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Le avventure del meno famoso degli anti-eroi Marvel sono una bella ventata di aria fresca per il genere
LOS ANGELES - Non ne avete abbastanza dei super-eroi scintillanti, senza macchia e senza paura? Ce li propinano in tutte le salse, vendicative, mutanti e galattiche ma cambia poi poco. Una noia, no? La pensano così anche l'attore Ryan Reynolds e il regista (e guru degli effetti visivi) Tim Miller che sul loro “Deadpool” hanno voluto scommetterci quasi tutto. Ed è stato l'asso di picche più fortunato che i due potessero calare perché la pellicola è già un campione d'incassi vietato ai minori (di 17 anni) in grado di dare la biada anche a “50 sfumature di grigio”.
Ma andiamo per ordine, «Chi è Deadpool?», chiederete voi. Domanda doverosa: è un super-eroe (anche se a lui non piace il termine) minore fra i più irriverenti e azzeccati di mamma Marvel. Letale, sorprendentemente appassionato di battute idiote e che condivide con il più famoso Wolverine un passato militare e il potere della rigenerazione prodigiosa. Per farvi un'idea di quello che potreste trovarvi davanti andando in sala con i vostri bei pop-corn provate a incrociare “Spider-Man” con “Kill Bill” e “South Park”, ecco ci sarete arrivati molto vicini.
E la ricetta funziona: è un film supereroistico sopra le righe che ridà una ventata di aria fresca a un genere che ormai sembra aver perso un po' la verve e fa esclamare: «Ah, possono anche essere così». A dominare, oltre all'azione esplosiva e all'irriverenza gratuita e spregiudicata, anche l'amore. Incredibile a dirsi ma “Deadpool”, fra proiettili, schizzi di sangue e gag volgarotte, è anche una bella storia romantica che tratta (con la leggerezza aurea del minchione) i grandi temi della vita. Ci vediamo per il seguito (già confermato). Ah, restate fino alla fine dei titoli di coda.
