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PRIME IMPRESSIONIClasse C Coupé: al volante della AMG

12.05.16 - 18:05
Abbiamo guidato anche C 63 S da 510 cavalli tra i cordoli dell’Ascari. Una sportiva inaspettatamente tosta e impegnativa.
Classe C Coupé: al volante della AMG
Abbiamo guidato anche C 63 S da 510 cavalli tra i cordoli dell’Ascari. Una sportiva inaspettatamente tosta e impegnativa.

Sono due le versioni disponibili per la Classe C Coupé AMG, differenziate in primo luogo dalla potenza espressa dal motore: da un lato abbiamo la C 63 con 476 cavalli e dall’altro la C 63 S che di cavalli ne ha 510. Partiamo dal presupposto che nessuno acquisterà la versione meno potente e concentriamoci dunque sulla versione “S”, che alla fine costa poi solo poco più di 9'000 franchi in più, ovvero 105'800 franchi. Dritti al punto, come piace a noi.

C’è una cosa che ci piace subito della Classe C Coupé rivista dal reparto sportivo di casa, e cioé che ti rendi conto sin da subito che si tratta di un’automobile speciale. Lo è quando ammiri i passaruota allargati che aumentano la carreggiata anteriore e posteriore di oltre 6 centimetri, lo è quando impugni quel volante in Alcantara. È un’automobile speciale e profondamente diversa dalla Classe C Coupé da cui deriva, anche sotto il profilo tecnico. Basti pensare che all’esterno hanno in comune soltanto tre elementi: le portiere, il tetto e lo sportello del bagagliaio – tutto il resto è stato rivisto o riprogettato. Come pure l’assale posteriore che in totale può contare su ben dodici snodi. Anche lo stesso motore evoca ricordi particolari. Si tratta di un 4 litri biturbo (V8) in cui le due turbine si trovano all’interno delle bancate anziché all’esterno; questo per rendere le dimensioni più compatte, la risposta dell’acceleratore più istantanea e migliorare i consumi. Lo stesso motore da 510 cavalli, con la lubrificazione a carter secco, alloggia nel vano motore della AMG GT S. E in effetti quando la guidi senti un legame di parentela proprio con la favolosa GT S.

Passiamo quindi alle impressioni di guida, iniziando col dire che non ho ombra di dubbio alcuna che sia stata colpa degli inglesi che erano di gruppo con noi se ci siamo ritrovati con delle condizioni climatiche tipicamente britanniche. Quale luogo per la prova della C Coupé marchiata AMG è stata scelta la regione di Marbella, prevalentemente per la vicinanza con l’Ascari Race Resort lungo il quale abbiamo effettuato qualche giro di pista. La Costa del Sol è nota per avere 320 giorni di sole all’anno – noi ci siamo invece ritrovati nel bel mezzo di un diluvio universale. Che date le temperature non proprio caldissime non sono il massimo quando devi scaricare tramite due sole ruote motrici (quelle posteriori) oltre 500 cavalli facendo affidamento su pneumatici piuttosto “estremi”. Però ce l’abbiamo fatta lo stesso.

Innanzitutto va detto che questo V8 è sensazionale: ha un tiro pazzesco sin dai bassi regimi (la coppia massima di 700 Nm è disponibile costantemente tra 1'750 e 4'500 giri/min.) ma non si si dimentica di diventare cattivo agli alti, accompagnato da una colonna sonora sufficientemente aggressiva specie per gli scoppiettii emessi in rilascio. Il rapporto peso/potenza favorevole (3,4 kg/cv) la proiettano da 0 a 100 km/h in 3,9 secondi, anche se è inevitabile che i 18 quintali di massa si facciano sentire in particolare all’avantreno, generando un filo di sottosterzo. Il quale è però bilanciabile con l’acceleratore sfruttando il lavoro certosino del differenziale autobloccante elettronico e del controllo di stabilità (specialmente nella modalità intermedia) il quale ti lascia giocare senza farti male. Insomma: con un po’ di abilità riesci a progredire abbastanza velocemente senza rischiare la vita. Sorprende in maniera positiva che la Coupé sia più precisa e focalizzata sulla sportività rispetto alla Classe C berlina, inserendosi in una perfetta via di mezzo tra quest’ultima e una vera sportiva a due posti come la GT S. Lo senti dalla rigidità degli ammortizzatori meno propensi al compromesso ma che non impediscono di sfruttarla a dovere su strada, da come l’intera vettura reagisca con maggiore precisione e immediatezza agli imput che le dai quando ti trovi tra i cordoli nonché dall’impegno che richiede quando l’elettronica è completamente disinserita. Non è il massimo della comunicatività, certo, il che costringe più del solito a restare sull’attenti, specie nelle condizioni in cui abbiamo avuto noi il primo contatto. A briglie sciolte richiede impegno e rispetto, ma se ci sai fare sa essere un vero missile. Non è proprio questo quello che cerchiamo da un’auto sportiva?

 

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