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Robin, il debutto è sulle ali di un "Uragano"

CANTONERobin, il debutto è sulle ali di un "Uragano"

03.06.20 - 06:00
Il giovane cantautore ticinese debutta con un singolo che anticipa la pubblicazione di un disco nelle prossime settimane
ARTUR STRUPKA
Robin
Robin
Robin, il debutto è sulle ali di un "Uragano"
Il giovane cantautore ticinese debutta con un singolo che anticipa la pubblicazione di un disco nelle prossime settimane

LUGANO - Il cantautore è una figura quasi "eroica", nel mondo della musica contemporanea. Sono sempre meno i giovani musicisti che scrivono e compongono le proprie canzoni, guardando allo stile e alla lezione di maestri come Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Francesco De Gregori e così via. Tra di essi c'è Robin, nome d'arte di Robin Albertini, che ha da poco pubblicato il videoclip del suo primo singolo, "Uragano".

Quando ti sei avvicinato al mondo della musica?
«Circa quattro anni fa ho iniziato a suonare la chitarra e a scrivere qualcosina, per un progetto che portavo avanti con un amico. È successo che ci stiamo staccati e da circa due ho imboccato un percorso solista. Prima scrivevo in inglese, ora ho optato per l'italiano. Anche dopo essermi avvicinato alle opere dei grandi della scena del cantautorato d'Italia».

Le tue creazioni s'ispirano a quell'universo musicale?
«Abbastanza, anche se è piuttosto delicato definirsi "cantautore", oggi. Mescolo varie influenze e cerco di trarne una sintesi personale. A livello sonoro credo di avvicinarmi al filone indie che va forte adesso in Italia».

Quali sono i tuoi punti di riferimento?
«Ovviamente i pilastri del cantautorato, mentre tra i più recenti Gazzelle, Brunori Sas e così via...».

Come descriveresti le tue composizioni?
«Penso di poter dire che facciano parte di quell'universo un po' malinconico, introspettivo, che oggi è stato messo un po' da parte. A vantaggio di una certa omologazione che domina la scena mainstream, tra hit estive, trap e così via».

Parlaci di "Uragano".
«Ero indeciso tra due brani, ma poi ho scelto questo per quella sua vena solo apparentemente romantica. Che permea un po' tutto il disco, tra l'altro: sembra che mi rivolga a una ragazza, ma spesso parlo a me stesso. Lo uso come pretesto per descrivere le cose che provo».

Quale credi che sia il suo punto di forza?
«Spero che gli ascoltatori riescano a cogliere dei dettagli, delle sensazioni che non trovano nelle altre canzoni...».

Hai già pronto un disco, giusto?
«Sì, il mio album di debutto, che ho finito di registrare da pochissimo all'Heaven Recording Studio di Massagno. La produzione e gli arrangiamenti sono curati da loro, mentre musiche e testi sono miei. Lo farò uscire nelle prossime settimane».

Cosa ci puoi anticipare, nel frattempo?
«L'ho intitolato "Serendipità", che in parole povere significa trovare qualcosa di bellissimo cercando altro. Mi fa venire in mente l'andare in soffitta, per cercare un utensile, e trovare magari delle foto o qualcosa di prezioso e dimenticato. È la bellezza della casualità».

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