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La Jungle, oltre ogni limite... sonoro

BELGIOLa Jungle, oltre ogni limite... sonoro

21.08.17 - 06:00
Mathieu “Mat” Flasse (chitarra, electronics) e Rémy “Reggie” Venant (batteria) raccontano La Jungle, duo belga approdato a Lugano qualche settimana fa, nell’ambito del Buskers di LongLake
Foto Jekyll n Hyde
Mathieu “Mat” Flasse e Rémy “Reggie” Venant.
Mathieu “Mat” Flasse e Rémy “Reggie” Venant.
La Jungle, oltre ogni limite... sonoro
Mathieu “Mat” Flasse (chitarra, electronics) e Rémy “Reggie” Venant (batteria) raccontano La Jungle, duo belga approdato a Lugano qualche settimana fa, nell’ambito del Buskers di LongLake

MONS - Un progetto strumentale che si spinge oltre qualsiasi limite. Oltre qualsiasi limite sonoro. A prendere forma strutture e composizioni nerborute, massicce, costruite scomponendo e riassemblando - in un unico amalgama - noise, techno, trance e krautrock. Composizioni confluite all’interno dei microsolchi di due album - “La Jungle” (Rockerill Records, 2015), “II” (Rockerill Records, 2016) - e uno split 10” (Rockerill Records), confezionato con Lysistrata e dato alle stampe lo scorso 22 aprile.

Reggie, Mat, raccontatemi la nascita del duo…

Reggie: «Ho conosciuto Mat nel 2013. Quando vivi in una piccola città come Mons non è difficile incontrare gente con gli stessi interessi. Non avevo mai avuto una band, solo frustrazioni, mentre fluttuavo attorno a generi e stili che non mi piacevano nemmeno un granché…».

Mat: «Prima di dare vita a La Jungle ho militato in diversi gruppi, tra cui Petula Clarck, un altro duo (voce-chitarra/batteria). Poi, quattro anni fa, ha iniziato a frullarmi in testa questo nuovo progetto. E Reggie era lì. Ci siamo visti una volta in sala prove e la cosa ha funzionato…».

Perché La Jungle?

Reggie: «Mi piaceva La Plage, ma “apparteneva” già a qualcun altro…».

Mat: «Amo particolarmente l’immagine che questo termine può alimentare… L’immagine di una storia dietro agli alberi...».

Un mix sonoro esplosivo, il vostro…

Reggie: «Per me La Junge è una noise-rock band. L’influenza techno o electro non è altro che un pretesto per alzare i volumi di chitarra e batteria...».

Mat: «Cercavo un sound diverso... E dall’incontro con Reggie devo dire che lo sviluppo delle sonorità è avvenuto in modo molto naturale, spontaneo...».

Raccontatemi le sessioni di registrazione dei due album...

Reggie: «Il primo disco è stato registrato in studio (Koko, Sprimont, ndr), mentre il secondo è “una produzione casalinga”... Se vuoi realizzare un album capace di restituire all’ascoltatore la tua vera identità sonora, devi rivolgerti a qualcuno in grado di capire esattamente chi sei e ciò che vuoi - ed è quanto  abbiamo fatto per “II” -, non puoi semplicemente oltrepassare la soglia del miglior studio di registrazione che conosci…».

Mat, anche tu la pensi così?

«A me piace sperimentare cose diverse, e devo dire che sono soddisfatto di entrambe le esperienze, così come di entrambi i risultati...».

Come si sono svolte le session del secondo disco?

Reggie: «Le tracce di batteria sono state registrate tra le mura del Vecteur - un centro culturale di Charleroi -, mentre chitarre, voci e tastiere nel soggiorno di Steve Dujacquier, colui a cui abbiamo affidato le incisioni...».

Avete mai pensato di aggregare versi e strofe alle composizioni?

Reggie: «Mat urla tante cose, e per me basta così… (ride)».

Mat: «Forse aggiungerei più voce - non parole -, utilizzandola tuttora come uno strumento...».

State lavorando al terzo album?

Reggie: «Stiamo lavorando a nuove idee...».

Mat: «L’obiettivo è di andare di nuovo oltre... Almeno, questo è ciò che stiamo tentando di fare…».

 

 

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