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Kravitz: «Dobbiamo essere più riflessivi e più aperti»

STATI UNITIKravitz: «Dobbiamo essere più riflessivi e più aperti»

12.09.18 - 06:00
Da venerdì scorso troviamo negli scaffali dei negozi “Raise Vibration” (BMG Rights Management), l’undicesimo album di Lenny Kravitz
FOTO MATHIEU BITTON
Lenny Kravitz, 54 anni.
Lenny Kravitz, 54 anni.
Kravitz: «Dobbiamo essere più riflessivi e più aperti»
Da venerdì scorso troviamo negli scaffali dei negozi “Raise Vibration” (BMG Rights Management), l’undicesimo album di Lenny Kravitz

di Marco Sestito

NEW YORK - A quattro anni dal precedente “Strut” (BMG Rights Management, 2014), Mr. Kravitz torna sul mercato discografico in gran forma, ritagliandosi - come ha sempre fatto, del resto - il suo spazio nelle charts, e di conseguenza nel mainstream, pur eludendo a piedi pari le tendenze del momento.

Anticipato da tre singoli - “It’s Enough!”, “Low” (in cui figura, ai cori, l’apporto del compianto Jacko) e “5 More Days ‘Til Summer” - il disco - pubblicato in digitale, cd, così come in doppio vinile (disponibile in nero, trasparente/viola e picture) - raccoglie, in tutte le versioni, dodici tracce (fa eccezione l’edizione cd giapponese che conta anche il remix di “Low” messo a punto da David Guetta).

FOTO MATHIEU BITTONLenny Kravitz, 54 anni.

Prodotte e registrate dal polistrumentista newyorkese prevalentemente in solitaria - come è accaduto spesso - nel suo studio alle Bahamas, le canzoni raccolte all’interno di “Raise Vibration” si muovono - con eleganza e carattere - in un territorio, il suo, privo di barriere stilistiche e temporali, dentro al quale si incontrano, si congiungono, si rincorrono - su di un asse in perfetto equilibrio tra passato, presente e futuro - funk, soul, r&b, blues, rock, pop ed electro-pop.

Strumentazione acustica, elettriche distorsioni, fiati, synth si amalgamano, si alternano, a poco a poco, senza mai (s)cadere nel banale, mentre non manca la messa in pratica della lezione impartita dai (suoi) grandi maestri: James Brown, Marvin Gaye, Prince “risuonano” - fieri - all’interno dei microsolchi. Un parallelismo, ad esempio, tra “It’s Enough!” e “What’s Going On” di Gaye non è assolutamente fuori luogo: e Kravitz si dimostra, ancora una volta, all’altezza di coloro che lo hanno preceduto.

Figura anche un ringraziamento a Johnny Cash (la traccia numero cinque porta il suo nome): nel momento in cui, nel 1995, la madre di Lenny Kravitz - l’attrice Roxie Roker (la ricordiamo, in particolare, nei panni di Helen Willis nella sitcom “I Jefferson”) - morì, Cash e la moglie June Carter furono i primi a stargli vicino: «In quegli istanti sono stati la mia famiglia», ricorda Kravitz nelle righe di presentazione dell’album.

Musica, ottima musica, all’interno del disco, ma anche parole importanti e sagge riflessioni; il mondo è in crisi, dilaniato da guerre, razzismo e dall’ingordigia dei potenti: «Dobbiamo essere più riflessivi, più aperti - sostiene Kravitz - Dobbiamo smettere di pensare a confini o a forme immaginarie di separazione».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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