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CANTONELuce Sia, dove la musica scorre su nastro magnetico

07.02.18 - 06:00
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Sacha Rovelli, co-fondatore della label di base nel Bellinzonese Luce Sia, specializzata in produzioni su nastro legate alla musica elettronica e sperimentale
Luce Sia, dove la musica scorre su nastro magnetico
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Sacha Rovelli, co-fondatore della label di base nel Bellinzonese Luce Sia, specializzata in produzioni su nastro legate alla musica elettronica e sperimentale

BELLINZONA - In tre anni di attività Luce Sia ha dato alle stampe una cinquantina di cassette, tra le quali troviamo anche la riedizione - pubblicata l’anno scorso - di “Pressurized Music”, raro album datato 1997 di Bad Sector, che abbiamo visto esibirsi una decina di giorni fa tra le mura del Folk Bar di Bellinzona.

Sacha, raccontami la nascita del progetto Luce Sia...

«Con Nebo, un amico di Mendrisio che da qualche anno mandava avanti un’etichetta dedita alla produzione di musica sperimentale nei formati cdr e cd (Show Me Your Wounds Prod.), si parlava da un po’ di tempo di unire le forze con l’obiettivo di creare una serie di cassette con materiale di vecchi e nuovi artisti sempre di area sperimentale/industriale. Dopo aver tastato il terreno contattando qualche vecchia gloria della scena italiana anni ‘80, abbiamo capito che il formato cassetta non era stato né dimenticato, né accantonato, a patto che si lasciasse da parte “il fai da te” e si stampasse in modo professionale. Questo mi ha convinto a buttarmi nel progetto Luce Sia, che continua a darci crescenti soddisfazioni da ormai quasi tre anni».

Vuoi approfondire la scelta della pubblicazione su nastro?

«Sia io che Nebo eravamo soliti ordinare materiale per posta da etichette italiane e francesi che producevano gli artisti dell’epoca (si parla dei primi anni ‘90), soprattutto su cassetta, realizzando i loro prodotti spesso con duplicazioni casalinghe e copertine fotocopiate. Così abbiamo deciso di riproporre gli stessi artisti attraverso lo stesso formato, ma con la migliore qualità disponibile al giorno d’oggi. Senza rendercene conto, siamo finiti all’interno di una vera e propria ondata di label che hanno avuto la nostra stessa idea. Col tempo, poi, abbiamo optato di assecondare le esigenze di artisti storici che ci hanno richiesto altri formati, integrando così la produzione in formato cd e, molto recentemente, anche quella su vinile, pur di averli nella nostra squadra».

Normalmente quante copie vengono stampate di ogni titolo?

«Le cassette finora sono state stampate tassativamente in 60 copie, sia quelle che non esauriremo mai, sia quelle per cui sarebbero scomparse centinaia di copie in pochi giorni. Per il formato cd, invece, lavoriamo solitamente con tirature di 200. Siamo comunque flessibili e le quantità cambiano quando realizziamo uscite in collaborazione con altre etichette».

Buona parte, in ogni caso, immagino vadano a ruba…

«Il mercato della musica soffre di un ristagno generale e neanche le uscite più di nicchia fanno eccezione. A questo aggiungiamo il fatto che sia io che Nebo gestiamo l’etichetta nei ritagli di tempo che ci concede un lavoro a tempo pieno. Non intendiamo diradare le uscite, quindi a farne le spese è l’auto-promozione e quindi la visibilità di quanto facciamo. Malgrado questo però alcune uscite sono andate sold out o quasi in pre-ordine, come le due ristampe di Bad Sector (“Pressurized Music” e “Absolute”), o entro pochi mesi dall’uscita, come i primi lavori di The Tapes e Roberto Drago».

Troviamo gli album o gli ep anche in wav/mp3?

«Se la scelta fosse completamente nostra, non prenderemmo nemmeno in considerazione l’idea di rendere disponibile una nostra uscita in digitale, ma a volte sono gli artisti stessi a chiederci di inserire i codici per il download della versione mp3. Non possiamo sottrarci del tutto al progresso, quindi ci adeguiamo!».

In tre anni avete già realizzato quasi cinquanta produzioni: come avviene la scelta?

«Come ti dicevo poco fa, siamo partiti contattando artisti attivi fin dagli anni ‘80 e ‘90, che si sono dimostrati quasi sempre molto disponibili: di conseguenza, la produzione di loro lavori ha fatto in modo che il nome dell’etichetta iniziasse ad avere una certa risonanza. Da qui abbiamo incominciato a ricevere richieste da tutto il mondo e in diverse occasioni ci è capitato di produrre l’opera prima di artisti, a nostro avviso, molto meritevoli. Come scelta iniziale, avevamo deciso di produrre materiale degli artisti con cui siamo cresciuti. Per questo ci siamo focalizzati quasi esclusivamente sulla “vecchia” - ma sempre sorprendente - scena italiana».  

Quali i sottogeneri più “battuti” da Luce Sia?

«Dal dark-ambient al power electronics, ai loop di suoni concreti e field recordings, passando per intuizioni new wave, EBM e medievali. È sì un  
genere di nicchia, ma le sfaccettature sono infinite e noi, per quanto ci riguarda, le apprezziamo praticamente tutte!».

Ho visto che non prendete in considerazione soltanto materiale inedito, vi occupate anche di riedizioni, come è accaduto, ad esempio, l’anno scorso con “Pressurized Music” di Bad Sector… Che vuoi dirmi al riguardo?

«All’inizio volevamo occuparci unicamente di materiale inedito di artisti affermati, ma abbiamo avuto l’opportunità di iniziare con la ristampa di “Sucker” e di “Here Comes Sickness” di Gerstein, il che ci ha subito fatto rivedere i nostri parametri. Salvo rare eccezioni però, ristampiamo unicamente vecchio materiale introvabile, quasi sempre uscito unicamente come demo prodotto dagli stessi artisti. Nel caso di “Pressurized Music” di Bad Sector, la decisione è stata presa perché si tratta del suo unico lavoro su cui né io né Nebo siamo mai riusciti a mettere le mani. Come vedi, i parametri sono molti e variabili!».

Quali i cinque titoli del vostro catalogo da ascoltare assolutamente?

«Siamo affezionati a tutte le nostre uscite e siamo convinti delle loro potenzialità, quindi si tratta di scegliere i cinque dischi che, personalmente, mi porterei su un’isola deserta. Dunque... Assolutamente tutto di The Tapes: dovendo scegliere un titolo, direi “A Touch Of Despair”. Tra i due lavori di Bad Sector, proporrei senza dubbio “Absolute”, raccolta che ha sonorità uniche anche all’interno della sua produzione. Poi, “RedruM” di Gianluca Becuzzi e Massimo Olla, dove si possono sentire due sperimentatori radicali dedicarsi (o ritornare) alla forma-canzone, con risultati inimmaginabili, per poi finire con la cassetta split tra Sshe Retina Stimulants e i nostrani Mulo Muto, a dimostrazione che anche in terra ticinese c’è molto da scoprire. Aggiungo una sesta produzione: la raccolta in doppio cd dei pionieri italiani F:A.R., che riassume i loro pazzeschi lavori usciti tra il 1981 e il 1985».

Cosa ci riserva Luce Sia per questo 2018?

«Purtroppo molte delle cose più succulente sono da tener segrete fino al momento della loro uscita. Ma posso anticipare il ritorno di Mulo Muto, un vecchio lavoro di Runes Order che è stato reinciso per intero, un nuovo spiazzante lavoro di Deca, il nostro esordio su vinile con il singolo di un artista ticinese scomparso 11 anni fa, la prima co-produzione con un’altra etichetta ticinese (Swiss Dark Nights) e la continuazione delle ristampe di F:A.R. e Officine Schwartz, iniziate in collaborazione con l’italiana Fonoarte».

Quasi quindici anni fa hai dato alla luce Icydawn, un progetto sperimentale che prosegue tuttora: vuoi raccontarmi le origini e lo sviluppo?

«Il progetto Icydawn ha avuto inizio a fine anni ‘90 e consisteva in cassette su cui registravo in presa diretta lavori composti con una chitarra utilizzata in modi non convenzionali, frammenti audio presi da film - attraverso un microfono attaccato con del nastro alla tv - e, infine, suoni pre-registrati immessi nelle tracce per mezzo di un walkman e ritrattati in diretta. Purtoppo, o per fortuna, queste registrazioni sono andate perse. Nel 1999, con l’acquisto di un sintetizzatore di seconda mano, ho iniziato a mettere insieme lavori con l’idea di farne una raccolta coerente, così, nel 2000 ho realizzato la mia prima autoproduzione su cdr e, subito dopo, una seconda su cassetta. Il passaggio successivo è stato quello di procurarmi un programma che mi permettesse di utilizzare un pc per effettuare registrazioni multitraccia. Icydawn ha realizzato un totale di cinque demo - tra album ed ep -, un mini-cdr in collaborazione con l’artista italiana Aimaproject, prodotto dalla Show Me Your Wounds Prod. di Nebo - che allora avevo appena conosciuto personalmente -, una cassetta prodotta dall’etichetta ticinese Old Bicycle Records di Vasco Viviani, una raccolta su cd pubblicata in Italia da Fonoarte, un album in collaborazione con il pioniere italiano Maurizio Bianchi su cdr e uno in solitaria di nuovo per Show Me Your Wounds Prod., così come un album su vinile prodotto dall’amico Christian Leoni (DJ Blackleo), oltre a poche partecipazioni a compilations uscite in Svizzera e Italia».

L’ultima produzione di Icydawn, “War Rumbles” (Blackleo Prod.), è del 2014: in questo periodo stai lavorando a nuovo materiale?

«La nascita di Luce Sia ha forzatamente messo in stand-by Icydawn per mancanza di tempo, progetto che aveva comunque bisogno di una pausa e un rinnovo, sia a livello di strumentazione, che di idee. Per ora in cantiere c’è soltanto l’idea di ristampare Icydawn tramite Luce Sia, ma non si sono ancora prese decisioni concrete a riguardo…».

 

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