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COMANOSandra Zanchi fuori controllo: «Dite a tutti che ho tra i 20 e i 30 anni»

05.04.16 - 06:33
La storica attrice dialettale ticinese si rimette in gioco con la nuova compagnia del “frontaliere” Flavio Sala: «Il computer? Io uso ancora la macchina da scrivere»
Foto Tio.ch
Sandra Zanchi fuori controllo: «Dite a tutti che ho tra i 20 e i 30 anni»
La storica attrice dialettale ticinese si rimette in gioco con la nuova compagnia del “frontaliere” Flavio Sala: «Il computer? Io uso ancora la macchina da scrivere»

LUGANO - Un bacino sulla guancia come accoglienza. Una strizzata d’occhio e una carezza di benvenuto. Sandra Zanchi non ha perso la dolcezza che l’ha sempre contraddistinta. A 10 anni dall’ultima apparizione in una commedia televisiva, la storica attrice dialettale ticinese, fondatrice della “Teatrale di Comano”, si lancia in una nuova sfida. Venerdì 8 aprile debutterà a Mendrisio con la neonata compagnia di Flavio Sala, star dei “Frontaliers”. «Perché - sussurra - il palco resterà sempre come casa mia».

Niente casa anziani - Incontriamo Sandra al Parco Maraini di Lugano, dove la compagnia si ritrova per le prove. E l’attrice di Comano mette subito le cose in chiaro. «Ditelo che sono qui per il teatro. Magari a qualcuno salta in testa di pensare che mi hanno messo in casa anziani». E aggiunge: «Non scrivete la mia età. Dite a tutti che ho tra i 20 e i 30 anni. Per me sarà sempre così».

Troppa sensibilità - È una delle ultime rappresentanti della vecchia guardia. Superstite di un’epoca in cui il teatro dialettale era sacro per il ticinese. «Le registrazioni delle vecchie commedie? Non me le riguardo perché le so a memoria. Anche se a volte ripenso ai bei tempi con Mariuccia Medici e Quirino Rossi. Ai miei esordi alla radio, negli anni ’50. È normale avere un po’ di nostalgia. Io poi sono una persona sensibile. Troppo».

Una vita in salita - Forse perché di bocconi amari, Sandra Zanchi, ne ha dovuti ingoiare parecchi. «All’età di due anni ho perso la mamma. Mi hanno tirata grande la nonna e la zia. Nella mia vita ho fatto di tutto. La sarta, l’operaia in fabbrica, la contadina. Vangavo, tagliavo il fieno, portavo pesi enormi. Sognavo di fare il conservatorio, ma non ne avevo i mezzi. Ho imparato a suonare per conto mio, il violino, il mandolino… Da tempo sono attiva in un gruppo, quello dei “Musicanti”. Mica male, no?»

Occhi blu e permanente - Due figlie, un marito scomparso all’età di 46 anni. Un’esistenza a tratti drammatica, ma sempre scandita dal sorriso. Con i suoi occhi azzurri e la sua permanente sempre in perfetto stato, questa donna minuta ha fatto la storia della commedia dialettale nella Svizzera italiana. E non solo per le sue numerose interpretazioni televisive. «Io non sono più andata in tivù, è vero. Ma ho continuato a fare teatro. Da 30 anni guido la “Teatrale di Comano”. E mando in scena i miei spettacoli, le mie creazioni. Ancora adesso ne sto scrivendo una».

Dialetto da valorizzare - E quando sente dire che il dialetto sta lentamente sparendo, Sandra si inalbera. «Sparisce perché lo si vuole fare sparire. Tocca a noi tramandarlo alle nuove generazioni. Non si tramanda da solo». A proposito di giovani, aggiunge: «Oggi i ragazzi sono troppo svegli. Noi non sapevamo neanche la metà delle cose, però forse ci sapevamo stupire. Adesso i figli stanno sempre in internet e ne sanno più dei genitori. Io il computer non lo so nemmeno accendere. Uso ancora la macchina da scrivere per buttare giù i testi delle mie commedie».

Bisnonna creativa - Sandra racconta del suo giardino, che cura tutto da sola, delle sue rose. Delle sue poesie, delle sue canzoni raccolte in un CD il cui ricavato è stato interamente devoluto in beneficenza. Storie quotidiane di un’artista che non ha mai messo da parte la sua creatività. «Da qualche anno sono pure bisnonna. E io coi bimbi sto benissimo. Per il teatro però c’è sempre tempo. Le pensate più belle mi arrivano di notte, e magari prima me le annoto a mano su qualche foglietto».

La magia dell’improvvisazione - L’attrice di Comano relativizza la sua presenza nella compagnia di Flavio Sala, pronta a esordire con lo spettacolo “La solita süpa” scritto da Gionas Calderari. «In fondo la mia è una piccola parte. Lavorare con Flavio è piacevole, lascia spazio alla personalità dell’interprete. Io non sono mai stata troppo fiscale con gli attori. Il regista deve dare le direttive. Ma poi il bravo attore è quello che ci mette del suo, che sa improvvisare anche di fronte ai vuoti di memoria. Succede sul palco come nella vita».

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COMMENTI
 

GI 8 anni fa su tio
Grande Sandra: sarò di certo a Mendrisio per appluadirti !! Grazie per la tua immensa spontaneità !! L'è mia roba da tütt i dì !!

GI 8 anni fa su tio
Risposta a GI
applaudirti....scusate...

KilBill65 8 anni fa su tio
E' una grande!!.....Non dobbiamo dimenticare la nostra cultura popolare Ticinese....
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