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CANTONE“Titanic”, un musical «grandioso» solo a metà

11.08.16 - 06:13
Melide ha ospitato ieri sera la prima dell’atteso spettacolo che, dopo il Walensee, approda ora sul Ceresio
tipress
“Titanic”, un musical «grandioso» solo a metà
Melide ha ospitato ieri sera la prima dell’atteso spettacolo che, dopo il Walensee, approda ora sul Ceresio

MELIDE - Se, come è comprensibile, leggendo il titolo “Titanic” pensate alla struggente storia d’amore fra Jack e Rose del celebre colossal di James Cameron, prima di dirigervi verso Melide dovreste rivedere le vostre aspettative. Non perché nella sceneggiatura di Peter Stone (precedente, bisogna sottolinearlo, al film) manchi la storia d’amore fra Jim e Kate, ma perché essa non è né la più coinvolgente né la meglio riuscita del musical.

Ma andiamo con ordine. Ieri sera è andata in scena nella località sul Ceresio la prima di “Titanic - Il Musical”, spettacolo diretto da Stanislav Moša che approda nel nostro cantone dopo aver animato, l’estate scorsa, le serate sul Walensee. Prodotto da Tsw Ticino e frutto di una interessante collaborazione fra enti pubblici e attori privati locali, “Titanic” costituisce senz’altro una novità in termini di grandezza della produzione per una rappresentazione all’aperto nella Svizzera italiana. Se il musical riesce a convincere ed emozionare in diverse scene specialmente del 2° atto, però, il suo intento di essere «grandioso» non è sempre raggiunto.

A partire dall’impiego del cast in scena. L’RMS Titanic salpò da Southampton con a bordo più di 3mila persone. Una piccola città viaggiante e brulicante di umanità alla partenza, durante la traversata e al momento del naufragio. In scena, tuttavia, più spesso compaiono e si muovono contemporaneamente dai due ai venti fra attori e comparse nonostante un cast che ne conta una quarantina. I ponti restano volentieri curiosamente deserti.

La scenografia rotante a tre piani (più ponte di prima classe) collocata sulla riva e messa al centro di una sagoma di nave sopperisce dal canto suo egregiamente alla difficoltà di non disporre di un soffitto e di un sipario o del buio per i cambi di scena. Essa riesce inoltre a sorprendere con le sue soluzioni tecniche specialmente nei momenti dell’avvistamento dell’iceberg, dello scontro e dell’affondamento. Manca però, purtroppo, la dimensione della profondità e lo stretto proscenio addossato alla tribuna del pubblico fa credere a tratti di non aver mai lasciato la banchina del porto.

I protagonisti

Il musical si concentra sulle storie d’amore (liberamente ispirate a quelle vere) di quattro coppie e sulle vicende che animano il ponte di comando del Titanic. Kate (Stefania Seculin) incontra Jim (Andreas De Majo) mentre porta a spasso il cane di una passeggera di prima classe. Entrambi imbarcati in terza, s’innamorano e sopravvivono al naufragio iniziando una vita insieme in America. La performance dei due protagonisti è buona, ma lo sviluppo del loro rapporto è malauguratamente abbozzato solo troppo superficialmente dalla sceneggiatura: dialogheranno 3-4 volte. Jim, poi, ne esce un uomo senza nerbo, schiacciato dall’esuberante personalità di Kate. Più accattivante la figura di Frederick Barrett, umile fuochista che fa di tutto per contattare via radiotelegrafo la fidanzata lasciata a casa e che si distingue attraverso la fresca e potente interpretazione di Angelo Canonico. Ci sono poi Alice (la mezzosoprano Gianna Lunardi) e Edgar (il ticinese Davide Gagliardi), spassosa coppia restituita bene nella performance divertente e originale dei due attori. Sono a loro modo protagonisti, infine, Ida (Isabel Florido) e Isidor Straus (Folke Paulsen): pur con qualche incertezza nel parlato, i due anziani passeggeri di prima classe commuovono, quasi i Jack e Rose di turno se mai ne sentiste la mancanza.

Sul ponte di comando si pensa invece senza sosta a far arrivare il Titanic a New York in anticipo sulla tabella di marcia e c’è chi si distingue, come Bruno Grassini nel ruolo del progettista Thomas Andrews, e chi arranca un po’ (almeno in italiano), come il capitano Edward J. Smith (Andreas Matthias Pagani).

Suor Cristina

Nome di richiamo per il pubblico italofono, Suor Cristina Scuccia (The Voice of Italy 2014) rimane perloppiù in secondo piano, ma affianca a più riprese Stefania Seculin (anche in un duetto). I risultati canori sono quelli attesi e Suor Cristina riserva al pubblico anche un monologo a tema religioso.  

Bilinguismo insidioso

Da qui al 10 settembre il cast (composto principalmente da italofoni e germanofoni) proporrà due versioni dello spettacolo: in italiano e in tedesco. Quella di ieri è stata nella lingua di Dante, che, bisogna dirlo, non ha mancato di causare qualche inciampo qua e là ad alcuni interpreti non madrelingua (e non solo, del resto).

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