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SVEZIAThe Goldfinch: la bellezza del bosco, in musica, secondo Antony Harding

26.06.17 - 06:00
Pubblicato il 20 giugno “The Goldfinch”, un nuovo mini-album del cantautore britannico – da qualche tempo di base a Stoccolma - Antony Harding
The Goldfinch: la bellezza del bosco, in musica, secondo Antony Harding
Pubblicato il 20 giugno “The Goldfinch”, un nuovo mini-album del cantautore britannico – da qualche tempo di base a Stoccolma - Antony Harding

STOCCOLMA – Colui che sul finire degli anni Novanta si celava, quasi timido, dietro la batteria degli Hefner, da poco meno di due decenni è un prolifico songwriter. Un songwriter che si tiene alla dovuta distanza dalle major, dall’industria discografica, dando alla luce produzioni incontaminate, incontaminate dalle pressioni del marketing, dalla superbia di spocchiosi addetti ai lavori.

A due anni esatti dalla realizzazione del suo quarto album, “By The Yellow Sea” (We Were Never Being Boring, 29 giugno 2015), pochi giorni fa Ant ha dato così alla luce una nuova autoproduzione, “The Goldfinch (and other instrumentals), in vendita soltanto in formato digitale su Bandcamp (antonyharding.bandcamp.com): dodici tracce brevi (che portano la produzione a una durata complessiva di 18 minuti e 43 secondi), tutte strumentali, acustiche, forgiate da armonie e da melodie alt-folk oriented ammalianti, tra cui figura la rivisitazione di “Come In Spring And Wipe Your Feet”, una composizione originariamente pubblicata da Ant quattro anni fa, all’interno del mini-album “Only Pipe Dreams In The Pipeline” (We Were Never Being Boring, 29 aprile 2013).

Ant, perché la scelta di una produzione strumentale?

«Volevo realizzare alcuni brani, questa volta senza versi e strofe. Qualche anno fa, come sai, ho pubblicato “Only Pipe Dreams In The Pipeline”, un altro mini-album strumenale; diciamo che “The Goldfinch” (il cardellino, ndr) è la sua prosecuzione… L’embrione dell’idea ha comunque preso forma durante alcune mie gite nel bosco, poco lontano da casa… Inizialmente, portavo con me una macchina fotografica, ma, alla fine, ho preferito realizzare una serie di disegni delle specie di uccelli – per cui nutro una grande passione ereditata da mio padre - che giorno dopo giorno incontravo durante il cammino… Disegni, questi, da cui, subito dopo, hanno preso forma i brani raccolti nella produzione…».

Perché il titolo “The Goldfinch” (il cardellino, ndr)?

«C'è qualcosa di particolare nel cardellino, così come nella composizione… Inoltre, il disegno di questa specie che ho realizzato - e, successivamente, utilizzato per la copertina – è il mio preferito...».

Quando hai iniziato a lavorare ai brani?
 
«Durante l’Ora della Terra (25 marzo 2017, 20.30-21.30, ndr). La prima composizione (“Fieldfares”) è venuta alla luce in quegli istanti, al lume di candela. Comporre musica in quei sessanta minuti per me è una tradizione… I brani nati per l’intero progetto sono comunque sedici-diciassette, ma quattro-cinque li ho tenuti da parte, non volevo che la durata complessiva del mini-album fosse troppo lunga…».

In questo caso dove collocheresti le maggiori influenze musicali?

«In “Avocet” (Exlibris, 1978), un album strumentale, anch’esso ispirato agli uccelli, messo a punto da Bert Jansch e Martin Jenkins. Oltre a questo disco, citerei “The Pelican”, un brano (strumentale) di John Renbourn contenuto in “The Black Balloon” (Transatlantic Records, 1979)».

Raccontami le sessioni di registrazione…

«Ho inciso tutte le tracce tra aprile e maggio qui a casa, su un vecchio iPad, quando rientravo dalle gite nel bosco… Ogni brano è stato scritto, registrato e missato in un paio d’ore…».

In questi ultimi mesi hai lavorato anche a delle nuove canzoni?

«Sì, e ho anche già registrato alcune demo. Sono canzoni brevi che completeranno un album dai tratti malinconici, la cui struttura definitiva, questa volta, prenderà forma attraverso tastiere e chitarra elettrica…».

Terrai concerti in Europa durante l’estate?

«No, non quest’anno. Forse nel 2018… Sono in trattativa con una label italiana, la Black Candy Records, per la realizzazione di un Best Of. Se il progetto dovesse proseguire, come spero, partirò in tour, tornando sul palco, magari, anche nella Svizzera italiana…».

A distanza di qualche anno, torno a chiederti se gli Hefner, in un prossimo futuro, potrebbero pensare a una reunion…

«Direi che le probabilità sono molto poche…».

 

 

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