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Lo spirito del rugby anche dopo la vita

In FactLo spirito del rugby anche dopo la vita

14.05.21 - 12:17
I gemelli Cuttitta sono leggende le cui gesta hanno aiutato la loro famiglia nella scomparsa di Massimo per coronavirus
Marcello Cuttitta
Lo spirito del rugby anche dopo la vita
I gemelli Cuttitta sono leggende le cui gesta hanno aiutato la loro famiglia nella scomparsa di Massimo per coronavirus

Massimo e Marcello Cuttitta, gemelli nati il 2 settembre 1966 a Latina, sono considerati autentiche leggende del rugby italiano e internazionale. Pilone Massimo e ala incontenibile Marcello, hanno coltivato la loro passione per la palla ovale in Sudafrica, dove si erano trasferiti in tenera età con i genitori. I gemelli Cuttitta hanno scritto la storia della nazionale azzurra negli anni ’90, tanto che Marcello detiene ancora oggi il record assoluto di mete (29) oltre alle 283 in campionato. Massimo è deceduto lo scorso 11 aprile a causa del Covid-19 e In Fact vuole onorare la memoria di un campione nello sport e nella sua vita.

Marcello Cuttitta, il mondo del rugby internazionale piange la scomparsa di suo fratello gemello Massimo. Come lo ricorda?
«Era un buono, con lo stesso fisico di Mike Tyson. Nella sua carriera, nonostante la posizione in campo, pilone della mischia, non aveva mai preso un’espulsione. Era dalla parte dei compagni e rispettava gli avversari, per questo aveva avuto sempre successo, anche nella sua carriera da allenatore in Scozia».

Se n’é andato con dignità, portato via dal coronavirus, come vostra madre Nunzia.
«Massimo era molto legato alla mamma, le è stato vicino fino alla fine nonostante avesse la stessa malattia. E due giorni dopo ci ha lasciato pure lui. Sono fiero di mio fratello».

Anche lei, Marcello, è stato un grande di un grande sport, che in altri Paesi è in grado di coinvolgere folle d’altri tempi. Per quale motivo?
«È una disciplina umile, che accorcia l’agonismo e le provocazioni fra gli avversari, tanto è vero che si parla del famoso “terzo tempo”… Il rugby è una filosofia di vita in cui il rispetto è alla base di tutto».

Si riesce veramente a bere una birra con un avversario che ti ha appena battuto?
«Certo, è un altro aspetto affascinante del nostro mondo. Il “terzo tempo”, che in realtà non è altro che un’appendice per stare tutti insieme dopo una partita, è stato inventato dagli inglesi che, pur di bere una birra in compagnia, avevano stabilito che la loro bevanda preferita sarebbe stata offerta da chi avrebbe perso. Ed è un momento molto forte!».

La tradizione va oltre con smoking e cravatte…
«Fuori dal campo si cerca di essere impeccabili nell’abbigliamento, quasi fosse un segno di rispetto per gli avversari e per il rugby in generale. Le cravatte rappresentano la collezione dei contatti a livello internazionale che un giocatore stabilisce grazie ai meriti della sua carriera».

 

Intervista realizzata da Romano Pezzani

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