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CANTONECapodieci di nuovo in solitaria, ora è... “Alone”

24.01.18 - 06:01
Nuove soddisfazioni per l’attore ticinese Marco Capodieci: il  cortometraggio "Alone" diretto da Markus Otz, di cui è protagonista, sarà presto in corsa in due importanti festival
Capodieci di nuovo in solitaria, ora è... “Alone”
Nuove soddisfazioni per l’attore ticinese Marco Capodieci: il  cortometraggio "Alone" diretto da Markus Otz, di cui è protagonista, sarà presto in corsa in due importanti festival

BALERNA - Portato sul grande schermo la scorsa primavera al Cinema Teatro di Chiasso, il film - interamente cucito addosso a Capodieci, che gioca al meglio le sue carte in un ruolo drammatico - concorrerà al London International Filmmaker Festival di Londra, che si terrà dal 10 al 17 febbraio,  così come all'Idyllwild International Festival Of Cinema di Idyllwid, in California, in programma dal 6 all'11 marzo.

Marco, dopo “Alienato è l’uomo schiavo del presente” (Svizzera, 2017) di Luigi Donato, ti ritroviamo in un altro corto in cui sei l’unico interprete... Non a caso, il film si intitola “Alone”... Che vuoi dirmi di questo aspetto comune tra le due pellicole? Tu come ti senti a recitare da solo?

«Questi due cortometraggi rispecchiano e raccontano il nostro modo di vivere al giorno d'oggi e di come lentamente stiamo perdendo di vista il senso di comunità. "Alone", in particolare, si focalizza su come sia facile avere un pregiudizio sugli estranei o su chi proviene da un Paese lontano. Ecco quindi l'esigenza di fare luce su questi argomenti: il sentirsi rapiti da un mondo fatto di social media e il sentirsi solo e non accettato. Tutti noi sappiamo cosa vuol dire sentirsi soli o abbandonati a noi stessi, o comunque vivere delle esperienze in completa solitudine, e ciò, quando non siamo reattivi e il fato ci coglie impreparati, può essere davvero devastante. Però, è anche vero che, grazie a questo stato d'animo, abbiamo l'opportunità di poter reagire, crescere, capire cosa realmente vogliamo e quale direzione vogliamo prenda la nostra vita. Per rispondere alla tua seconda domanda, di fatto, guardando il mio curriculum artistico, la parola “solo”, o un suo sinonimo, appare più volte... “Solu'n Burattino”, “Assolo di Angelo”, “Alienato è l'uomo schiavo del presente”, “Alone”... Esigenza di copione e dei registi? Del drammaturgo o dello sceneggiatore? È una coincidenza o nulla accade per caso? Credo che nulla accada per caso, ma saranno i prossimi lavori artistici che, con ogni probabilità, mi daranno una risposta più illuminante».

Ora raccontami il film... Vuoi entrare nella trama?

«Markus Otz, regista e autore del soggetto di “Alone”, nella sua presentazione riassume in una sola frase chi e cosa questo personaggio rappresenta: “Naufrago di terra, disperso su colline boschive, raggiunge a fatica la città per scoprire un’impietosa verità”. Questo personaggio, infatti, si risveglia in mezzo a un bosco, in un mondo non suo e, nonostante lo stordimento iniziale, prova subito con tutte le sue forze a destarsi per cercare altri esseri umani. Nel suo desiderio di sopravvivere, trova un ambiente ostile e “avvelenato”, come dell'acqua in un bidone arrugginito o del pane raffermo ed ammuffito. Col suo incedere precario, in balia di allucinazioni causate dalla fame e dalla sete, trova infine una città deserta, ma ciò che realmente subisce è un altro pugno nello stomaco, anzi, un “clic” capace di spegnerlo. Metafora terrificante, questa, di ciò che accade nelle regioni di confine e non, dove si vuole aiutare il prossimo ma, paradossalmente, con un pizzico di ipocrisia, nemmeno vederlo».

Come hai avuto la parte?

«Nel bel mezzo di un giorno d'estate, alle ore 12 in punto, ricevo una telefonata: “Pronto, sono Markus Otz, ho trovato il tuo contatto su LinkedIn... Vedo che sei un attore… Forse mi dirai di no perché hai già lavorato in qualche film e alla televisione… Ma ti andrebbe di fare qualcosa insieme?”. Ebbene, con ancora la forchetta tra le mani, masticando dell'insalata, risposi: “Possiamo sentirci tra qualche minuto?”. E così è stato, ci siamo incontrati e, in men che non si dica, Markus ha scritto il soggetto di “Alone” ad hoc, proprio per me».

Raccontami le riprese…

«Dopo aver deciso con Markus quale costume questo personaggio avrebbe dovuto indossare, abbiamo incominciato le riprese al Penz, sopra Chiasso, in una calda mattina di fine estate, nell'agosto 2016. Poi, per tre settimane, ci siamo visti quasi ogni giorno passando dal bosco di Pedrinate allo smistamento ferroviario di Chiasso-Balerna, per poi finire, a circa metà settembre, nel centro di Chiasso. L’unica location fuori dal Mendrisiotto i sotterranei di un palazzo di Lugano».

Tra poche settimane il cortometraggio gareggerà in due importanti festival. Come ti senti?

«Fare l'attore in Ticino non è una passeggiata e sembra quasi di vivere un'interminabile gavetta, nonostante il mio curriculum abbia passato ormai le cinque pagine, ma poi, con infinita gioia, arrivano anche delle belle opportunità e notizie da Londra e da Idyllwild... L'Inghilterra e la California: due posti che amo davvero tanto. In cuor mio provo una grande emozione e un’immensa gratitudine; una felicità simile a una dolce carezza. Emozione perché “Alone” mi ha dato tanto e mi ha messo alla prova, come attore e come uomo; gratitudine perché non capita tutti i giorni che un regista scriva qualcosa ad hoc per me. Infine, perché sul set, ho incontrato persone meravigliose: se nel mio interpretare-essere “Alone” facevo i conti con la solitudine, nella realtà avevo con me la bellezza e la complicità di una crew preparata e capace di sostenermi».

In Ticino sono in programma altre proiezioni? Altrimenti dove possiamo vedere il film?

«La produzione ha deciso di aspettare ancora qualche mese prima di metterlo online, poiché siamo in attesa di risposte da altri festival internazionali. Sarebbe però meraviglioso poter organizzare un'altra serata-evento per poterlo rivedere al cinema anche in Ticino...».

In queste ultime settimane ti abbiamo visto recitare in “Frontaliers – Disaster”... Che vuoi dirmi dell’esperienza?

«Primo giorno sul set: Meride, ore 9. La scena dice: i gemelli Maidù vengono legati ai polsi e spintonati in avanti. Tutti pronti e “azione”… Mi spingono, cado in avanti e... costola incrinata causata dal trasmettitore del microfono. Nel silenzio si sente Alberto (Meroni, ndr) gridare: “Stop... buona la prima”. Ecco, cominciamo bene, ho pensato: “Adamo ha dato una costola per Eva, io invece ho dato una costola per il Bussenghi”. Ma, a parte questo, un'esperienza bellissima. I numeri e i record del botteghino che il film sta facendo in tutta la Svizzera sono qualcosa di assolutamente grandioso e, come sempre, lavorare con Alberto mi dà la possibilità di confrontarmi con personaggi fuori dal comune e di avere carta bianca nella loro caratterizzazione: un'esperienza che, di film in film, aumenta pure di importanza, sia a livello attoriale, sia di visibilità. Sono entusiasta di questo risultato, perché da questa pellicola traspare qualità, comicità e complicità. Giorni di lavoro “tosti”, ma non mancava mai il momento per ridere e sorridere. Non vedo l'ora di tornare sul set per continuare la saga di Bussenghi, del Berna e di Amelie...».

In quali ruoli ti vedremo in questo 2018?

«Il 2018 mi vede subito impegnato a teatro - a Chiasso, Lugano, Arbedo e Biasca - con lo spettacolo “Amarincontri” in compagnia del bravissimo collega e amico René Fourésco. Dopodiché, a febbraio, tornerò anche sul palcoscenico del Foce (Lugano) col monologo “Le Capitaine Sensible”. In tv e al cinema ci saranno delle belle sorprese, ma ora è troppo presto per poterne parlare…».

 

 

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