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ITALIATra fuzz e lisergiche visioni, ecco i Magic Cigarettes

17.01.18 - 06:00
Marcello Orlandi, voce e chitarra dei Magic Cigarettes, narra la genesi di “Cooked Up Special” (2017), il secondo album del gruppo
Tra fuzz e lisergiche visioni, ecco i Magic Cigarettes
Marcello Orlandi, voce e chitarra dei Magic Cigarettes, narra la genesi di “Cooked Up Special” (2017), il secondo album del gruppo

ROVERETO (TN) – Dopo un’ottima demo – omonima – realizzata nel 2014, a cui è seguito, l’anno successivo, il primo album, “Magic Cigarettes”, la scorsa estate il combo garage rock oriented trentino – attualmente condiviso da Marcello Orlandi, Luca Sartori (basso) e Flavio Cavalieri (batteria) – ha dato alla luce le undici tracce che completano il secondo full-lenght: “Cooked Up Special”, anch’esso pubblicato, come le due produzioni precedenti, tramite Walkman Records, label nata nel 2012 per mano dello stesso Orlandi.

Tracce ammalianti, da cui trasudano fuzz e lisergiche visioni che, nel mezzo dei Sixties, diedero un’altra sferzata al rock’n’roll…  

Marcello, raccontami le origini del combo…

«I Magic Cigarettes nascono nel 2014, poco prima della realizzazione della demo, dalle ceneri dei Meteopathics, una band garage punk, e dei Crop Circles, un gruppo di indirizzo hardcore».

Che vuoi dirmi della scelta del nome della band?

«Prende spunto da una proposta editoriale di Carrie Bradshaw - la protagonista del telefilm “Sex and the City” - mai ufficialmente data alle stampe: “Little Cathy and Her Magic Cigarettes”, che narra di una bambina alle prese con i poteri telecinetici di un pacchetto di sigarette… (ride)».

Negli ultimi tempi la line-up del gruppo ha subìto una metamorfosi…

«Roberto Vivaldelli (chitarra), che con me militava nelle fila dei Meteopathics, a causa dei suoi numerosi impegni professionali, allo scoccare del 2017, di comune accordo e senza drammi, ha preferito fermarsi. Ora siamo un trio: io e l’ex sezione ritmica dei Crop Circles (ride), ossia Luca e Flavio…».

Fammi capire… Roberto ha suonato nel secondo disco?

«Sì, ma poco… Aveva sempre meno tempo a disposizione…».

Ora raccontami della demo…

«L’abbiamo registrata volutamente a bassissima fedeltà, in presa diretta eccetto le voci, prendendo spunto dalla nuova ondata americana e affidando il missaggio a Piff, Lorenzo Piffer, che ha curato i suoni anche dei due full-lenght…».

I cinque brani sono finiti anche nel vostro primo album…

«Durante le sessioni, anch’esse effettuate in presa diretta, li abbiamo però registrati di nuovo…».

Vuoi entrare nel dettaglio del primo disco?

«Lo detesto…».

In che senso? Mi sembra un ottimo album…

«Le canzoni mi piacciono, ma ci siamo organizzati male a livello di registrazioni, utilizzando come sala di incisione una grande officina dotata di un riverbero naturale che, in realtà, alla fine, non ha funzionato…».

E per “Cooked Up Special”, in questi termini, come vi siete mossi?

«Buona parte dei pezzi sono stati messi a punto nella prima metà del 2016, registrando – non in presa diretta, ma uno strumento alla volta – tra ottobre 2016 e febbraio 2017…».

Che vuoi dirmi dei testi?

«Tutti i nostri pezzi, anche quelli contenuti nel primo album, hanno una tematica ricorrente, che non ho però mai elaborato a livello di concept. Sono testi spesso riflessivi, un po’ cupi. Esistenziali, direi…».

 

 

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