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IUFFPQuale formazione per il futuro?

19.01.18 - 07:00
Il ruolo della Terza Formazione
Quale formazione per il futuro?
Il ruolo della Terza Formazione

Gian Piero Quaglino, professore emerito di Psicologia presso l’università di Torino, interviene sull’argomento. Un approfondimento della questione si può trovare nel suo contributo al primo numero dei Quaderni per l’innovazione nella formazione professionale, edito dall’Istituto Universitario Federale per la Formazione professionale (IUFFP) in collaborazione con la Conferenza della Svizzera italiana per la formazione continua degli adulti (CFC).

Di quale formazione abbiamo bisogno oggi?

Abbiamo bisogno della formazione che conosciamo, della formazione che si è qualificata negli ultimi trent’anni come lo strumento deputato al presidio della qualificazione professionale, all’aggiornamento continuo delle competenze, allo sviluppo di tutti i saperi di mestiere e di ruolo nei più differenti ambiti, contesti e ambienti di lavoro organizzativi e istituzionali. Abbiamo bisogno della formazione che ha differenziato le sue modalità di trasferimento del sapere e del saper fare innovando le metodologie delle comunità di pratiche, dell’apprendimento per problemi, del coaching e del counselling. Ma accanto a queste due formazioni abbiamo bisogno di una “Terza Formazione”, di una formazione che ritrovi e recuperi la sua vocazione originaria di luogo, di forma, potrei dire, dello sviluppo personale degli individui, dei singoli, di ciascuno. Una formazione cioè che sia il luogo e lo spazio di quel sapere che dà fondamento alle qualità e ai talenti personali non solo nel mondo del lavoro, ma, più in generale, nel mondo della vita. È di questa formazione che abbiamo soprattutto bisogno: di uno spazio orientato non solo al sapere e al saper fare, ma al saper pensare, all’apprendere ad apprendere, all’apprendere dalla vita e “nella” vita.

Nel campo della formazione professionale, che senso dobbiamo dare alla nozione di cittadinanza?

Nel campo della formazione professionale il tema della cittadinanza va declinato in due modi, con due riferimenti differenti: da un lato c’è il momento della costruzione comune, collaborativa, di processi che sempre più richiedono lavoro di gruppo, interfunzionalità, integrazione, connessioni multiple: insomma “rete”. E ovviamente tutto ciò va ripensato nel più ampio scenario in trasformazione prodotto dalla rivoluzione tecnologica e digitale. Dall’altro c’è il tema, assolutamente strategico, della reinterpretazione delle dimensioni dell’appartenenza in contesti di lavoro, organizzativi e istituzionali, sempre più flessibili, instabili, temporanei: in una parola “liquidi”, per usare un termine di moda. Ma, richiamando il tema di quella che ho definito Terza Formazione, la questione della cittadinanza non può non essere declinata anche su un altro doppio versante: da un lato l’appartenenza al mondo esteriore, al luogo della responsabilità “ecologica”, della presenza nell’orizzonte “planetario”, dall’altro l’appartenenza al mondo interiore, a quel radicamento nel cammino di mutamento e crescita che è proprio di ciascuno. Una questione di “responsabilità” con riferimento al mondo esteriore, e una questione di “padronanza di sé” con riferimento al mondo interiore.

Quali sono le grandi sfide a cui i lavoratori saranno confrontati negli anni avvenire?

Le sfide principali a cui tutti saremo confrontati hanno evidentemente a che fare con l’accelerazione impressa al processo di innovazione tecnologica. La moltiplicazione esponenziale della rete, l’espansione incontenibile dell’infosfera pone problemi complessi di produzione, gestione e governo dei dati. Ciò significa in primo luogo, proprio per la formazione, la necessità di sollecitare nuove capacità di trasformazione dell’informazione in comunicazione, di ridefinizione degli scenari rispetto ai quali individuare contenuti e modalità di un’azione comune, di riconfigurare nuove possibilità di pensiero: la risorsa fondamentale rappresentata dal pensiero logico/analitico, dal pensiero “convergente” dovrà essere affiancata da una specifica attenzione allo sviluppo di ogni altra potenzialità di pensiero divergente, da quello dell’intuizione a quello dell’immaginazione, da quello della visione a quello dell’invenzione. Per questo proprio la Terza Formazione potrà rappresentare la nuova via da percorrere per promuovere nuove competenze, abilità e capacità puntando sui tema della creatività, della semplicità, della curiosità, della flessibilità e di ogni altra “dote” che diverrà risorsa indispensabile per orientare l’azione nei nuovi contesti ad alta virtualità in cui ci troveremo ad operare.

L’articolo di approfondimento di Gian Piero Quaglino può essere scaricato dai siti dello IUFFP e della CFC.
www.iuffp.swiss/quaderno1

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