L’attore Flavio Sala sta per chiudere la sua seconda stagione teatrale con la compagnia da lui fondata. Radiografia di un successo sorprendente
RIAZZINO – Sabato 26 maggio, nella sala del centro scolastico di Riazzino (Lavertezzo Piano, inizio ore 20.30) chiuderà tra gli applausi la seconda stagione della sua compagnia. Flavio Sala, attore, classe 1974, è un uomo sulla cresta dell’onda. E non solo per il successo infinito del “suo” Bussenghi, personaggio dei Frontaliers. Ma anche per avere vinto la sua scommessa. «Sì, ho fondato una compagnia, proprio come voleva mio papà. E gli spettacoli sono stati quasi tutti “sold out”. È un momento magico».
“Un altro bel garbüi”, scritta da Gionas Calderari, è la vostra seconda commedia. La storia è ambientata in un’officina. Perché ha avuto tanto seguito?
«Perché uniamo nuove leve a personaggi mitici del teatro dialettale. E poi perché siamo genuini. Non siamo sofisticati. La gente oggi ha voglia di staccare il cervello e basta. Di rilassarsi. E di ridere soprattutto nella prosa dialettale».
Yor Milano sostiene che lei è bravo, ma un po’ prigioniero di Bussenghi. Cosa replica?
«A Yor devo molto, ho recitato con lui in quattro commedie. Né con lui, né con la mia compagnia ho mai impersonato il Bussenghi. Anche se molti "tic" del Bussenghi sono miei. Fanno parte di me. C'erano già prima dei “Frontaliers”. È un personaggio che mi identifica».
"Frontaliers Disasters" al botteghino si è rivelato un successo. La sua compagnia teatrale vola. Come vive questa notorietà?
«Bene per l'affetto delle persone, anche se sento molto lo stress. Sono spesso di corsa. La compagnia mi tiene parecchio sotto pressione. Bisogna curare ogni dettaglio. E i soldi non piovono dal cielo».
Ecco, come si riesce a tirare avanti?
«Finora abbiamo avuto piccoli sponsor privati. Ma il grosso del budget deriva dagli incassi dei nostri spettacoli e quindi dall'amore del pubblico. C’è chi pensa che la Rsi ci finanzi. Assolutamente no. Ci vengono a vedere e poi decidono se la commedia può essere mandata in onda. In quel caso pagano le riprese. E stop. Gli attori sono pagati dalla compagnia. Dal primo all’ultimo. E ne vado fiero. Ci sono poi personaggi encomiabili che mi aiutano solo per passione, come lo scenografo Mario Del Don».
State già preparando un terzo spettacolo?
«Abbiamo un’idea, sì. Però prima lasciatemi tirare il fiato…».