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Orion, l’impianto neurale che riesce a ridare una vista parziale ai non vedenti

STATI UNITIOrion, l’impianto neurale che riesce a ridare una vista parziale ai non vedenti

30.11.19 - 06:00
Una sperimentazione medica ha permesso a sei pazienti di riacquistare parzialmente la vista grazie a Orion, un dispositivo che trasmette le immagini da una videocamera direttamente al cervello
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Orion, l’impianto neurale che riesce a ridare una vista parziale ai non vedenti
Una sperimentazione medica ha permesso a sei pazienti di riacquistare parzialmente la vista grazie a Orion, un dispositivo che trasmette le immagini da una videocamera direttamente al cervello

Quella di restituire la vista ai non vedenti è di gran lunga una delle sfide più difficili ed ambiziose dell’ingegneria biomedica. Tuttavia, proprio di recente, in questo campo sono stati raggiunti risultati straordinari. Basti pensare all’ultima pioneristica scoperta proposta dall’azienda statunitense Second Sight e testata in collaborazione con l’Università della California di Los Angeles e il Baylor College of Medicine del Texas. Si tratta di Orion, la protesi visuale corticale che nel corso del primo trial clinico di un dispositivo del genere ha dato nuove speranze a sei pazienti non vedenti, nello specifico 5 uomini e una donna.

Il dispositivo Orion comprende tre componenti principali: una piccola telecamera collegata a degli occhiali che registra l’ambiente circostante, un’unità portatile di elaborazione dei segnali, e un impianto in corrispondenza della corteccia visiva. L’impianto cerebrale è costituito da 60 elettrodi e traduce le immagini registrate dalla telecamera in pattern di stimolazione.

«Teoricamente, se avessimo centinaia di migliaia di elettrodi nel cervello, potremmo produrre una ricca immagine visiva. Pensa a un dipinto che utilizza il puntinismo, in cui migliaia di piccoli punti si uniscono per creare un’immagine completa, potremmo potenzialmente fare lo stesso stimolando migliaia di punti sulla parte occipitale del cervello», ha affermato il Dottor Daniel Yoshor, professore di neurochirurgia presso il Baylor.

Il punto di forza del dispositivo sta nel fatto di essere in grado di bypassare sia gli occhi che il nervo ottico. Nel caso di danni al nervo ottico, infatti, le soluzioni basate su protesi retiniche risultano completamente inefficaci. Inoltre, nelle persone che hanno perso la vista successivamente alla nascita, la corteccia visiva rimane funzionante e per tale ragione è pensabile utilizzare un dispositivo del genere. Questo, purtroppo, non è applicabile a chi nasce cieco perché le parti del cervello coinvolte nella vista non sarebbero sufficientemente sviluppate per elaborare le informazioni visive.

Per testare il dispositivo, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti della sperimentazione, rimasti completamente ciechi per anni, di guardare uno schermo di un computer e di identificare un quadrato bianco che appariva casualmente in un punto del monitor. La maggior parte delle volte, i partecipanti sono stati in grado di identificare il quadrato. Yoshor ritiene che il quadrato bianco potrebbe rappresentare solo l'inizio del ripristino della visione per i pazienti non vedenti. Ma anche nel suo stato attuale, il dispositivo potrebbe già cambiare la vita di tantissime persone non vedenti.

Paul Phillip, uno dei partecipanti all’esperimento, rimasto cieco da quasi un decennio, ha detto che quando va in giro con sua moglie è in grado di vedere dove finisce l’erba e inizia il pavimento di cemento. Inoltre, è stato in grado anche di vedere dove si trova il suo divano di casa. «È davvero incredibile poter vedere qualcosa anche se per ora sono solo dei punti luce», ha affermato Phillip.

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