Giovedì alle 20.45 il Teatro Sociale di Bellinzona ospiterà “La Stüa”, un progetto messo a punto dal clarinettista e compositore Marco Santilli
Un progetto per il quale il musicista ticinese ha dato vita al gruppo CheRoba (che condivide con Lorenzo Frizzera, chitarre; Ivan Tibolla, pianoforte e Fulvio Maras, percussioni) instaurando, nel contempo, un sodalizio artistico con la formazione Il Fiato delle Alpi (Isabell Weymann, flauti; Davide Jäger, corno inglese/oboe; Andrea Zardini, corno; Alessandro Damele, fagotto, Filipa Nunes, clarinetti).
«Per la prima volta un quartetto jazz e un quintetto di fiati classico uniscono le forze in un “un immaginario di sonorità alpine completamente nuove”, per citare Alpentöne di Altdorf (www.alpentoene.ch), che mi ha commissionato la serie di composizioni raccolte ne “La Stüa”», spiega Santilli.
Cosa troviamo esattamente alla base del progetto? «Le composizioni raccontano in musica le impressioni, gli incontri e le storie della mia adolescenza - prosegue Marco Santilli - Più precisamente di quando mio nonno era custode del Museo di Leventina, e d’estate, talvolta, mi capitava di sostituirlo e fare da cicerone ai visitatori. Le notizie sull’opuscolo del museo erano scarse e dovevo dare sfogo alla fantasia…». Perché “La Stüa”? «La Stüa era il locale più suggestivo del museo…».
Le composizioni, nel dettaglio: «Partendo dal periodo di costruzione dell’allora locanda, troviamo “La Giornico liberata”, di stampo progressive e ispirata alla Battaglia dei Sassi Grossi - spiega ancora il musicista - Di seguito “Morbus Helveticus” (l’Heimweh dei soldati). “Sette” fa forse riferimento alle chiese di Giornico. “Tangu da Wassen” è l’espressione leventinese per un tipico brano svizzero-tedesco e dà lo spunto per un Ländler “contaminato”. “Sächsilüüte” ricorda i turisti zurighesi e “Strada alticcia” la sudata comitiva che cerca ristoro nel grappino. “Variationen über den Namen Hesse” si riferisce alle letture di quel periodo, mentre l’accoglienza della Stüa è invece rappresentata da “Serenada in minur”, titolo di una poesia dialettale di Giuseppe Arrigoni”.
Info: teatrosociale.ch