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REGNO UNITO/ITALIACosì incomincia la storia dei Loyal Brothers...

06.06.18 - 06:00
Pubblicato in cd e in digitale venerdì 1. giugno tramite la label indipendente Epictronic il primo album - omonimo - del trio britannico
FOTO MS
Da sinistra Jack Hollister, Alex Bourner e Dean Oldfield venerdì scorso a Milano.
Da sinistra Jack Hollister, Alex Bourner e Dean Oldfield venerdì scorso a Milano.
Così incomincia la storia dei Loyal Brothers...
Pubblicato in cd e in digitale venerdì 1. giugno tramite la label indipendente Epictronic il primo album - omonimo - del trio britannico

di Marco Sestito

BASILDON/MILANO - Una produzione, questa, di cui il vocalist (il nipote di Martin Gore) Dean Oldfield mi aveva già parlato nell’estate 2017, ovvero alcuni mesi dopo avere ribattezzato il combo - da D.M.O. a Loyal Brothers - e poche settimane prima di entrare in sala di incisione, al Real Sound Studio di Langhirano (Parma), con il produttore Wahoomi Corvi.

Con Jack Hollister (chitarra, cori) e Alex Bourner (batteria, tastiere) Oldfield ha confezionato dodici tracce, recuperando il singolo “Just Love” (autoproduzione, 2016), così come “Ghost Man”, “She Lost Control”, “Rebel”, “Resurrection” e “Something of Nothing” dagli ep “Blacklisted” (autoproduzione, 2015) e “Resurrected” (autoproduzione, 2016), pubblicati a nome D.M.O. Tracce, queste, a cui il combo - sotto la guida di Corvi - ha dato una nuova vita, la seconda, eludendo deformazioni strutturali o altre inutili metamorfosi. Molto in sintesi, il disco, che conta anche altre sei tracce di ottima fattura, è un magnete, un magnete electro-pop che ti si incolla addosso al primo ascolto, di cui, poi, non puoi e non vuoi più farne a meno…

Ho incontrato Dean, Jack e Alex venerdì scorso a Milano, due ore prima che l’Epictronic Fest prendesse forma tra le mura del Blueshouse.

Come avete lavorato sulle nuove versioni dei brani pubblicati originariamente a nome D.M.O.?

Jack: «Diciamo che con l’apporto di Wahoomi, abbiamo ricostruito le canzoni a strati, tentando di mantenere intatto l’embrione di ognuna».

Ora, in rete, le prime versioni sono introvabili...

Jack: «D’altra parte, il progetto D.M.O. è un capitolo chiuso…».

Dean, l’anno scorso mi dicevi che la tracklist avrebbe raccolto anche “Ride On”, un altro brano inciso inizialmente a nome D.M.O.

«Alla fine abbiamo cambiato idea, magari finirà nel nostro secondo album…».

Raccontatemi le registrazioni…

Alex: «Abbiamo soggiornato all’interno del Real Sound Studio per l'intero mese di agosto. Inizialmente, sono state incise tutte le parti di batteria. Chitarre, synth e voce nel corso delle settimane successive...».

Il disco raccoglie anche sei tracce nuove di zecca…

Dean: «In realtà, ad “I Come Alive”, “Queen Bitch” e “Most Wanted Man” avevamo già lavorato qualche anno fa, nel periodo D.M.O. per intenderci. Quindi, definirei nuove “King”, “Backlash” e la traccia strumentale collocata in chiusura del disco, “(pmg)”».

Che vuol dire “(pmg)”?

Dean: «Progressive Music Groove».

È l’unico significato?

Dean: «No, in realtà ne ha un altro. “(pmg)” sono anche le iniziali del nome di mia nonna, Pamela Margaret Gore, che è morta l’anno scorso».

 

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