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INTERVISTAUmberto Tozzi: «Abbasso i talent. Lì non sarebbe mai potuto nascere Jimi Hendrix»

12.04.17 - 06:00
La sua celebre "Ti amo" compie 40 anni. Il cantante festeggia incidendola con Anastacia. E arriva a Lugano con i suoi successi: «Canteremo tutti insieme sul palco»
Foto Dino Buffagni
Umberto Tozzi: «Abbasso i talent. Lì non sarebbe mai potuto nascere Jimi Hendrix»
La sua celebre "Ti amo" compie 40 anni. Il cantante festeggia incidendola con Anastacia. E arriva a Lugano con i suoi successi: «Canteremo tutti insieme sul palco»

LUGANO - Il numero telefonico che mi danno per chiamarlo è un numero francese. Da anni ha deciso di vivere la sua vita all’estero. La Francia, tra l’altro, gli ha dato parecchie soddisfazioni. Lì la sua “Ti amo” è un classico della canzone. Ma in realtà "Ti amo" è un classico ovunque che oggi compie 40 anni, e Umberto Tozzi ha deciso di festeggiare l’anniversario ricantandolo in duetto con Anastacia e uscendo sul mercato discografico con un nuovo cd dei suoi successi accompagnati da due inediti. Farà tappa a Lugano, al Palazzo dei Congressi, il prossimo 14 maggio.

«Ormai vivo a Montecarlo - ci dice - è un posto tranquillo. Sicuramente privilegiato. Ho vissuto in un sacco di grandi città italiane. Ma oggi ho scoperto che la mia dimensione ideale è vivere in una città piccola. Non riuscirei più a vivere in una metropoli».

A livello musicale come si vive all’estero?
«Qui si ascolta molta musica italiana e inglese. Ormai con Internet ascolti tutta la musica che vuoi. Non ci sono più limiti. Osservo il mio paese dalla televisione, ed è sicuramente un modo emozionalmente diverso di vedere le cose. Sono però sempre stato un vagabondo, un musicista sempre in giro».

La si vede spesso in tv in Francia. Poco in Italia. Ritiene che l’Italia l’abbia messa un po’ da parte?
«Nella mia carriera ho avuto una grande fortuna: quella di lavorare in tutti i paesi dell’Europa, di aver varcato l’Oceano e arrivare fino in America e Canada. Ho fatto tour perfino in Australia e Sudamerica, non mi sono mai sentito un artista prettamente italiano. Certo, ho sempre cantato in italiano, qualche volta in spagnolo, ma il mio pensiero quando iniziavo a scrivere canzoni era decisamente internazionale».

Ed è stato questo il motivo del suo successo all’estero?
«Lo è stato perché le mie canzoni a livello metrico erano innovative».

A Lugano arriva con “40 anni che ti amo”. Cosa vedremo sul palco?
«Sarà un concerto molto cantabile, dove presento un repertorio molto noto e molto pop. Mi diverto molto, e alla fine  si canta tutti insieme. Ma ci saranno anche i due pezzi inediti del nuovo disco».

Negli anni Settanta e Ottanta è stato un sex symbol. Un idolo per le ragazzine. Hanno mai fatto follie per lei?
(ride) «Beh dai… Le ho avute come tutti i cantanti. Ieri come oggi ci sono sempre ragazzine disposte a tutto pur di conoscere i propri idoli. Sono sicuramente cose che fanno piacere, quando sei famoso diventa inevitabile».

I cantanti con la sua esperienza e la sua storia vengono spesso chiamati a fare i giudici in qualche talent. A lei non è successo?
«No. Hanno però risparmiato una telefonata perché avrei sicuramente declinato l’invito. Non ci andrei mai».

Perchè?
«Faccio il musicista e non il presentatore, l’intrattenitore o il critico. Posso dare un consiglio in maniera spassionata e in privato, ma non in televisione».

Un giudizio decisamente negativo sui talent, dunque?
«Non credo che i talent siano dei trampolini di lancio. Sono semplicemente dei karaoke. Noi eravamo abituati diversamente. Ti presentavi con una tua canzone inedita e se piacevi voleva dire che venivi apprezzato per quello che facevi, per quello che eri. I talent sono semplici business televisivi, gli artisti sono altra cosa. Jimi Hendrix non sarebbe mai potuto venire fuori da un talent show».

Ci sarà qualcuno, tra le nuove leve, che le piacerà.
«Adele. Cantante di grande talento. Ma è un caso rarissimo che un grande talento possa uscire da un talent».

Come le sembra oggi la musica italiana?
«Mi sembra un po’ mogia. Non sento emozioni. Non sento quella fame che avevamo noi quando suonavamo nelle cantine. Noi ci confrontavamo. Oggi i giovani iniziano a fare musica in maniera del tutto diversa e questo fa si che diventa difficile far emergere una personalità. Stanno tutti davanti al pc, diventano bravi creativi che finiscono per fare provini eccezionali. Ma così non si crea nulla».

Umberto Tozzi ha scritto molto poco per gli altri. Come mai?
«La verità è che nessuno mi ha mai chiesto una canzone. Ho scritto qualche pezzo negli anni '70 per Marcella Bella».

Chi vorrebbe che si facesse avanti oggi?
«Non ho preferenze. Mi piacerebbe che fosse un artista che avesse una personalità vocale».

Cosa ha provato quando ha sentito cantare "Gloria", nella sua versione, in The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese?
«È stato molto emozionante. Quando me lo hanno comunicato non ci potevo credere».

So che non si chiede, ma tra "Gloria" e "Ti amo", qual è quella che preferisce?
«"Gloria" è diventato un pezzo di storia. Ma "Ti amo" ha una originalità sicuramente più forte, ed è quella che preferisco. È stato il brano che mi ha lanciato in Italia e nel mondo. Resta una canzone geniale anche nella versione nuova con Anastacia».

Come è nato questo duetto?
«In modo molto semplice. Mi piace molto Anastacia, e mi faceva piacere l’idea di duettare per questo anniversario. È una grande professionista, ed ha accettato subito l’invito».

In Francia Ti amo l’aveva lanciata in francese Dalida. Che donna era?
«Ero stato a casa sua. Una donna molto misteriosa. Decisamente molto artista».

In tutti questi 40 anni di carriera, se dovesse tornare indietro c’è qualche canzone o disco che non rifarebbe?
«Professionalmente rifarei tutto. Tutto serve, anche gli errori. C’è stato un periodo nero nella mia carriera, quello che va dal 1982 al 1987. In quegli anni ho fatto degli album che non mi piacciono molto. Ma succede, fa parte della vita».

Fra un po’ ci sarà l’Eurovision. Lei ci partecipò insieme a Raf con "Gente di mare", negli anni '80. Lo guarda ancora?
«Onestamente no. Non l’ho mai più visto. Non mi fanno impazzire i festival. Non li seguo mai. E poi l’Eurovision sembra un po’ Festivalbar».

Come si muove un artista come Umberto Tozzi in una realtà fatta di Facebook, Instagram, twitter, comunicazioni veloci?
«Ho la fortuna di lavorare insieme a mio figlio che cura tutta questa parte. Sono molto pigro e disinteressato al mondo Internet. Non passo le giornate a mettere i like. Vivo di altro, fortunatamente».

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