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CAMPIONE D'ITALIAPucci mattatore al Casinò

21.01.18 - 18:00
Applausi e risate sabato sera per lo spettacolo del comico milanese
Carlo Pozzoni
Pucci mattatore al Casinò
Applausi e risate sabato sera per lo spettacolo del comico milanese

CAMPIONE D'ITALIA - Ancora una volta Pucci si è confermato mattatore sul palcoscenico del Casinò Campione d’Italia, sold out da giorni per l’esibizione del comico milanese che qui è praticamente di casa. Un’ora di spettacolo condito da battute irresistibili e anche qualche canzone, perché questa volta Pucci per stupire Campione non ha esitato a presentarsi anche nelle vesti di crooner, accompagnato a fine spettacolo da un altro volto noto di Colorado Café, Gigi Rossetti in arte Gigi Rock. In scena tutte le idiosincrasie dell’italiano medio, ossessionato dalla tv e sempre di corsa, con l’ironia che diventa l’unico rimedio per stigmatizzare tutto ciò che non ci piace, come ha riassunto Pucci fin dal titolo del suo spettacolo “In…tolleranza zero”.

«Ho una fortuna, quello che dico è quello che hanno vissuto tutti, riporto alla gente quello che hanno vissuto tutti e rivedendosi ridono – ha spiegato il comico milanese in una breve intervista al termine del suo show -. Voglio fare comicità con le cose che mi piacciono e mi interessano, per questo non faccia battute sulla politica che non amo. Ho delle mie idee che non rispecchiano la politica di adesso, non sono mai stato ipocrita, dico quello che penso».

Come sul nuovo esperimento di Gino e Michele, quella Zelig Tv presentata in settimana che però secondo Pucci rischia di proporre una comicità un po’ datata. «È un voler continuare un’onda che non c’è più. Zelig è stato artefice della comicità di far sedere le famiglie sul divano a guardare la televisione, purtroppo in qualche modo è finita anche perché dietro c’è poco, oggi i giovani non sono all’altezza fanno tutti i rapper, si mettono le loro cose da soli sul web. Noi invece avevamo la tensione della televisione, c’era una preparazione di giorni, insomma tutta un’altra disciplina. Siamo vecchiotti come comicità, forse per noi è un bene perché non abbiamo nessuno dietro che ci spinge. Per far ridere occorre aggiornamento continuo, nel mio spettacolo parlo della mia età e ho un pubblico trasversale, dal bambino di dieci anni che si riconosce in me quando faccio il bambino al signore di sessantadue». 

Oggi, a quanto pare, c’è sempre più voglia di ridere. «Ho appena fatto dodici date sold out a Milano da 1.600 persone l’una, con persone che venivano anche da fuori città. Recentemente ho partecipato da spettatore a una convention sulla vita, tenuta da un luminare il quale sostiene che le cose su cui si baserà l’umanità nel prossimo decennio saranno il mangiar bene e il ridire, con la moda al terzo posto. Questa cosa mi ha gratificato molto».

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