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PRO JUVENTUTECosa significa pensare all'educazione oggi?

16.11.17 - 07:00
La questione non è di facile formulazione e le risposte non possono stare solo sui piani dell'inglese o dell'informatica
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Cosa significa pensare all'educazione oggi?
La questione non è di facile formulazione e le risposte non possono stare solo sui piani dell'inglese o dell'informatica

Che oggi stiamo attraversando un periodo storico eccezionale sotto moltissimi aspetti, è ormai un fatto assodato. L'educazione non fa eccezione. Fino a ieri sembrava che imparare un mestiere, portare a termine uno studio, promuovere un'iniziativa imprenditoriale e via dicendo, fosse il modo migliore per garantirsi un futuro ricco di soddisfazione, stabile, equilibrato e, soprattutto, un pizzico sicuro.

Oggi – lo sappiamo – queste logiche sono saltate e si inneggia alla formazione continua, alla flessibilità, all'elasticità e via dicendo. Mi chiedo, però, se siamo in grado di pensare all'educazione in questi termini. Me lo chiedo poiché davanti ai problemi (cioè: alle opportunità e alle possibilità di crescita) che il mondo in cui viviamo ci impone (stiamo comunque parlando di noi…) ci presentiamo quasi sempre con strumenti che magari non sono del tutto adeguati per pensare e realizzare l'educazione di cui i nostri bambini e i nostri giovani hanno bisogno. Intendiamoci: il problema numero uno, se mi è consentito, che è quello della capacità di dare un senso compiuto a quello che si sta facendo qui ed ora e in una prospettiva futura, potrebbe anche non necessitare di grandi rivoluzioni in materia educativa; ma se pensiamo, invece, che tutti siamo già oggi chiamati a partecipare a questa operazione di senso dandovi il nostro - consapevole, lo voglio sperare - contributo nella prospettiva della costruzione di un senso, appunto, collettivo, la questione si fa più interessante.

E allora mi pongo la seguente domanda: cosa significa pensare all'educazione oggi? Che senso si è chiamati a dare ad essa? Per che cosa ci adoperiamo, noi adulti, nell'educare i nostri pargoletti e i nostri giovani? La questione non è di facile formulazione e le risposte non possono stare sui piani – per altro: nobilissimi – dell'inglese o dell'informatica.

Per affrontare tali questioni ci vuole tempo: il tempo che l'adulto deve passare con il giovane in una prospettiva di crescita e non solo di sopravvivenza. E allora, se riteniamo che sia davvero importante per i nostri bambini, questo tempo noi adulti dobbiamo riprendercelo, senza se e senza ma.

Articolo di: Ilario Lodi, responsabile Pro Juventute Svizzera italiana

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