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ITALIASalvatore Esposito: «Prima del cinema c’è stato il McDonald’s»

23.07.22 - 12:00
Lanciato da Gomorra, è diventato un attore internazionale: «Ma ho fatto tanti sacrifici»
IMAGO
Salvatore Esposito: «Prima del cinema c’è stato il McDonald’s»
Lanciato da Gomorra, è diventato un attore internazionale: «Ma ho fatto tanti sacrifici»

NAPOLI - Il ruolo di Gennaro Savastano, il boss della serie tv “Gomorra”, ha regalato a Salvatore Esposito una fama straordinaria anche a livello internazionale, al punto che l’attore napoletano oggi può vantare anche la partecipazione a una serie di qualità come “Fargo”. Prima di affermarsi, però, Esposito ha dovuto faticare, conciliando studio e lavoro per poter diventare un attore migliore.

«A 6 anni ho recitato nel mio primo musical - racconta Esposito a Vanity Fair -, a 24 ho lasciato il McDonald's dove lavoravo da 6 anni per studiare recitazione a Roma. Pensavo in grande, ma quello che ho ricevuto in questi dieci anni di carriera è molto di più di quello che avessi mai immaginato». I soldi gli servivano per pagare le lezioni di recitazione. «Ci lavoravo part-time a Napoli, ho fatto tanti sacrifici per uno scopo più grande - aggiunge Esposito -. La scuola di recitazione aveva un costo, così come l'affitto, i trasporti e il resto: spesso lavoravo nel fine settimana facendo anche volantinaggio. Ho sempre cercato di sostenere lavorativamente il mio sogno e non le nascondo che spesso mi privavo di una pizza con gli amici per contenere le spese: avevo un obiettivo più grande».

La sua perseveranza si è sempre accompagnata a una grande riservatezza sul piano della vita privata. Meno social e più studio, insomma, è la vera ricetta per emergere. «Oggi purtroppo viviamo in un momento in cui si crede che stare sui social renda le persone popolari, ma questo sta portando i ragazzi a pensare che quella sia la strada più facile per arrivare al successo. A contare, invece, sono il sacrificio, la dedizione, la perseveranza, la testardaggine, il lavoro e la fame. Queste sono le parole d’ordine - conclude l’attore -, non fare minchiate per un like in più. I social devono essere un veicolo di cultura, di speranza e di miglioramento, bisogna usarli nel modo giusto».

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