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GUIDANDO LA STORIAAlfa Romeo Giulia GT: Modernismo retrò

13.05.11 - 07:22
Alla guida della coupé più gloriosa del "Biscione", per scoprire quali emozioni ci regalavano le auto quando andavano ancora a carburatori.
Carlo Simoni
Alfa Romeo Giulia GT: Modernismo retrò
Alla guida della coupé più gloriosa del "Biscione", per scoprire quali emozioni ci regalavano le auto quando andavano ancora a carburatori.

NASCE UNA NUOVA RUBRICA - Abbiamo deciso di inaugurare così la tanto desiderata area della nostra rubrica motori dedicata alle auto storiche e le cosiddette “Youngtimer”; nata per far conoscere al grande pubblico l’epoca in cui le automobili erano ancora un oggetto di culto per veri appassionati, per rispolverare vecchi ricordi custoditi in un angolo ben nascosto della nostra memoria, per riscoprire le automobili meno conosciute e per celebrare le più famose, per ripercorrere le tappe fondamentali di un’industria che ha segnato il mondo ma, soprattutto, per emozionare. E quando si parla di emozione al volante, nulla è meglio di un’automobile sportiva a carburatori.

LA SCELTA DELLA VETTURA - Sin dal principio la decisione fu di aprire il tutto con un’Alfa Romeo, ieri simbolo della maggiore sportività automobilistica di nobilissimi origini, oggi tristemente al vaglio dei dirigenti Fiat che ne hanno risollevato le sorti commerciali perdendo però nel corso degli anni qualsiasi affinità con quello che, ancora poco più di un ventennio fa, rappresentava il suo nome. E scegliendo un’Alfa Romeo, ci siamo decisi per una Giulia GT, e i motivi sono presto detti.

GIULIA, UNA STORIA DI SUCCESSI - La Giulia è senz’ombra di dubbio uno dei modelli, se non addirittura il modello più rappresentativo della casa del Biscione. Nata nel 1962 nel pieno del famoso “Boom economico” e costruita presso lo storico stabilimento Alfa Romeo di Arese (allora appena ultimato), la Giulia ha conosciuto uno strabiliante successo commerciale che l’ha accompagnata attraverso le sue numerose evoluzioni sino al 1977, anno in cui si terminò la sua produzione dopo 15 anni di onorata carriera; questo nonostante vi fosse ancora una consistente richiesta da parte di un folto numero di clienti. Questo è solo il primo dei segnali che testimoniano la validità del prodotto realizzato dalla squadra di progettazione capitanata dall’ingegner Orazio Satta Puliga, a capo della Direzione della Progettazione, prodotto che diventò negli anni l’automobile con il maggior palmarès sportivo di tutti i tempi. Un successo il cui merito va anche in gran parte alla Giulia Sprint GTA, sicuramente la più conosciuta tra gli appassionati sportivi e ancor oggi uno dei modelli del marchio più noti nel mondo.
Il modello qui presentato è proprio una giusta via di mezzo tra il successo commerciale della Giulia tradizionale ed il successo sportivo della GTA di cui parlavamo poc’anzi. Nel 1963, l’anno successivo alla nascita della Giulia berlina, fa il suo ingresso nel mercato automobilistico una versione coupé, chiamata Sprint GT. La splendida vettura disegnata da Giorgetto Giugiaro, all’epoca ancora alle dipendenze di Bertone, conquista sin dal primo sguardo con il suo disegno classico e quasi senza tempo, caratterizzato dal celeberrimo scudetto e dai romantici fari tondi. Per il nostro servizio è stata scelta la versione più matura, ovvero la GT 2000 Veloce, dotata del bialbero di 1962 cc, ultima evoluzione del modello, che venne presentata alla stampa nel giugno 1971.

ARTE SU RUOTE - Un capolavoro, verrebbe da dire, che nel caso dell’esemplare del nostro articolo, prodotto nel 1973, si presenta in una livrea “Bianco spino” anziché nel classico rosso Alfa, come invece si aspettava il nostro fotografo. Restare insensibili al suo fascino è tuttavia impossibile. L’occhio più esperto noterà inoltre che, trattandosi del modello 2000, la carrozzeria presenta come caratteristica  l’assenza dello “scalino” all’estremità anteriore del cofano, tratto distintivo delle prime versioni.

LUSSO ITALIANO - Calarsi nell’abitacolo di questa GT è un tuffo istantaneo nel passato. Una volta presa posizione sui sedili rivestiti in panno “Blu Caravelle”, vincitori tra l’altro di un premio da parte di un giuria di medici per esecuzione, ergonomia e contenimento, ci si trova di fronte una plancia di semplice bellezza. A farla da padrone è in particolare l’inserto in legno che corre lungo la consolle centrale e il cruscotto, interrotto solo dai grandi quadranti tondi di velocità e contagiri, la cui forma viene anche ripresa dalle 2 bocchette d’aerazione laterale. Lo stupendo legno è anche presente sul grande volante “a calice”. Gli strumenti tondi raggruppati sotto l’occhio del “pilota”, qualche leva e pochi interruttori sono gli ingredienti vincenti che assieme a quelli citati prima fanno dell’abitacolo della Giulia GT uno dei più belli nei quali abbia avuto la possibilità di sedermi in tempi recenti. Il fatto di trovarmi quasi subito a mio agio sottolinea inoltre quanto questo fosse di concezione moderna specie pensando che risale al lontano 1963, ovvero quasi 50 anni fa!

UNA MECCANICA RAFFINATA - Mentre il nostro abile fotografo Carlo sta scattando le ultime foto, la voglia di mettermi al volante é tanta soprattutto se penso alla scelta raffinata dei materiali utilizzati per la meccanica. Il motore, compreso basamento, è in lega d’alluminiio, così come l’involucrlo del cambio a 5 rapporti e la scatola del differenziale autobloccante, senza dimenticare le valvole al sodio per dissipare il calore.

EMOZIONI D’ALTRI TEMPI - È giunto quindi il momento dalle classiche operazioni di rito prima di ingranare la prima: due colpetti sull’acceleratore, “tirare l’aria”, girare la chiave per avviare il motore, reinserire l’aria dopo una decina di secondi e dosare il minimo con qualche toccatina d’acceleratore. I primi chilometri con la Giulia si rivelano una vera sorpresa: se non fosse per la doppietta consigliata per preservare i sincronizzatori nelle scalate e il per il particolare uso di frizione e acceleratore nelle cambiate direi di essere alla guida di un’auto costruita in un’epoca molto più vicino alla nostra. In particolare per il propulsore, che già in quarta a 1'300 giri/min. riprende vigoroso per accumulare velocità con invidiabile elasticità, rispondendo fedelmente a qualsiasi stimolo dato al pedale. Persino l’insonorizzazione nella guida tranquilla mi ha stupito, anche se basta far salire l’ago verso la zona nobile del contagiri per far cantare il famoso “bialbero” in tutto il suo splendore. I 132 cavalli erogati dal 4 cilindri, oggi  valore irrisorio, hanno compito facile con i soli 1'040 kg della “nostra” GT e rimango positivamente impressionato dall’esuberanza del propulsore, capace di farle raggiungere i 100 km/h in 8.9 secondi e raggiungere la ragguardevole velocità massima di 198 km/h. Saggiare l’intero potenziale della Giulia GT richiede un’ampia conoscenza della vettura, conoscenza che a causa della breve prova non faccio in tempo ad instaurare. Qualche curva allegra mi permette però di avere un assaggio dei due elementi che da sempre hanno contraddistinto il comportamento della Giulia GT: la tenuta di strada e la frenata, davvero notevoli.

Questo primo e breve contatto a bordo della Giulia GT mi ha impressionato, oltre che per le emozioni dimenticate che trasmette un motore a carburatori, in particolare per  quanto la concezione della vettura fosse moderna già all’epoca. La posizione di guida, la disposizione degli strumenti e degli interruttori, lo schema meccanico e la guidabilità sono, con le dovute misure, molto più vicine a noi di quanto possiamo immaginare. Con un’unica grande differenza: il legno ed il metallo presente nell’abitacolo sono veri, i suoni e gli odori sono quelli realmente prodotti dall’automobile e i comandi che impartite vengono trasmessi agli organi meccanici senza alcun filtro. Una vettura ammirevolmente moderna ma squisitamente autentica.

Testo di Benjiamin Albertalli
Foto di Carlo Simoni

 

Si ringrazia l'Hotel Villa Principe Leopoldo per la gentile collaborazione nell'averci concesso i suoi spazi a fini fotografici.

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