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FRANCIARon Howard: «Han Solo era un orfano, timido e strafottente per natura e per difesa»

15.05.18 - 16:29
«In "Solo" si ritrova lo spirito originale di "Star Wars"»
Keystone
Ron Howard: «Han Solo era un orfano, timido e strafottente per natura e per difesa»
«In "Solo" si ritrova lo spirito originale di "Star Wars"»

CANNES - Conviene cominciare dalla domanda che tutti si fanno: il nuovo "SOLO: A STAR WARS STORY" deluderà le attese come un qualsiasi spin-off di una saga ormai leggendaria oppure avrà quella vita autonoma che George Lucas si aspetta da ogni nuovo film nell'ambito del canone da lui stesso controllato e progettato? La risposta al Festival del cinema di Cannes all'indomani della prima proiezione pubblica è, fortunatamente, più che positiva.

Diretto da un artigiano di classe come Ron Howard che si definisce "prima di tutto un regista di attori e un fan della saga a mia volta", scritto da uno specialista di "Star Wars" come Lawrence Kasdan in coppia col figlio Jonathan, magistralmente montato da Pietro Scalia e dedicato al personaggio forse più popolare di tutto il racconto, "SOLO" è un ottovolante di divertimento e spettacolo. Soprattutto riesce a recuperare un aspetto cruciale della prima trilogia (i cosiddetti volumi IV, V e VI): l'umorismo goliardico dei personaggi all'interno di una "space opera" che rimanda a Flash Gordon con una visione del futuro che sta tra "Mad Max" e "2001 Odissea nello spazio".

"Ho incontrato Lucas la prima volta sul set di 'American Graffiti' - racconta Ron Howard - e benché ci separassero dieci anni di età e lui sembrasse sempre un professorino in giacca e cravatta in una troupe di hippie, abbiamo legato subito. Molti anni dopo, mi raccontò il progetto di Star Wars: pensai che era pazzo e troppo ambizioso, ma fui sedotto dall'architettura complessiva della trilogia. Negli anni l'ho seguita passo passo da spettatore e quando mi hanno chiamato per questo film ho subito pensato che potevo affidarmi ciecamente alla sceneggiatura di Kasdan, l'uomo che aveva creato 'L'impero colpisce ancora'".

"Lui ha trovato subito il tono giusto, conosce Han Solo meglio di chiunque altro, ha scritto in coppia con suo figlio un copione brillante, inventivo, puntuale. E' sempre divertente quando il cinema ti svela il passato dei tuoi eroi. Nel caso di Han Solo la prima cosa da sapere - me lo ricordava Harrison Ford - è che si tratta, comunque, di un orfano, quindi timido e strafottente per natura e per difesa. Sta in questa bipolarità il segreto della sua simpatia contagiosa".

Il film prende le mosse dalla giovinezza dello scapestrato contrabbandiere della galassia, quando a sua volta è un allievo dell'ambiguo Beckett, un mentore che usa le pistole come giocattoli, che truffa e spadroneggia sotto le insegne dell'Impero, ma pensa solo al proprio tornaconto. Arrestato per un eccesso di illecito, Han Solo finisce nelle miniere e qui incontra Chewbecca, che sarà poi il suo "pard", il più fedele amico e alleato, legato a lui da un debito di riconoscenza come solo due ergastolani possono provare.

Insieme torneranno a cavalcare per la galassia, Chewbecca sarà confidente di Han quando questi si innamorerà per la prima volta, insieme entrano nella celebre "Cantina" dove in una memorabile partita a carte Han vincerà il Millennium Falcon sottraendolo a un ribaldo par suo, l'ormai celebre Lando Calrissian. "Non si può parlare di amicizia fra loro - dice oggi il giovane protagonista del film, Alden Ehrenreich - perché la rivalità e troppa. Ma i due si stimano fin dal primo momento e solo la scelta di salvare la pelle potrà costringerli a dividersi".

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