Dove non arriva la famiglia, è giusto intervenga la scuola?
LUGANO. Qualche tempo fa un docente mi confessava che uno dei suoi più profondi desideri era quello di poter ritornare, finalmente, a fare il docente. Non che avesse smesso di esercitare detta professione, era solo che nella sua scuola, a suo dire, il ruolo del docente si era allargato a tal punto da dover richiedere delle competenze che egli mi confessava non possedere: “Oltre che a docente - mi disse - dovrei essere anche assistente sociale e, magari, anche mediatore familiare”.
Un impegno davvero gravoso, soprattutto per chi non ha scelto di fare l’operatore sociale ma, appunto, il docente. Il problema è noto e di difficile soluzione. In molti ci stanno infatti lavorando. Ma vien da chiedersi se, effettivamente, alcune famiglie non abbiano delegato alla scuola dei compiti che essa non può – e non certamente per mancanza di volontà – assumersi. L’educazione dei nostri ragazzi passa in grande misura attraverso le istituzioni, e non potrebbe essere altrimenti.
Non ostante ciò il ruolo della famiglia - ma anche qui il discorso si fa difficile - è e rimane fondamentale per l’educazione dei nostri ragazzi. Non demandare alla scuola ciò che la scuola non può fare significa adoperarsi per assumere maggiormente le nostre responsabilità educative.