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Viaggi & TurismoPrima neve al Gran San Bernardo

09.10.20 - 17:42
Salire all’Ospizio durante la stagione invernale è sempre un’emozione
foto CR
L’emozione della prima neve a quasi 2'500 metri.
L’emozione della prima neve a quasi 2'500 metri.
Prima neve al Gran San Bernardo

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Salire all’Ospizio durante la stagione invernale è sempre un’emozione

BOURG-SAINT-PIERRE - Le mura millenarie dell’Ospizio, che ha visto sfilare Napoleone e i cui cani hanno salvato tanti viaggiatori, hanno accolgono migliaia di persone, di passaggio o in cerca di spiritualità, natura incontaminata e di preziosi reperti romani.

Per i vacanzieri diretti a sud, il Gran San Bernardo è forse prima di tutto un tunnel, lungo quasi 6 chilometri, tra il Vallese e la Valle d’Aosta. I viaggiatori meno stressati che scelgono invece di percorrere la strada serpeggiante che porta al passo, conoscono non solo i famosi cani San Bernardo, accuditi oggi dalla Fondation Barry, che vegliano sul luogo, ma anche l’atmosfera unica della regione.

Bernard de Menthon (1020 circa – 1081 o 1086), arciduca di Aosta, vedeva arrivare regolarmente dei viaggiatori spossati provenienti dal passo del Mont-Joux, una delle porte di passaggio nord-sud attraverso le Alpi, a oltre 2’400 metri. Il passo era considerato tra i più pericolosi d’Europa a causa delle condizioni meteorologiche e delle aggressioni di banditi. Il futuro San Bernardo fece allora costruire un rifugio, inaugurato verso il 1045 o 1050. Nacque così la comunità religiosa, fondata sul principio dell’ospitalità. Il colle prese il nome di Gran San Bernardo a partire dal XIII o XIV secolo. Un altro rifugio fu fatto costruire sul colle del piccolo San Bernardo, tra la valle d’Aosta e quella di Isère. 

Circa mille anni fa, l’arcidiacono d’Aosta Bernard de Menthon ordinò la costruzione di un rifugio per i viaggiatori e i pellegrini esposti ai banditi e al freddo. La reputazione del luogo e la sua tradizione di accoglienza si diffusero così rapidamente in tutta Europa. Nel corso dei secoli, il passo è stato valicato da viaggiatori prestigiosi – per esempio il 20 maggio 1800, durante la seconda campagna d’Italia, Napoleone Bonaparte lo ha percorso con 40 mila soldati, 5 mila cavalli, 50 cannoni e 8 obici.

Lunare, selvaggio, desertico e, molto spesso, ricoperto da un manto di neve: il passo del Gran San Bernardo – con i suoi edifici e il suo piccolo lago – non lasciano indifferenti. Un tempo denominato Mont-Joux (in riferimento alla divinità romana Mont Jovis, Monte Giove appunto), il passaggio era uno dei più pericolosi delle Alpi.

D’inverno la zona del Colle è davvero particolare, la sua natura è caratterizzata dal silenzio interrotto solamente dal rumore ‘infernale’ delle numerose valanghe. La stagione turistica, mi ha raccontato il priore Jean-Michel Lonfat, avviene piuttosto durante il periodo invernale di chiusura della strada. Centinaia di escursionisti, muniti di ciaspole o pelli di foca, risalgono il sentiero (ben marcato, ma non senza insidie) fino all’Ospizio. Accolti dal calore dello storico stabile (che contiene, inglobandola, una maestosa e bellissima chiesa) le serate sono all’insegna dell’ospitalità e dell’amicizia. Le numerose lingue parlate, in questa ‘torre di Babele’, non sono più una barriera.

Prevedo per il prossimo inverno, nel corso di un finesettimana, un’escursione con le ciaspole all’Ospizio in compagnia di un solido cane San Bernardo. Un’occasione per scoprire un vero angolo di paradiso e per passare dei momenti indimenticabili fuori dal mondo. Ce n’è proprio bisogno! Annunciatevi direttamente al sottoscritto se l’idea vi potrebbe interessare. La gita è completata da una visita Barryland a Martigny, museo voluto da Léonard Gianadda in onore del glorioso cane Barry.

Testo a cura di Claudio Rossetti

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Questo articolo è stato realizzato da Progetti Rossetti, non fa parte del contenuto redazionale.
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