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PRO JUVENTUTECome vogliamo i nostri ragazzi? Siamo abbastanza aperti?

19.01.17 - 06:00
Proviamo a definire la qualità del nostro modo di pensare ai giovani e alle nostre politiche giovanili e scopriremo un modo novo per entrare in relazione con loro
Come vogliamo i nostri ragazzi? Siamo abbastanza aperti?
Proviamo a definire la qualità del nostro modo di pensare ai giovani e alle nostre politiche giovanili e scopriremo un modo novo per entrare in relazione con loro

Pensare ai ragazzi, ai bambini e ai giovani e chinarsi a riflettere sui loro bisogni legati alla crescita, sulle loro esigenze di formazione, di relazione, di sviluppo di profilo di personalità e molto altro ancora è pratica assai frequente. Tutti, più o meno generosamente, più o meno spontaneamente pensiamo che i bambini e i giovani sono importanti, e che su di loro bisogna investire. Bene.

Diverso è però il discorso quando si riflette sulla qualità di questo pensiero. E per qualità intendo dire, tra le altre cose, anche la capacità di assumere fino in fondo il fatto che i giovani potrebbero voler essere diversi, o comunque non uguali a come gli adulti li vorrebbero (si… perché c'è anche chi li vorrebbe in un certo, preciso modo i nostri ragazzi).

Riflettere sulla qualità del proprio pensiero sui giovani significa anche avere capacità di gestire le incertezze che, inevitabilmente, quando si ha a che fare con i giovani, si presentano; significa anche pensare in termini di investimento (massiccio, non caritatevole, come se investire sui giovani fosse un atto di spontanea generosità) sulla normalità della crescita, dell'esistenza e sulla serietà dei progetti che prendono forma fuori della scuola. Proviamo a riflettere: il pensiero sui giovani che abbiamo, com'è? Siamo aperti? Siamo disposti a correre dei rischi (che in materia di educazione sono inevitabili)? Il pensiero sui giovani che abbiamo vuole capire? Comprendere meglio quello che succede? Confrontarsi con una realtà che non è quella in cui siamo (noi adulti) cresciuti? Oppure è un pensiero già da altri pensato? Dove abbiamo già una risposta (che è quella che daremmo noi) alle domande che formuliamo? Dove sappiamo già quello che vogliamo per loro? Dove crediamo di avere delle responsabilità che diventano diritti nei loro confronti? Proviamo a definire la qualità del nostro modo di pensare ai giovani e alle nostre politiche giovanili e scopriremo un modo novo per entrare in relazione con loro.

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