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ITALIAMengoni, con Bowie sempre nel cuore

23.12.15 - 06:00
A colloquio con il cantante, che ci ha parlato del suo nuovo album, "Le cose che non ho"
Foto Emilio Tini
Mengoni, con Bowie sempre nel cuore
A colloquio con il cantante, che ci ha parlato del suo nuovo album, "Le cose che non ho"

MILANO - Marco è di una gentilezza impressionante. Disponibile come pochi. Un ragazzo semplice, senza grilli per la testa. Nonostante l’immenso successo. Nel corso di una lunga chiacchierata ci ha raccontato “Le cose che non ho” (Sony), il suo nuovo album dato alle stampe il 27 novembre.

Parliamo, appunto, di questo suo quarto disco, che è anche la seconda e ultima parte del progetto incominciato lo scorso mese di gennaio con la pubblicazione di “Parole in circolo”. Attraverso il nuovo album, Marco Mengoni documenta ancora una volta il suo talento, vero e genuino, sia a livello compositivo, sia a livello interpretativo, riservandosi il privilegio di poter contare su amici e colleghi, tra cui Giuliano Sangiorgi e l’australiana Sia, che con lui, e per lui, hanno messo a punto versi e musiche di due delle undici tracce presenti nella produzione, rispettivamente, “Solo due satelliti” e “Rock Bottom”.

Marco, recentemente hai dichiarato: “Le cose che non ho mi hanno cambiato la vita”. Vuoi approfondire?

Non so se ho mai detto questo, ma lo prendo come spunto perché mi piace: da 26 anni a questa parte, mi sono accorto che quando succede qualcosa, di positivo o di negativo, non riesco mai a vivere l’istante fino in fondo. O meglio, non riesco a vivere quell’istante nel presente…

Come si è sviluppato il progetto? Era già suddiviso in due parti all’inizio?

No, assolutamente. Tutto è nato utilizzando le nuove tecnologie legate alla telefonia mobile, anche se devo confessarti che il mio rapporto con questo tipo di apparecchi, alla fine, è di amore e odio… Ciò che ho voluto fare, in primis con il mio smartphone, è stato creare una playlist veramente mia, con la mia nuova musica, con le mie nuove canzoni, sperimentando in generi e in stili musicali differenti… All’origine delle due produzioni c’è tutto questo, due personalissime playlist, convogliate nel medesimo progetto ma nate in momenti diversi.

Legandomi al tuo discorso, a prescindere dal progetto discografico, nella tua playlist per così dire “normale”, oggi cosa troviamo?

Gli artisti che ho ascoltato con regolarità in questi ultimi tre-quattro anni…

Vuoi fare qualche nome?

Devo dire che sono rimasto sconvolto dall’ultimo disco (“Racine carrée”, 2013) e dal concerto di Stromae.

In qualche modo pensi che abbia potuto influenzare il tuo progetto?

Beh, siamo tutti sicuramente influenzati – anche inconsciamente - da tutto ciò che viviamo minuto per minuto… Quindi sì, la musica di Stromae mi ha influenzato, come quella di Sia, del resto, che ho ascoltato costantemente negli ultimi anni…

Sia ha scritto per te “Rock Bottom”…

Alla mia richiesta di collaborare con lei devo ammettere che mi aspettavo un “no”, e invece ho avuto la fortuna di realizzare un sogno…

Nella presentazione de “Le cose che non ho” sostieni che “è importante imparare a godersi gli attimi della vita”. Tu cosa ti sei perso?

Tantissime cose, credo per il motivo di non essere mai soddisfatto. E questo aspetto mi ha sempre portato alle ricerca continua di qualcosa, delle cose che non ho, appunto, facendomi perdere dei momenti, degli istanti importanti della mia vita…

Possiamo definire i tuoi due ultimi dischi un unico concept album?

Assolutamente sì.

Qual è il tuo concept album preferito dell’intera storia del rock?

“Ziggy Stardust” (Rca, 1972). Come sai, Bowie mi ha segnato un bel po’…

Quando tornerai a esibirti nella Svizzera italiana?

Molto presto, è una promessa!

Info: marcomengoni.it

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