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ZURIGORigozzi manda un bacio, studenti in rivolta

02.06.15 - 07:49
All'Accademia delle Belle Arti di Zurigo non sono piaciute le immagini per promuovere il vernissage di fine anno
Rigozzi manda un bacio, studenti in rivolta
All'Accademia delle Belle Arti di Zurigo non sono piaciute le immagini per promuovere il vernissage di fine anno

ZURIGO - Che i messaggi a sfondo sessuale siano forme pubblicitarie scontate e un po' banali per promuovere un prodotto o un evento non è una grande novità.

Se succede che, per promuovere l'esposizione di fine anno delle opere create dai 300 studenti dell'Accademia delle belle arti di Zurigo, viene prodotto un volantino con una donna in posa ammiccante con tanto di labbra arricciate, allora ecco che nasce il caso.

Non è piaciuto infatti il volantino che promuove il vernissage che si terrà giovedì prossimo alla "Toni-Areal" di Zurigo, superficie sulla quale saranno esposti in bella mostra i lavori degli studenti all'ultimo anno.

Sul manifesto, come accennato, si vede una donna, ossia Christa Rigozzi che manda un bacio. Nulla di originalissimo e di strano, diranno alcuni. Eppure, come si legge oggi sul Blick, sono stati un centinaio tra studenti e docenti, che hanno firmato una lettera di protesta spedita alla direzione della scuola.

Secondo loro le immagini scelte non fanno altro che rispecchiare i soliti stereotipi sessisti, come nel caso del bacio della Rigozzi, che tra l'altro ha autorizzato la scuola ad utilizzare la sua immagine.

Nei volantini non viene raffigurata soltanto la donna dello spettacolo ticinese, ma anche Barack Obama, l'ex primo ministro ucraino Julia Timoshenko, e i barconi dei migranti. Scelte che non sono piaciute agli studenti che ritengono queste immagini nient'altro che "l'espressione di stereotipi sessisti, razzisti di matrice europeo-occidentale".

La direzione della comunicazione dell'Alta Scuola respinge le accuse. "La realtà non è politicamente corretta" e "il politically correct rende poco interessante l'arte".

Una risposta che non è piaciuta agli studenti che ora, attraverso una lettera aperta, vogliono che si apra un dibattito generale sul caso.

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