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PRIME IMPRESSIONIUna Lamborghini dagli angoli smussati

10.09.15 - 15:00
Con la Huracàn condivide la voglia (e la capacità) di andare fortissimo, ma sono più diverse di quanto si possa sospettare…
Una Lamborghini dagli angoli smussati
Con la Huracàn condivide la voglia (e la capacità) di andare fortissimo, ma sono più diverse di quanto si possa sospettare…

Ma tu pensa: due automobili che tecnicamente potrebbero essere una la fotocopia dell’altra, sono al tempo stesso così simili e così diverse. Non sostanzialmente diverse: a occhi chiusi capiresti che una condivide la base tecnica con l’altra. Diverse nei modi di fare, nell’approccio, nella filosofia di vita. Entrambe vanno forte, fortissimo. Davvero dovreste smettere di sottovalutare la R8 se la considerate solo un surrogato, un modello da classe B, un eterna seconda. Sarebbe più corretto definirla una comprimaria, cioè seconda soltanto a chi (per scala gerarchica) sta sopra di lei per storia, esclusività e quindi prezzo d’acquisto.

Della precedente generazione ricordo in particolare due cose. La prima è che anche lei sapeva andare molto veloce ed era, nel complesso, relativamente facile da guidare. Anche con quella attuale, nonostante eroghi 540 o 610 cavalli (noi, giusto per specificare, abbiamo saggiamente deciso di guidare solo quest’ultima versione, denominata “Plus”), bastano due giri di pista e riesci già a gestirla a dovere; altri due e la puoi rivoltare come un calzino. Idem su strada, dove non si tira certo indietro quando si tratta di andare forte. Quanto veloce poi effettivamente sia dipende dalle tue capacità di guida ma, in ogni caso, non avrai mai la sensazione di sentirti in un qualche modo inadeguato. Il che è perfetto per tutti quei calciatori che pur non avendo alcuna abilità di guida potranno sentirsi dei moderni James Hunt di fronte ai locali più esclusivi della loro città. La seconda cosa che ricordo della precedente generazione è che era oltremodo comoda per essere la tipologia di auto che era. Aveva davvero segnato un nuovo riferimento nel settore. Qualche anno fa mi trovavo a Klagenfurt (Austria) per partecipare ad un evento ed ero in estremo ritardo in quanto di li a qualche ora avrei avuto un aereo in partenza da Monaco di Baviera. La R8 non solo fu in grado di annullare quel ritardo sfiorando la soglia dei 300 km/h una volta superato il confine a Salisburgo, ma mi permise di trasportare armi e bagagli e rendere persino confortevole nonostante lo stress il viaggio sulle autostrade austriache.

La nuova Audi R8 è uguale. O meglio: è uguale estremizzando entrambi gli aspetti. Fuori non si può certo dire che sia brutta, specie con l’alettone e i dettagli in carbonio specifici della versione “Plus”. L’abitacolo ti accoglie con una sconcertante via di mezzo tra una monoposto e una Bentley. Perché la plancia è avvolgente, orientata verso il pilota, e quasi tutti i comandi sono racchiusi nel volante, ma i materiali di pregio abbondano in quantità, le rifiniture sono curatissime e i componenti tutti hi-tech. Nella vita di tutti i giorni con il cambio in “D” potrebbe quasi sembrare una 911. Però d’altro canto da guidare toglie non poche soddisfazioni. Sicuramente per l’urlante V10 aspirato che non importa a quale regime di rotazione si trovi ma ti avvicina sempre velocemente all’orizzonte. Quando poi urla al limitatore o addirittura vi batte contro (il doppia frizione non innesta il rapporto successivo quando utilizzato in modalità manuale, grazie a Dio!) viene quasi la pelle d’oca. O un gran sorriso sul volto. E poi il baricentro è basso, la vettura leggera (1'454 chili a secco), l’aerodinamica focalizzata per ottenere un’ottima deportanza. Stacchi anche a oltre 200 e resta stabile, ti infili in curva quasi alla velocità del pensiero, in uscita non hai timore a portare a fondo corsa l’acceleratore perché il massimo che può succedere è un leggero sovrasterzo facilmente gestibile e ben corretto da un’elettronica mai invasiva. Per guidare in pista la modalità “Performance” è dotata addirittura di tre set-up aggiuntivi: asciutto, pioggia e – udite udite – neve. Sia mai che dobbiate partecipare al Rally di Monte Carlo… Vai fortissimo ma non è per questo priva di emozioni: se ci sai fare e usi sapientemente i trasferimenti di carico, a elettronica disattivata diventa assurdamente divertente per avere quattro anelli impressi sul volante. Con la consapevolezza che puoi, se sei capace, mettere in imbarazzo altre supercar. Ovviamente non parlo dei 3,2 secondi per toccare i 100 km/h, i 200 all’ora raggiunti in meno di 10 e i 330 di punta, semmai del fatto che questi valori sommati ai suoi elevatissimi limiti faranno si che sarai costantemente avvolto nel tuo sedile in una sorta di abbraccio gravitazionale estremamente affettuoso.

Senzazioni da supercar vera ma senza fare paura e senza essere radicale: la Ferrari 458 Speciale, per esempio, è tutt’altra cosa. Idem la McLaren 650S. Anche la Huracàn è qualcosa di diverso, sebbene la differenza sia in questo caso per ovvie ragioni più sottile. L’Audi R8 nella guida impegnativa è come la Lamborghini ma con gli angoli smussati: sebbene sia relativamente facile considerando il suo potenziale, la R8 lo è ancora di più, idem per le reazioni altrettanto veloci ma non altrettanto taglienti rispetto all’emiliana con cui risponde ai comandi dati allo sterzo. Nel complesso è un po’ meno impegnativa, meno stancante. Differenze sottili, sia chiaro, di cui una larga (anzi larghissima) fetta di umanità non si accorgerà nemmeno. E che anzi troverà le R8 estremamente più fruibile nell’uso quotidiano. Chi acquisterà una Huracàn al posto della R8 sarà quell’1% (ma diciamo anche 0,01%) della popolazione mondiale in grado di cogliere la sottile differenza sensoriale tra le due, oppure quel 99,9% della popolazione che la preferirà all’Audi per ovvie – e giustificabilissime – questioni di immagine. Ah, giusto: il prezzo! Mi stavo quasi dimenticando di dire che per la R8 al momento bisogna al minimo spendere 219'900 franchi, che diventano oltre un quarto di milione per la “Plus”. Se per una volta non ho parlato di cifre, significa che le emozioni di guida non dovevano essere poi così malvagie. Niente male!

 

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