Cerca e trova immobili

GAMESIl 2020 per i videogames è già l'anno dei ritardi

09.02.20 - 09:52
E se voi siete nervosi, pensate chi dovrà passare quei mesi prima della pubblicazione a lavorarci giorno e notte
Bethesda/Square/Naughty Dog/Cdprojekt
Il 2020 per i videogames è già l'anno dei ritardi
E se voi siete nervosi, pensate chi dovrà passare quei mesi prima della pubblicazione a lavorarci giorno e notte

LUGANO - Prima ancora di essere iniziato il 2020 videogiocoso già si sta distinguendo per una cosa: i ritardi di peso. Già perché sono diversi i titoli di un certo livello le cui date di uscita sono slittate, e pure di parecchi mesi.

Qualche esempio? L'attesissimo "Cyberpunk 2077" (da aprile a settembre), il supereroistico "Marvel's Avengers" (da aprile a settembre), e il remake di "Final Fantasy VII" (da marzo ad aprile) si aggiungo ai loro colleghi ritardatari annunciati "Doom Eternal" (da ottobre 2019 a marzo) e "The Last of Us -Parte 2" (da febbraio a maggio).

I motivi del ritardo: semplicemente non erano pronti. Fra le motivazioni addotte dagli sviluppatori, infatti, c'è la necessità di sistemare e levigare i giochi di modo da renderli all'altezza di un panorama sempre più competitivo. Non è un caso che, anno dopo anno, le uscite siano sempre meno e sempre più di peso.

È chiaro: se siete fra quelli che aspettavano con ansia uno di questi game, sicuramente non ne sarete contenti ma, in realtà, da una dilazione di questo tipo permette di avere fra le mani un gioco che non deluda le aspettative.

E per chi, invece, il gioco lo sviluppa? Secondo alcuni professionisti del settore sentiti da Wired, avere alcuni mesi in più «è una cosa positiva». Di recente capita spesso che i giochi vengano «pubblicati troppo presto e in versioni incomplete o insoddisfacenti».

Per ”Doom Eternal”, invece la scelta è stata presa per una questione di eccellenza, ha confermato un dipendente di ID software al lavoro sul gioco: «Le prime recensioni di prova hanno dato un risultato buono ma non ottimo, abbiamo deciso che quindi era necessario metterci un filino di amore in più».

Non è però chiaro se questo tempo in più lasci un po' più di respiro a chi a questi titoli ci lavora, oppure no. Il "crunch time", come viene chiamato dagli addetti ai lavori è, infatti, ancora una pratica tanto diffusa quanto temuta nell'industria. Spesso si traduce in settimane lavorative da centinaia di ore, e questo per mesi. Sono molte le storie di vite private letteralmente cancellate, e gravi ripercussioni sulla salute, a ridosso dell'uscita di un gioco.

Se c'è chi, come Nintendo, dichiara che l'uscita posposta viene introdotta «per preservare la salute dei dipendenti» (riguardo a "Animal Crossing: New Horizons", in un articolo apparso su Vice) per diversi altri - immaginiamo - è probabile che si traduca in un'infernale corsa all'ultimo fix.

«I ritardi non hanno mai aiutato, anzi», conferma sempre a Wired una veterana americana dell'industria, «quando capitavano, l'unica cosa che facevano erano spostare la luce in fondo al tunnel ancora un po' più in là».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE