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È tempo di Guilt Coins

REGNO UNITO/ITALIAÈ tempo di Guilt Coins

13.06.18 - 06:00
Pubblicato il 1. giugno – in digitale e in cd – tramite la label indipendente Epictronic “Keep The Kick”, il primo album dei Guilt Coins
FOTO MS
Da sinistra Scot Lewis, Chris Jones, Cliff Fitzpatrick, Marc Sephton.
Da sinistra Scot Lewis, Chris Jones, Cliff Fitzpatrick, Marc Sephton.
È tempo di Guilt Coins
Pubblicato il 1. giugno – in digitale e in cd – tramite la label indipendente Epictronic “Keep The Kick”, il primo album dei Guilt Coins

di Marco Sestito

LONDRA/MILANO – Di base tra la capitale britannica e la contea dell’Essex, dopo pressoché un decennio di rodaggio – fatto di live e demo -, Chris Jones (voce), Cliff Fitzpatrick (chitarra), Marc Sephton (basso) e Scot Lewis (batteria) hanno raccolto le idee e incastonato i pezzetti del puzzle.

Il risultato è un’opera prima ammaliante, co-prodotta dal gruppo e da Wahoomi Corvi, suddivisa in dieci tracce immediate e prive di inutili orpelli, messe a punto recuperando linfa in territori britpop, post-punk revival e dintorni…

Pochi giorni fa a Milano, i Guilt Coins hanno aperto l’Epictronic Fest tra le mura del Blueshouse. Li ho incontrati un’ora prima del live, all’interno del parco adiacente al club.

Partiamo dall’inizio, dalla nascita della band…

Chris: «Nel 2008, in vista di un tour americano l’anno successivo, io e Cliff – che militavamo negli Amberblacks –, a causa della defezione degli altri due componenti della band, abbiamo sottratto la base ritmica ai Neat People, portando con noi, di conseguenza, Marc e Scot. Gli Amberblacks sono perciò (ri)partiti con una nuova line-up, quella definitiva. Dopo tre anni, nel 2011, senza apportare modifiche all’organico, abbiamo deciso di ribattezzarci. Di ribattezzarci in Guilt Coins».

Nemmeno a livello di sonorità è cambiato nulla?

Chris: «Gli Amberblacks bazzicavano in territori più caotici, garage-punk oriented… Da qui anche la scelta di cambiare nome…»

E i Neat People in quali ambientazioni si muovevano?

Scot: «Ambientazioni prettamente pop. Pop pulito e scintillante…».

Dal punto di vista discografico, i due gruppi hanno pubblicato del materiale?

Chris: «Come Amberblacks, e poi anche come Guilt Coins, abbiamo messo a punto una serie di demo, degli ep, mentre i Neat People hanno dato alle stampe un paio di singoli con una label di Londra, la Rekabet Records».

All’interno di “Keep The Kick” figurano anche brani contenuti negli ep?
 
Chris: «Carlo Bellotti della Epictronic ha preso contatto con noi dopo avere ascoltato una demo del 2015 pubblicata in rete. Per cui, due tracce del disco – “Better Myself” e “Man Made” – risalgono a quel periodo, mentre le altre otto sono nuove di zecca».

Le versioni di “Better Myself” e di “Man Made” che troviamo nell’album sono nuove?

Cliff: «Sì. Sono state registrate lo scorso mese di dicembre, come le altre otto canzoni che completano il disco, al Real Sound Studio di Langhirano (Parma)...».

Raccontatemi, in sintesi, il processo di lavorazione dei nuovi brani...

Cliff: «Talvolta entriamo in sala prove senza idee particolari in testa, ritagliando ed elaborando, anche molto velocemente, passaggi selezionati da una serie di jam session…».

Marc: «L’embrione di “Iza Crime”, il singolo che ha anticipato l’album, ad esempio, ha preso forma in dieci minuti… Altre volte portiamo in sala spunti sviluppati individualmente: come è accaduto per “You Had a Gift”, su cui Chris aveva già lavorato qualche tempo prima…».

E per quanto riguarda versi e strofe?

Chris: «I testi sono i miei. Normalmente li scrivo in seconda battuta, dopo avere messo a punto le strutture…».

Raccontano esperienze personali?

Chris: «Sì, direi di sì… Talvolta assumono volutamente diversi significati, forse anche per celare ciò che in alcuni casi preferirei non condividere…».

 

 

 

 

 

 

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