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CANTONE"Mhz", l'esordio dei Gamma Vibes

19.04.21 - 06:30
Gli ultimi vincitori di "Mendrisio OnStage" hanno pubblicato il loro primo Ep
Lucas Falardi
I Gamma Vibes al loro esordio discografico.
I Gamma Vibes al loro esordio discografico.
"Mhz", l'esordio dei Gamma Vibes
Gli ultimi vincitori di "Mendrisio OnStage" hanno pubblicato il loro primo Ep

MENDRISIO - È arrivato il momento per il debutto discografico dei Gamma Vibes. 

La band momò, formata da Samanta Carlotti (cantante), Filippo Quadri (chitarra), Louis Hütter (basso), Samuele Mombelli (tastiere/percussioni) e Alessio Poloni (batteria) e che ha vinto la prima (e per ora unica) edizione di Mendrisio OnStage, ha dato alle stampe "Mhz". Lasciamo che siano loro stessi a parlarcene.

Come sono nate le cinque tracce che compongono l’EP?
Filippo e Samuele: «Questi cinque brani sono il frutto di più di due anni d'idee ed esperimenti che sono riusciti, con il tempo, a prendere una forma ben definita. "Dissonance", il nostro primo brano in assoluto, è nato con un semplice riff di chitarra e una voglia di riproporre uno stile “vintage”, ma in chiave più moderna e un po’ personale. Abbiamo avuto talmente tanto tempo per provarlo e migliorarlo che l’abbiamo reso, sicuramente, il brano più raffinato di tutto il disco.
"The Stranger", invece, è un vecchio progetto abbandonato e resuscitato solamente dopo un anno: l’idea che l’ha fatto nascere è sfumata immediatamente e ha portato a poco, ma un approccio più maturo ci ha permesso di spianare un nuovo percorso su cui lavorare. "Take Me Back" e "Pour Me Some Whiskey" sono due brani più recenti, nati dagli spunti di Filippo e Alessio, già nell’ottica di voler concretizzare un progetto maggiore di un semplice singolo. Questo non vuol dire che siano stati forzati, ma piuttosto pensati come parte di un insieme: sono il collante che tiene compatta la nostra opera. Infine "Reckless", il brano forse più sperimentale fra tutti, è una completa rivisitazione di un’idea vecchia di un paio d’anni: nato come un brano “funkeggiante” e un po’ confuso, l’abbiamo fatto a pezzi e ricostruito, introducendo qualche idea un po’ particolare».

Giusto per orientare l’ascoltatore: quali band hanno influenzato il vostro approccio al rock?
Alessio e Louis: «Sentirete che ogni canzone va in una direzione diversa, anche perché ascoltiamo tutti musica differente e proveniamo da percorsi artistici piuttosto eterogenei. Dal punto di vista generale, nei nostri brani, si può sentire l’influenza delle grandi band alternative rock come Muse, Red Hot Chili Peppers, The Killers e molte altre. Fra le influenze personali di ognuno, invece, possiamo ritrovare diversi nomi come Rush e Foo Fighters (soprattutto a livello di batteria e strutture ritmiche), Van Halen e Guns N’ Roses per alcuni accorgimenti melodici, The White Stripes per alcune strutture un po’ stravaganti, eccetera. Inoltre, una direzione non irrilevante ci è anche stata data dalla musica classica, grazie alle formazioni musicali di Samuele e Filippo. È un bel cocktail di generi e influenze, ma ascoltando con attenzione potrete distinguerne i vari ingredienti molto chiaramente!».

C’è anche un’energetica escursione nel blues…
Samanta: «Si, l’inedito blues è "colpa" mia… Io ascolto parecchio jazz e anche molto blues, sono dei generi con cui mi piace molto sperimentare, e così un giorno dissi agli altri che sarebbe stato molto bello poter sviluppare un brano di questo tipo. Non sapevo bene cosa aspettarmi, in realtà, ma solamente due settimane dopo si presentarono con la traccia già praticamente finita: ero felicissima. Dopodiché io e Samuele abbiamo scritto il testo e tutti insieme abbiamo lavorato ai diversi assoli che costituiscono gran parte del brano».

Come è nata invece l’immagine di copertina, che richiama il laboratorio di “Frankenstein”?
Samanta: «Sono delle bobine di Tesla: si tratta di trasformatori in grado di creare dei piccoli fulmini e che, spesso, vengono utilizzati per riprodurre della musica. Questa idea ci è venuta perché volevamo trovare un’immagine che fosse, da un lato, imponente e impetuosa, ma comunque un po’ misteriosa, e dall’altro ricollegabile alla natura carica di energia e quasi fulminante del nostro EP. Almeno per noi, infatti, ogni singola traccia è una scarica elettrica nata dalla nostra creatività e pazzia che ci permette di avere, talvolta, dei fulmini di genio per creare la nostra musica».

La pandemia e il non poter suonare dal vivo hanno limitato il vostro percorso di crescita?
Samuele: «Sì, come band ne abbiamo sofferto parecchio. La situazione attuale non ha solo frenato la nostra crescita artistica, rendendo difficile il trovarci per provare, ma ha anche smorzato la nostra motivazione: abbiamo sempre trovato l’energia per migliorarci grazie a un susseguirsi di obiettivi, ma durante la pandemia di obiettivi siamo riusciti a trovarne ben pochi. Il non poter suonare dal vivo, inoltre, ha limitato la nostra possibilità di farci conoscere: il nostro seguito è aumentato in maniera quasi impercettibile, nonostante abbiamo anche partecipato ad alcune iniziative online (concorsi sui social, cover “a distanza”,…).
È stato, ed è tuttora, un periodo molto difficile, ma per nostra fortuna ci siamo imbarcati in questo progetto, il nostro primo EP, prima ancora dell’inizio della pandemia, e ce l’abbiamo
messa tutta per portarlo a termine: questo, sicuramente, ci ha aiutati molto con la motivazione, e la soddisfazione sta ripagando tutti i nostri sforzi!»

Vi eravate guadagnati la presenza alla Festa della Musica 2020, che poi è saltata. Sperate di essere nella line-up della prossima edizione?
Louis: «Esatto, dopo aver suonato sul palco di “Mendrisio OnStage” e aver vinto il concorso, nell’estate del 2019, ci siamo guadagnati questa “wildcard” per la scorsa edizione della Festa della Musica. Nonostante poi questa sia saltata, però, non ci facciamo scoraggiare, e speriamo che gli organizzatori terranno conto di noi quando formeranno la nuova line-up. Siamo sempre disponibili e siamo ancora più carchi di prima: non vediamo l’ora di poter tornare sul palco, anche alla Festa della Musica!».

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