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CANTONEIl nuovo ciclo dei Neebian (ri)comincia da “Fine”

22.10.21 - 06:00
La band esordiente locarnese ci racconta il suo nuovo brano e come ha fatto a trovare la sua forza nella pandemia
Neebian
Il nuovo ciclo dei Neebian (ri)comincia da “Fine”
La band esordiente locarnese ci racconta il suo nuovo brano e come ha fatto a trovare la sua forza nella pandemia

LOCARNO - Se ti piace la musica, suonare in compagnia, le barriere e gli ostacoli si fanno meno aspri e un filo più dolci. Questo è vero senz'altro per una nuova realtà della musica ticinese, i Neebian che escono da poco con il loro singolo d'esordio “Fine”. Da leggere all'inglese, perché in quella lingua è cantato e dal pop-rock britannico/irlandese a cavallo degli anni 2000 prende ispirazione.

«Siamo nati dopo una serie di fantastici fallimenti», ci racconta il frontman e chitarrista Davide Rotondo, volto noto della scena ticinese e che aveva già militato nei Paper Fireflies. Con lui, nella nuova formazione, troviamo Nicola Martini, Samuele Barbarossa, Mattia Terzi, Danilo Foresti e Valentina Gutersohn.

Non so perché ma “Fine” mi viene da leggerlo all'italiana, cioè proprio fine, tipo a chiudere un qualcosa, un cerchio. Mi sbaglio?

Questa canzone rappresenta sicuramente la fine di qualcosa e l’inizio di un’altra: la conclusione di un percorso creativo, ma contemporaneamente anche l’inizio di un nuovo ciclo.

Chiaramente per noi è qualcosa di molto speciale perché è il nostro primo brano pubblicato, anche se in realtà abbiamo già una decina di canzoni pronte. Però la canzone non parla di pandemia o virus: si tratta di una conversazione intima e personale con quella parte di noi che spesso tende a portarci all'autosabotaggio.

Tirare insieme una band è una bella sfida, e lo è ancora di più da “cresciuti” com'è il vostro caso. Com'è nata l'idea Neebian?

Dalla passione per la musica che non si arrende nonostante la vita tenda a portarti alla realtà della quotidianità, fatta di doveri e obblighi.

Noi facciamo questo per ricordarci che la musica è anche terapeutica, ci dà sollievo e soprattutto emozioni. Le stesse emozioni che desideriamo condividere con il pubblico. Per quanto riguarda l’età, in fondo più si vive e più sono le esperienze che si hanno da raccontare.

Domanda impossibile da non fare a un musicista, come ha cambiato le cose per e per voi la pandemia?

La pandemia, soprattutto durante lockdown, ha portato inevitabilmente a trovare delle alternative per fare musica, anche in Ticino. I concerti sono mancati a tutti e questo ha spinto i musicisti a portare avanti il loro percorso in modi meno ovvi.

Fa piacere che anche qui da noi questo sia successo. Sono tanti gli artisti di casa che offrono musica valida. Ne siamo usciti più forti e consapevoli da un punto di vista artistico, ma meno da quello economico.

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