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CANTONE18.09.2019: il giorno dei visionari

10.04.19 - 12:56
Dopo le Visionary Night, arriva in Ticino il Visionary Day: la prima giornata in cui non solo raccontare, ma mostrare il futuro
18.09.2019: il giorno dei visionari

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Dopo le Visionary Night, arriva in Ticino il Visionary Day: la prima giornata in cui non solo raccontare, ma mostrare il futuro

LUGANO - Dopo le Visionary Night, arriva in Ticino il Visionary Day: la prima giornata in cui non solo raccontare, ma mostrare il futuro.

Dalla notte al giorno: che la metafora vuole contrapposti e confluenti, diversi ma complementari; dipendenti, dialoganti, indispensabili, l’una la negazione dell’altro e al contempo lo specchio. Finora, di visionario in Ticino c’erano state le notti: appuntamenti dopo il calar del sole in cui ascoltare, nel buio di una sala, il futuro raccontato da chi l’aveva immaginato nel passato; intuito, plasmato, indirizzato. Stefano Zanero, hacker convertito alle necessità della sicurezza informatica; Salvatore Aranzulla e i suoi tutorial per divulgare la conoscenza tecnologica; Bruno Giussani e le conferenze Ted con cui diffondere idee capaci di cambiare il mondo; Mauro Dell’Ambrogio e l’innovazione che passa attraverso ricerca e formazione; Massimo Guarini che di tutto questo ha fatto un gioco, anzi di più. Uomini che il presente hanno anticipato; ma perché non andare oltre, e non solo dire ma mostrare; precorrere quel che sarà e offrirlo, per una giornata intera, a semplici curiosi, esperti, appassionati. A tutti.

Da tre mesi ormai si lavora dietro le quinte, per arrivare al prossimo 18 settembre: quando, al Palazzo dei Congressi di Lugano, si toglierà il velo al primo Visionary Day del Canton Ticino.

«L’evento sull’innovazione e le tecnologie del prossimo futuro» destinato a imprese e consulenti e ugualmente a chi ne ha solo “sentito parlare”; dedicato all’apprendimento come alla cultura generale, al design e alla salute, insomma al quotidiano attraversato e sconvolto, in senso buono, dalla trasformazione digitale, per molti una definizione dai confini imprecisati.

Doveva essere una sorta di Expo della realtà virtuale, sulle prime; ma ben presto si è scoperto che sarebbe andato troppo stretto agli organizzatori. E, via via che si è deciso di allargarlo ad altri temi, ha imboccato la sua strada quasi in autonomia dagli uomini, e le donne, che ci credono. Per esempio: «Inizialmente si pensava a dodici relatori - ricorda Davide Proverbio di Prowork Swiss, formatore e coach con la passione per le nuove tecnologie e le sfide digitali - In un attimo sono diventati diciotto». Plausibile che raddoppino rispetto al numero iniziale, suddividendosi in almeno un paio di sale e palchi da dove presentare, in contemporanea, la propria “visione”.

Declinata ora sulle esigenze di un sapere più umile e discreto, ora di chi vuole acquisire maggiore consapevolezza oppure di chi già aspira a cogliere opportunità ma non ha ancora chiare quali. «I target sono differenti», spiega Proverbio, annunciando quel che vuole essere un meeting assolutamente democratico, accessibile a chiunque: anche alle famiglie con bambini.

Per questo, ad accogliere i visitatori fin dalle 9 del mattino, sarà un open space in cui entrare in contatto, gratuitamente, con i robot o il 3D, la realtà virtuale, il riconoscimento vocale, l’intelligenza artificiale: fruendone attraverso stand dove le parole lette o udite possano prendere una forma.

Solo chi se la sentirà salirà al piano più alto a far da spettatore degli speech, pagando il prezzo di un biglietto comunque modesto, già in vendita a partire da 75 franchi (www.visionaryswiss.ch) con la formula Blind Bird.

Ma c’è anche un’altra differenza, rispetto a eventi analoghi già collaudati e rinomati: la call avviata per selezionare il fiore degli specialisti della trasformazione digitale - fra i nomi degli ospiti quello del professor Kevin Warwick, con il suo microchip impiantato sottopelle e gli studi sull’ibridazione uomo-macchina - è aperta a chiunque ritenga di avere qualcosa da dire, con l’auspicio di scovare anche talenti sconosciuti e di dare loro un’occasione.

Che cosa gliel’ha fatto fare, a chi dalla fine dello scorso anno lavora senza sosta né compenso per provare a dire come cambierà il mondo, e con quanta fretta? «Credo nelle persone, nella condivisione dei valori, nella possibilità di creare qualcosa di buono e di imparare da esso», riflette Proverbio, che ha cominciato a mettere a punto il suo progetto dopo l’incontro con ated – Ict Ticino e Cristina Giotto.

L’idea, elaborata a tavolino, ha presto sconfinato e coinvolto altre realtà all’avanguardia. Perché in fondo, e neanche tanto, «bisogna unire le forze per creare visibilità intorno alle nuove tecnologie, far capire qual è la direzione che stiamo prendendo e come sfruttare al meglio le opportunità che il futuro ci offre, mantenendo però sempre al centro l’uomo - osserva Maria Luisa Benini di Ks/Cs Comunicazione Svizzera - Dobbiamo superare le paure, essere precursori dei tempi».

Lo comprende bene Stefano Dell’Orto di Prowork International Swiss Sagl, che non ci ha pensato su un istante. «Non potevo lasciarmi sfuggire l’opportunità di partecipare all’organizzazione di questo evento unico e soprattutto di lavorare con persone che condividono la mia stessa visione. La mia missione? Facilitare il raggiungimento di obiettivi, consapevolezza, scelte, in un processo dinamico e duttile al cambiamento. E la migliore strategia per adattare il mondo “tradizionale” a quello digitale è conoscerlo e imparare a gestirlo».

La strada resta lunga; c’è da trovare un varco, veicolare un messaggio che non sempre o non per tutti è perfettamente comprensibile. Questo è il compito che si è ritagliato per se stesso Mirko Lunardon di Manthea, già ideatore del logo e del nome. «Ho molte altre cose in mente. L’idea mi ha entusiasmato da subito. Mi sono messo immediatamente al lavoro, in due settimane ho realizzato otto prove di brand e ipotizzato 16 nomi». La scelta è caduta poi su qualcosa che potesse richiamare un evento ormai consolidato, garantito, e al contempo farlo crescere, in senso proprio e in senso lato.

Non a caso, il Visionary Day non si concluderà affatto alle 17 di un pomeriggio intenso. Relax con un aperitivo insieme, poi tutti invitati alla Visionary Night. Il giorno che si unisce alla notte, lo completa ma non lo esaurisce. Arrivederci, con tutta probabilità, all’anno dopo.

Maggiori info dalla pagina https://www.visionaryswiss.ch 


Questo articolo è stato realizzato da ated - Associazione Ticinese Evoluzione Digitale, non fa parte del contenuto redazionale.
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