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CINALa Cina sta per attivare il primo reattore nucleare ai sali fusi di torio

16.08.21 - 08:00
L’impianto non ha bisogno di acqua per refrigerare e sarà più sicuro, efficiente, flessibile e meno inquinante.
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La Cina sta per attivare il primo reattore nucleare ai sali fusi di torio
L’impianto non ha bisogno di acqua per refrigerare e sarà più sicuro, efficiente, flessibile e meno inquinante.

PECHINO - Stando a quanto spiegato da un rapporto del South China Morning Post (SCMP), la Cina sarà il primo paese al mondo ad avviare un reattore nucleare a sali fusi alimentato a torio liquido invece che da uranio. Si tratta di un nuovo modello che non utilizza l’acqua per il suo raffreddamento e pertanto potrà essere installato nelle regioni desertiche consentendo grandi forniture di energia.

I reattori a sali fusi sono allo studio almeno dagli anni 40. In passato sono stati condotti alcuni esperimenti negli Stati Uniti che però non hanno trovato una soluzione a problemi come la corrosione e la fessurazione dei tubi utilizzati per trasportare i sali fusi. Oggi, però, grazie ai recenti sviluppi tecnologici, di cui la Cina è sicuramente il paese più avanzato, la fattibilità di una struttura del genere è aumentata sostanzialmente. La costruzione dell’impianto, infatti, dovrebbe essere completata ad agosto nella città di Wuwei, che si trova in un’area desertica nella provincia del Gansu. I primi test cominceranno a settembre con l’obiettivo di raccogliere più dati possibile, ma l’uso commerciale dovrebbe avvenire a partire dal 2030.

Una centrale a sali fusi funziona con appunto il torio come combustibile che, dopo essersi legato al sale e passando attraverso il reattore, scatena una reazione a catena che emette calore e lo trasferisce a un generatore di vapore esterno prima di ritornare al reattore per cominciare un nuovo ciclo. A causa del suo alto punto di fusione, il sale fuso si raffredda rapidamente e si solidifica senza il rilascio diretto di esalazioni, prevenendo così una diffusione della radioattività nell’ambiente. Tali reattori, poi, non necessitano di acqua dato che la dissoluzione dell’elemento principale avviene nel sale di fluoruro, che funge da elemento refrigerante, e il cui prodotto di reazione principale, l’uranio-233, è riutilizzabile in altre reazioni. In caso di perdita, quindi, il sale fuso è in grado di raffreddare efficacemente il torio e ridurre drasticamente i danni collaterali.

La Cina sta puntando a questa tecnologia sia per l’abbondanza nel paese del torio come risorsa, sia per i maggiori vantaggi rispetto ai reattori tradizionali alimentati da uranio che, come è noto, producono rifiuti che rimangono estremamente radioattivi per millenni e in caso d'incidenti vi è sempre il rischio di spargere nell’atmosfera e nel terreno livelli alti di radiazioni. Una centrale al torio, invece, è decisamente più sicura e presenta un minor impatto ambientale. I reattori possono essere costruiti molto più semplicemente e con dimensioni minori. Non avendo bisogno di acqua, poi, possono essere dislocati in aree desertiche e lontano dalla popolazione. Inoltre, insieme a una minor produzione di energia, un impianto al torio avrebbe il vantaggio di essere un sistema più flessibile, applicabile con facilità anche a centri abitati o aree residenziali di 100.000 persone.

Questo primo prototipo dovrebbe produrre 2 MW e in caso di funzionamento si procederà allo sviluppo di un modello in grado di erogare 100 MW. La Cina, comunque, punta già alla vendita di questi reattori anche ad altri Stati attraverso l’iniziativa “Belt and Road”, un piano di sviluppo globale che coinvolge infrastrutture energetiche, rotte commerciali e parchi industriali.

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