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REGNO UNITOSmentito il legame tra grassi saturi nel sangue e il rischio del cuore

17.03.14 - 22:00
L'ennesima smentita arriva da un enorme studio di meta-analisi condotto dalla University of Cambridge. Il lavoro è pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine
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Smentito il legame tra grassi saturi nel sangue e il rischio del cuore
L'ennesima smentita arriva da un enorme studio di meta-analisi condotto dalla University of Cambridge. Il lavoro è pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine

LONDRA - Non è vero che una dieta ricca di grassi saturi metta a rischio la salute del cuore: l'ennesima smentita alle accuse mosse ai grassi saturi - accuse che tanto a lungo hanno orientato le raccomandazioni dietetiche a livello globale - arriva da un enorme studio di meta-analisi condotto su tantissimi dati da Rajiv Chowdhury della University of Cambridge. Il lavoro è pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine.

 

Revisionando la vasta mole di dati a disposizione, non è stata trovata alcuna associazione tra contenuto di grassi saturi nel sangue e nella dieta di un individuo e il suo rischio coronarico, insomma il suo rischio di infarto. La meta-analisi fa vacillare anche le raccomandazioni che suggeriscono di consumare molti grassi insaturi (omega 3 ed omega 6) perché da essa non sono emersi dati a supporto di tali raccomandazioni.

 

Gli esperti hanno riesaminato i dati di 72 studi sull'argomento per un totale di oltre 600 mila individui coinvolti.

 

Hanno confrontato il rischio coronarico (il rischio di infarto in pratica) individuale con le concentrazioni ematiche di grassi saturi e con il consumo di questi nutrienti nella dieta di ciascun individuo coinvolto. Ebbene non è emersa alcuna forte correlazione tra grassi saturi nel sangue, quantità di grassi saturi assunti con l'alimentazione e rischio cuore di ciascuno.

 

Parimenti non sono emerse prove sufficienti ad avvalorare la bontà della raccomandazione di consumare molti grassi insaturi, anzi per alcuni di essi si è trovato anche un lieve legame col rischio cardiaco.

 

"Questi risultati devono incoraggiare un attento riesame delle nostre attuali linee guida in fatto di nutrizione", conclude Chowdhury.

 

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