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CANTONEAlla ricerca della memoria tra scampoli di ricordi

09.02.18 - 06:01
In uscita oggi nelle sale del cantone “Cercando Camille”, il secondo film da regista della ticinese Bindu de Stoppani
Alla ricerca della memoria tra scampoli di ricordi
In uscita oggi nelle sale del cantone “Cercando Camille”, il secondo film da regista della ticinese Bindu de Stoppani

LUGANO - A sette anni da “Jump”, il primo lungometraggio dietro la macchina da presa, e dopo una serie di importanti esperienze da attrice al cinema e a teatro, Bindu de Stoppani porta sul grande una pellicola capace di trattare in maniera delicata e leggera, ma con la giusta profondità, un tema, purtroppo sempre più attuale, come l’Alzheimer. E le conseguenze che la patologia - in questo caso a uno stadio intermedio - può portare a un rapporto tra padre e figlia, di cui nel film vestono i panni Luigi Diberti e Anna Ferzetti.

Camille e suo padre Edoardo, un ex corrispondente di guerra riconosciuto a livello internazionale, partono per «un viaggio della memoria»: lei spera di fargli recuperare il passato e scoprire chi è in realtà “la Camille”, che lui costantemente nomina in quei pochi, e confusi, scampoli di ricordi...

Bindu, quando hai incominciato a dare forma alla sceneggiatura?

«Tre anni fa ho iniziato a sviluppare il tema "memoria", che definirei il primo seme dell'idea. Da lì ho immaginato la storia di una persona che non conosce sé stessa e che crede invece  di conoscere il padre, il quale la memoria, intanto, la sta perdendo...».

Il film si trasforma in un viaggio vero e proprio...

«Credo che i viaggi ci diano l'opportunità di porci domande sulla vita, sull’esistenza, facendoci riflettere, nel contempo, su ciò che accade a casa. Mi piaceva, inoltre, il concetto che Camille trovasse sé stessa “on the road”, proprio mentre tenta, con tutte le forze, di aiutare il padre a mettere ordine nei suoi ricordi...».

Al viaggio di Camille e di Edoardo si aggrega Leo, un autostoppista. Perché questa scelta? Il viaggio, d’altra parte, è un viaggio tra padre e figlia… Chi è Leo in realtà?

«La storia, effettivamente, avrebbe potuto ruotare attorno soltanto ai due protagonisti. Ma in quel tipo di dinamica era importante inserire una terza persona; anche perché, altrimenti, il film avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di monotono. Leo li aiuta. Per Camille, soprattutto, Leo è uno specchio, capace di riflettere certe cose su di lei. Cose che Camille non vuole vedere e capire…».

L’Alzheimer è una malattia che ti tocca personalmente?

«Una mia prozia, una persona a me molto cara, ne ha sofferto negli ultimi anni della sua vita. Quando è morta, a 92 anni, io ero comunque molto giovane, ma ricordo molto bene alcuni episodi… Devo dire, in ogni caso, che la primissima versione della sceneggiatura si muoveva attorno al Parkinson - sotto certi aspetti molto simile all’Alzheimer, seppur con manifestazioni diverse - di cui ha sofferto invece mio nonno».

Perché questo cambiamento?

«L’Alzheimer si adattava meglio alla storia che volevo raccontare».

Immagino tu abbia fatto numerose ricerche sulla malattia, anche perché quando tua zia è morta eri comunque molto giovane…

«Sì, certo. Ho intervistato numerosi malati, così come i loro familiari…».

Come è avvenuta la scelta degli attori?

«Devo dire che quando scrivevo la sceneggiatura per il ruolo di Edoardo immaginavo già a Luigi Diberti. Anna Ferzetti l’ho conosciuta invece durante i casting a Roma: Camille era proprio lei!».

Quando è stato girato il film?

«Nell’estate 2016».

Sono diverse le località toccate...

«Abbiamo girato in Ticino - nel Locarnese e a Mendrisio -, in Bosnia e in Trentino-Alto Adige».

Da poche settimane è uscito “Ella & John”, un road movie di Paolo Virzì con Helen Mirren e Donald Sutherland, che, come “Cercando Camille”, porta sul grande schermo l’Alzheimer… Hai avuto modo di vederlo?

«Non ancora, ma vorrei andare a una proiezione in questi giorni...».

Quali sono i film che hanno maggiormente influenzato la tua pellicola?

«“Station Agent” (Usa, 2003) di Tom McCarthy, “Nebraska” (Usa, 2013) di Alexander Payne e “Little Miss Sunshine” (2006) di Jonathan Dayton e Valerie Faris».

Cosa ti auguri possa lasciare “Cercando Camille” agli spettatori?

«Vorrei che le persone uscissero dalla sala pensando alla propria vita, alle proprie relazioni. Per poi cercare, magari, di non perdere le opportunità con i propri genitori...».

 

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