dj Augu, che purtroppo se ne è andato qualche anno fa. Ho iniziato ad acquistare singoli in vinile di gruppi americani sui quali trovavo i pezzi da suonare alle feste nel lato A e le strumentali, per scriverci sopra, nel lato B. Ho capito abbastanza presto che avrei potuto creare della musica con l’aiuto del computer, per cui ho iniziato a comporre qualcosa di mio, fino a rendermi conto, negli ultimi anni, che il suono è il mezzo attraverso il quale voglio esprimermi».

Perché Lazy Marf?

«È un problema se non rispondo a questa domanda? Troppo personale».

“Beatzeria Vol.1” non è il tuo primo album...

«Nel 2010 ho pubblicato “Illusions” e, nel 2016, “Pretend”. Inoltre, collaboro oramai da tempo con la label di Seattle Filthy Fingers United, con la quale produco periodicamente beat tapes a tema. Diversi progetti sono in cantiere anche con Space Rules, label di base in Ticino di cui sono co-fondatore: su Bandcamp abbiamo già pubblicato più di 20 brani».

Raccontami del progetto di Zona 167 Produzioni...

«Durante il “beatfight” dell’anno scorso ho avuto modo di farmi conoscere e conoscere i fondatori di Zona 167, un’etichetta di San Gallo, che con la collaborazione de La Mecca Shop di Balerna ha organizzato questa competizione legata al beatmaking. Qualche mese dopo, Doppia Erre (Renato Trianni), fondatore della label, mi ha invitato a prendere parte al progetto “Beatzeria”, ovvero una serie di compilation strumentali che coinvolgerà diversi artisti. Questo primo volume è prodotto interamente da me».

Che vuol dire “Beatzeria”?

«“Beatzeria” non è nient’altro che un gioco di parole tra “beat” e “pizzeria”. Il progetto vuole dare l’idea che l’artista, come il pizzaiolo, crea ricette a proprio gusto...».

Come hai lavorato a questi otto strumentali? Quando hai incominciato?

«L'intero processo di lavorazione è durato otto mesi: ho incominciato a scrivere le prime bozze nell'autunno 2017. Inizialmente, erano dei giri di accordi di qualche battuta, sui quali ho composto la parte ritmica di basso e batteria. Poi, col passare del tempo, lavorandoci costantemente, sono diventati sempre più complessi, fino a trasformarsi in vere e proprie composizioni».

Cosa hai ascoltato in particolare durante la fase di lavorazione? Quali artisti? Quali album?

«Non mi sono concentrato su uno o più artisti in particolare. Ho ascoltato di tutto. Dal pop al jazz, all'r&b, passando per la musica ambient. Mi sono focalizzato su singoli suoni, cercando di capire come ottenere un certo effetto o una certa armonia. Ho lavorato con lo scopo di sviluppare uno stile completamente mio, capace di rispecchiare le mie sensazioni».

A livello musicale, chi sono i tuoi punti di riferimento assoluti?

«Potrei citare J Dilla, ma per un beatmaker è una risposta scontata, dato che stiamo parlando del miglior produttore hip hop mai esistito. Il mio genere, di conseguenza la mia musica, gira attorno a un movimento venuto alla luce qualche anno fa a Los Angeles, all' Airliner, un locale in cui tutti i mercoledì sera si tiene il Low End Theory. Questo evento settimanale ha fatto sì che gente come Flying Lotus, Nosaj Thing, Gaslamp Killer e altri diventassero degli artisti internazionali e raggiungessero i miei timpani, facendomi appassionare a questo stile...».

Quando è prevista una presentazione dell’album in dimensione live?

«Qualche settimana fa abbiamo tenuto una serata di pre-release a San Gallo. Nei prossimi mesi sono in programma alcune date in Svizzera interna e presto organizzeremo qualche live anche in Ticino...».

 

 

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