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LUGANOMasini si racconta: "Ho passato momenti difficili, ma eccomi qui"

27.10.15 - 06:14
Viaggio attraverso i 25 anni di carriera dell'artista, il 17 Novembre, al Palazzo dei Congressi di Lugano
Masini si racconta: "Ho passato momenti difficili, ma eccomi qui"
Viaggio attraverso i 25 anni di carriera dell'artista, il 17 Novembre, al Palazzo dei Congressi di Lugano

LUGANO - Dal cantare “Disperato” a scrivere una sigla per cartoni animati il passo è lungo, quasi spericolato. Ma non per Marco Masini, che negli hanno ha saputo affrontare generi diametralmente opposti, non tanto come un percorso a ostacoli, quanto come un passaggio obbligato, un’evoluzione. Una sintesi di questo cammino è “Cronologia”, triplo album che vuole essere una sorta di viaggio nella carriera dell’artista che sarà possibile ripercorrere, il 17 Novembre al Palazzo dei Congressi di Lugano (Biglietteria). Un viaggio che, come ci racconta lo stesso Masini, non è scevro da momenti bui.

Ben sette Festival di Sanremo. Si direbbe che quello dell'Ariston sia uno dei tuoi palchi preferiti.
“Credo sia un palco preferito da tanti. È una vetrina importante per chi ha qualcosa da dire in musica. Oggi ci sono i talent. Ovviamente vengono sfruttati più da artisti giovani. Io non posso certo passare per quei canali, fosse solo per ragioni anagrafiche. Da qui la scelta di Sanremo, ottima vetrina per lanciare un nuovo progetto”.

Sempre per snocciolare dei numeri, sei arrivato a 25 anni di carriera. Se volessimo tirare le somme il bilancio quale sarebbe?
“Bilanci non ne ho fatti, semmai un riassunto. Dopo 25 anni mi sembra anche giusto fare un viaggio a ritroso nel tempo per ritrovare le emozioni, gli amori, le amicizie, i sentimenti vissuti in questi anni. Ritrovarli attraverso le storie che ho raccontato e che ho condiviso con molta gente che ha seguito il mio percorso, che, magari, mi ha abbandonato e poi ritrovato. Ma con la quale ho condiviso tantissimo”.

Stai parlando di "Cronologia", triplo album con tutti i tuoi successi, ma anche pezzi inediti, uscito quest'anno. Una scelta anomala proprio per il gran numero di inediti contenuti nell'album, ben 5...
“C’erano delle cose che avevo fatto in questi anni, e che non avevo mai fatto sentire. Mi incuriosiva proporle. “Che giorno è”, è l’ultimo pezzo che ho scritto e che segna un po’ un passaggio. Gli altri appartengono ancora a un sistema di scrittura precedente, mentre questa canzone rappresenta un’evoluzione, un segnale di cambiamento, di rinnovamento. È la mia rivoluzione”.

Visto che mi parli di evoluzione: dal Masini disperato degli anni '80/'90 a quello odierno cosa è cambiato nella tua musica, nel tuo modo di scrivere?
“È cambiata la vita, la società, la politica, gli eventi che mi circondano. Ma anche i punti di riferimento, la visione generale delle cose. Si scrive come si parla e si parla come si pensa. È normale che sia cambiata la mia scrittura”.

Tornerai a farci piangere con un pezzo come "Caro babbo",  "Ci vorrebbe il mare", "Dal buio"?
“Non mi viene mai voglia di fare piangere. Se tu piangi e condividi questo dolore con il pubblico ci può stare. Ma scrivere un pezzo apposta per far piangere credo che sia sbagliato. Qualsiasi canzone o storia che tu scriva deve essere assolutamente istintiva. Non può nascere a tavolino, ma da una sorta di emozione che tu stai vivendo in quel momento. Quando risentirò un’emozione triste, da far piangere, allora è probabile che scriverò una canzone che esprima quel dolore”.

Direi che il tuo cuore oggi è molto più leggero se si pensa che nel disco c'è anche una chicca, la sigla di un cartone animato. Tutt’altro che un pezzo triste, insomma
“È una sigla nata nel 2005 grazie a una proposta fattami da Mediaset. Erano anni in cui desideravo un confronto con un figlio, con chi è più giovane di me. La possibilità di rappresentare un eroe sciamano, che lotta per la giustizia, in qualche maniera mi ha fatto sentire al servizio dei bambini”.

C’è un pezzo in questa raccolta al quale sei legato maggiormente?
“Non in particolare. È stata fatta una scelta logica. I brani di “Cronologia” sono pezzi che ho vissuto e che credo di aver in buona parte condiviso con chi li ha cantati con me”.

Come tutti gli artisti che toccano le vette del successo hai avuto dei momenti no. Come li hai affrontati e vinti?
“Si vincono con il lavoro, il sacrificio, l’impegno e le priorità. Senza lasciarsi andare, considerando ancora questo lavoro con passione e con amore, la cosa più bella del mondo. Non è un segreto, ma è un’ottima cura”.

In un live tu hai cantato "Padre Davvero", omaggiando Mia Martini. La stessa che ti difese dalle voci che ti volevano portatore di "iella". Questa maldicenza, che ha colpito anche Mimì, quanto ti ha danneggiato?
“Nel passato ho avuto momenti difficili, che però fanno parte del passato, appunto. Ma mi hanno aiutato a crescere, a rafforzarmi. Se non ne muori ne esci rafforzato. In tutte le cose. Anche quando finisce un amore, un matrimonio, o nella separazione da un figlio”.

Il mercato discografico oggi è un'arena in cui sguazzano e si sfidano giovanissimi leoni, i figli dei talent, sempre nuovi. Chi è della vecchia guardia come fa a difendersi da questo violento meccanismo di rottamazione continua?
“Non è una questione di difesa e nemmeno una guerra. Ognuno deve scegliere la propria strada e fare della propria identità una priorità. E cercare di farla arrivare agli altri. Non è importante attraverso quale canale. L’importante è il contenuto di quello che presenti, che deve rispecchiare quello che sei. Si può trasmettere tantissimo da un semplice canale Youtube e nulla pur avendo la fortuna di esibirsi sui più grandi palcoscenici internazionali”.

Hai mai pensato di scrivere per qualcuno di questi nuovi artisti?
“Di solito non penso di scrivere. Vengo posseduto da una sorta di volontà. Se poi quello che ne esce è un vestito più adatto per qualcun altro, allora posso eventualmente proporlo. Mi viene in mente “Dal Buio”, che avevo dato a Massimo Ranieri, ma poi l’ho interpretato nuovamente io. Non è una cosa che capita spesso”.

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