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GAMESPerché anche la mamma non può essere una gamer?

28.05.20 - 08:00
E infatti, stando a uno studio il 71% di loro gioca (anche ogni giorno) e il 57% ritiene che le renda più spensierate
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Perché anche la mamma non può essere una gamer?
E infatti, stando a uno studio il 71% di loro gioca (anche ogni giorno) e il 57% ritiene che le renda più spensierate

LOS ANGELES - Mamme e videogiochi, come gatto e topo, acqua e fuoco: sembrerebbe una delle tante antitesi maxime ma non è proprio così.

Se a molte di loro (ok, anche a molti papà) tocchi l'arduo compito di monitorare le partite di "Minecraft" e "Fortnite" dei figli - magari poi staccandogli la spina sul più bello - è vero anche che spesso e volentieri la loro partitina la fanno pure loro.

Lo sostiene uno studio recente di Activision Blizzard e Alter Agent che ha intervistato 7'000 mamme dai 25 ai 54 anni fra Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania.

Il risultato ha del sorprendente: il 71% delle interpellate giocava regolarmente ai videogiochi, anche se solo il 48% di esse si definiva "una gamer". Una parola, questa, «che ormai da troppo tempo viene associata in maniera inaccurata esclusivamente agli uomini», conferma la ricerca.

Certo, le mamme videogiocatrici non sono delle "smanettone", impallinate di hardware e console: la loro piattaforma preferita è il mobile - sia esso smartphone o tablet - con il quale giocano ogni settimana (il 90% delle intervistate) o pure quotidianamente (il 71%).

Quote nettamente più ristrette per le gamer quotidiane su computer (38%) e console (33%). In ogni caso il tempo di gioco raramente supera le 10 ore settimanali (attorno al 28% delle interpellate).

Fra le motivazioni per le sessioni di gioco c'è il relax (59%), la cura di sé (45%) ma anche come attività di socializzazione con altri adulti, ma anche con i propri figli (37%). Per molte di loro il videogame è una risorsa utile per capire meglio i propri bambini (45%).

Ed è anche una sorta di level-up, diciamo così, morale: il 57% delle mamme gamer si ritiene «più vivace e felice» di quelle non-gamer e il 45% è convinta di avere una visione ottimistica per il futuro dei suoi figli.

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