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ATEDRebranding: cos'è, come si fa e perché farlo

20.10.21 - 07:46
Strategia di marketing volta a rinnovare l‘immagine aziendale o di un prodotto.
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Rebranding: cos'è, come si fa e perché farlo

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Strategia di marketing volta a rinnovare l‘immagine aziendale o di un prodotto.
Per renderlo sempre più adatto al target a cui è dedicato, al mercato che cambia e alla migliore percezione dell’azienda.

Molto spesso la paura del cambiamento frena gli imprenditori nel dare un nuovo look al proprio brand.

“Il mondo però si evolve e con il passare del tempo cambiano i consumatori, i mercati e i competitor”.

L’immagine di un’azienda non è per sempre; e soprattutto non deve esserlo.
Attuare quindi una strategia di rebranding è assolutamente necessario per tutte quelle aziende che desiderano adeguarsi ai continui mutamenti.

Non possiamo però parlare di rebranding senza fare accenno a ciò che vi è alla base, ovvero il branding.

> Cosa vuol dire?
Significa definire la propria immagine facendo leva su quello che il pubblico dovrà percepire. Fare in modo che i consumatori leghino il brand ad un’esperienza, un’emozione o un’idea.

La definizione di tutti questi aspetti deve però essere in linea e partire da quella che è la filosofia aziendale, gli obiettivi commerciali, il mercato e la propria mission. Aspetti che saranno poi la base del rebranding.

Una volta chiarito cos’è il branding analizziamo insieme cosa si intende per rebranding, quando è necessario, perché farlo e soprattutto quali sono i suoi vantaggi.

Cos’è il rebranding?
Il rebranding è una strategia volta ad apportare dei cambiamenti della brand image, ossia nella percezione che clienti e prospect hanno di un’impresa.

Il rebranding può avvenire su due livelli:

    • Sul posizionamento del brand sul mercato;
    • Sugli elementi visivi di una realtà imprenditoriale come ad esempio sul logo.

Esistono due tipi di rebranding: proattivo e reattivo. Il primo viene eseguito quando un'azienda riconosce che esiste un'opportunità per crescere, innovare o vuole riconnettersi con i propri clienti.

Il secondo invece viene eseguito quando un brand desidera modificare completamente la sua immagine.

Cambiare senza paura
Moltissimi brand hanno timore di intraprendere un percorso di rebranding. I cambiamenti si sa fanno paura, ma non se si è pronti ad affrontarli e soprattutto se si capisce quando è il momento giusto per farlo.

Un imprenditore deve tenere sempre in considerazione che spesso quello che per la sua azienda era perfetto anni fa’, oggi potrebbe non esserlo più. Inoltre non adeguarsi all’evoluzione del business e del mercato semplicemente per paura, potrebbe risultare ugualmente dannoso per l’azienda.

Come arrivare preparati? Innanzitutto bisogna valutare i rischi che il restyling del logo o del nome potrebbe comportare soprattutto se si tratta di un’azienda presente sul mercato da molti anni. E’ necessario però capire che il rebranding va ben oltre la semplice modifica del logo o dei suoi elementi. Al contrario è un processo molto più ampio che richiede consapevolezza poiché bisogna tener conto non solo di ciò che i consumatori apprezzano, ma anche della cultura aziendale, dei valori e della mission.

Altro elemento fondamentale per arrivare preparati è capire qual è il momento giusto per fare rebranding, e prima di attuare qualsiasi strategia è indispensabile analizzare quali sono gli elementi che andranno cambiati e quali invece dovrebbero rimanere invariati.

Perché e quando fare rebranding?
Arriviamo alla domanda cruciale: “Perché intraprendere questa strada e quando cambiare”?

I motivi sono tanti. I principali sono:

    • Il target è cambiato: quando ci si deve rivolgere ad un nuovo pubblico è necessario riposizionare il brand sul mercato e nella mente dei consumatori;
    • L'azienda si amplia o ha una nuova leadership: con una nuova leadership spesso arrivano cambiamenti nell'immagine, nella mission e nella direzione dell'azienda. Un rebranding può aiutare a comunicare questa nuova visione e la nuova identità aziendale.
    • Sono cambiati i trend: i trend non sono mai gli stessi e cambiano velocemente. Rimanere al passo con le tendenze è un altro dei motivi che spingono moltissimi brand al rinnovamento;
    • Il brand è passato: in questo caso parliamo per lo più di un aspetto grafico. Pensiamo ai vari brand che hanno deciso di puntare sul restyling per svecchiare il loro logo;
    • Fusione o acquisizione: quando due società si fondono, devono decidere se gestire i marchi separatamente o unirli, se modificare l'identità di marca esistente o crearne una completamente nuova. In questo caso il rebranding aiuta a creare una nuova identità, a fare chiarezza ai clienti e a sviluppare un nuovo riconoscimento del brand;  
    • Nuove linee di prodotti: man mano che l'offerta dell' azienda si evolve sarà necessario modificare l'immagine aziendale per adattarla a questi cambiamenti e sottolineare l'evoluzione del prodotto per fornire una nuova prospettiva all'azienda; 
    • Riposizionamento sul mercato: nel caso in cui un'azienda decida di riposizionarsi per perseguire un segmento di mercato diverso dovrà prendere in considerazione un rebranding per guadagnare quote di mercato;
    • Supera una crisi o una cattiva reputazione: un rebranding può decisamente aiutare un'azienda a superare una crisi di identità causata da un episodio che ne ha determinato una cattiva reputazione agli occhi dei consumatori. Pensiamo ad esempio ad Uber che ha fatto esattamente ciò per superare una pessima pubblicità relativa alla gestione.

I vantaggi
Quali sono i vantaggi che il rebranding offre alle aziende?

Primo fra tutti è sicuramente la possibilità che dà di distinguersi dalla concorrenza. Il rebranding può essere anche il modo più efficace per differenziare le offerte e l'approccio dell'azienda.

Con il rebranding l'azienda può rimanere aggiornata. Il suo obiettivo è infatti rendere e mantenere il marchio sempre attuale. Garantire che il look aziendale sia sempre all'avanguardia mostra ai clienti come il brand presti particolare attenzione alle tendenze del settore.

Il più grande vantaggio è la capacità di raggiungere nuovi clienti. Il rebranding se ben fatto può offrire quello stimolo di cui un'azienda ha bisogno per crescere in un mercato in continua evoluzione.

Infine consente di aumentare i profitti. Tutti i vantaggi descritti fin ora non influenzeranno solo la strategia inbound complessiva, ma renderanno un'azienda più redditizia.

Come fare rebranding?
Per prima cosa bisogna capire perché si decide di cambiare. Secondo step è quello di analizzare la mission e i valori per far sì che il nuovo marchio sia coerente con essi e li rispecchi.

Il passo successivo?
Impostare una strategia di rebranding che vada ben oltre il semplice cambiamento del logo. Tutto il materiale destinato al marketing deve essere in linea con ciò che si vuole comunicare, dall'advertising al packaging, dai social al sito web o ancora alle brochure.

A questo punto bisogna decidere cosa cambiare e cosa invece mantenere. Solitamente ciò che viene spesso immutato è il nome del brand fatta eccezione per alcuni casi particolari. Bisogna quindi stabilire quali elementi distintivi far rimanere e quali stravolgere dando al marchio un nuovo look.

Prima di attuare una strategia di rebranding è inoltre necessario capire quale sia la percezione del pubblico e soprattutto analizzare il mercato e la concorrenza.

Anche la collaborazione con tutto il team e è importate per ottenere feedback.

Stabilito tutto ciò arriva lo step conclusivo, quello più importante: lanciare il rebranding e comunicarlo al mondo.

Quando si decide di fare rebranding è importante essere preparati e consapevoli dei vantaggi, degli obiettivi e dei rischi, è bene sempre affidarsi ad un’azienda specializzata e competente nel valutare tutte le variabili e le conseguenze di percezione della nuova immagine. Così come è accaduto anche per moltissimi Big brand, nella storia di un'azienda prima o poi arriva il momento di evolversi per migliorare.

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Questo articolo è stato realizzato da ated - Associazione Ticinese Evoluzione Digitale, non fa parte del contenuto redazionale.
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