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ITALIAFabrizio Corona: "Il successo senza felicità non conta"

16.05.14 - 14:19
Dalla prigione l’ex agente dei fotografi manda una lunga lettera a Piero Chiambretti. Intanto la Cassazione conferma: per lui ancora 15 anni di reclusione
Foto © Cover Media
Fabrizio Corona: "Il successo senza felicità non conta"
Dalla prigione l’ex agente dei fotografi manda una lunga lettera a Piero Chiambretti. Intanto la Cassazione conferma: per lui ancora 15 anni di reclusione

MILANO - «Quando sono entrato in carcere sapevo che sarebbe stata una battaglia, e in una battaglia ci sono i momenti di inevitabile sconforto...»: è uno stralcio della lettera che Fabrizio Corona ha inviato dal carcere di Opera a Piero Chiambretti, letta ieri sera, nella prima puntata del suo show Supermarket, su Italia 1.

«La sensazione di non farcela... - continua Corona - ma l'orgoglioso progetto di ricostruzione che ho deciso di fare su me stesso è stato più forte di tutta la m***a che mi hanno tirato addosso in questi 480 giorni di galera. Mi sono attaccato al senso dell'impresa. Perché senza impresa non c'è evoluzione, non c'è neanche vita vera».

«Siamo fragili – aggiunge l’ex re dei paparazzi - facciamo un sacco di errori e abbiamo una data di scadenza, ma possiamo creare, costruire, arricchire la vita nostra. Tutto dipende dalla nostra attitudine, dal nostro dna, dal modo in cui vediamo e viviamo il nostro posto nel mondo. (…) È una ovvietà, ma il successo senza felicità non vale nulla. Oggi ho la forza, la serenità, la consapevolezza per traghettare questo periodo e per costruire qualcosa nella vita che mi dia quella felicità e sicurezza interiore che tutti più o meno cerchiamo».

«Mi sono guardato allo specchio – conclude - e mi sono chiesto: possibile che alla tua età non abbia ancora capito e apprezzato i veri valori della vita? Quanto tempo dovrai stare in carcere per capire quello che veramente stai perdendo? Credi di essere immortale?».

Per Fabrizio intanto sono arrivate altre brutte notizie: la Corte di Cassazione ha infatti confermato la reclusione a 15 anni, ribadendo quanto affermato nella sentenza precedente e ritenendolo «socialmente pericoloso»: «Il suo modus vivendi era caratterizzato dalla ricerca ad ogni costo di facili (ed illeciti) guadagni e da condotte prive di scrupoli volte ad accaparrare risorse da investire in un tenore di vita lussuoso e ricercato». La libertà è ancora lontana.

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