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SVIZZERAA Locarno il beat de Les Sauterelles

27.03.17 - 06:00
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Toni Vescoli (voce, chitarra), che il 15 aprile porterà il suo storico gruppo beat, Les Sauterelles, in Piazza Grande a Locarno (entrata libera)
A Locarno il beat de Les Sauterelles
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Toni Vescoli (voce, chitarra), che il 15 aprile porterà il suo storico gruppo beat, Les Sauterelles, in Piazza Grande a Locarno (entrata libera)

ZURIGO - Una band, Les Sauterelles, che nella prima metà degli anni Sessanta - insieme a poche altre - dà una sferzata alla scena musicale elvetica: il rock’n’roll, in barba al perbenismo, da qualche anno stava ammaliando i teenagers del mondo intero, mentre le prime sonorità beat prendevano forma.

A sagomare quei suoni, quelle strutture, in territorio rossocrociato c’era Toni, che, appena ventenne, dà vita alla primissima line-up de Les Sauterelles. Nel 1965 il gruppo pubblica i primi due singoli - “Hong Kong”/“Forget It All” (Columbia), “I’m A Prisoner”/“Tonight (Pretty Baby)” (Columbia) - e l’anno successivo registra il primo album, omonimo (Columbia).

Nel 1967 Toni e suoi compagni di viaggio incidono anche in italiano (“Aiuto!... Va sempre male?”/“Il quinto non lo paghi”), sbarcando nella vicina Penisola sul palco del Cantagiro. Di ritorno in territorio elvetico, sempre in quell’anno, aprono il memorabile concerto che i Rolling Stones tengono tra le mura dell’Hallenstadion di Zurigo: «Rientravamo in Svizzera dopo essere stati per diversi mesi in tour in Italia con i New Dada, Antoine e un sacco di altra gente - ricorda Toni - Avevamo il timore che qui nessuno si ricordasse di noi, e invece il pubblico ci riservò un’accoglienza straordinaria, un po’ come quando i Beatles tornarono a suonare a casa, a Liverpool...».

Toni, quindi immagino vi siate goduti lo show degli Stones direttamente dal palco…

«Non proprio… Siamo riusciti ad ascoltare soltanto la prima canzone e metà della seconda, dopodiché la polizia ci chiese di andarcene…».

Li avete comunque incontrati nel backstage?

«Certo, prima dello show… Erano lì, tutti e cinque: Mick Jagger, Keith Richards, Bill Wyman, Charlie Watts e Brian Jones… Conservo ancora i loro autografi, fatti, tra l’altro, su una cartolina del Duomo di Milano che mia moglie aveva nella borsetta… Curiosamente quel giorno nessuno di loro aveva con sé foto da autografare…».

Di cosa hai parlato con Mick Jagger?

«Mi chiese della scena musicale svizzera, scoprendo che les Sauterelles, come i Rolling Stones, nacquero nel 1962…».

In occasione del concerto in programma a Locarno verrà ristampato il vostro secondo album, “View To Heaven” (Blick, 1968). Cosa vuoi dirmi al riguardo?

«Viene ristampato per il Record Store Day 2017, che quest’anno è in calendario il 22 aprile. Quindi ancora non so se a Locarno avremo modo di venderlo… Vedremo… Si tratta, comunque, di un’edizione limitata di 1000 copie in vinile a cui abbiamo aggregato anche un ep con quattro brani inediti, registrati negli ultimi mesi: “Fifty-Five”, “Grasshopper’s Ballad”,  “Man In The Moon” e “Time”».

Come ricordi le registrazioni dell’album?

«Per la prima volta entrammo in uno studio dotato di un otto piste… Eravamo elettrizzati! Calcola che i Beatles registrarono album straordinari su un quattro piste… Con noi in studio c’erano una sezione archi di sedici elementi, una sezione fiati, una dixieland band e un coro di bambini con cui - per cinque giorni interi - sperimentammo suoni… Furono istanti straordinari...».

Cosa hai ascoltato durante il processo di lavorazione del disco?

«Qualche tempo prima di entrare in studio ruppi il gomito e per forza di cose dovetti fermarmi. Incominciai ad ascoltare musica barocca: mi colpì così tanto che non avrebbe non potuto influenzare “View To Heaven”...».

Cosa vuoi anticipare a coloro che assisteranno al concerto a Locarno?

«Appositamente per la nostra tappa in Ticino, nella setlist abbiamo inserito anche i brani in italiano che presentammo al Cantagiro... Vi aspettiamo numerosi, quindi, non mancate!».

 

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