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INTERVISTA - ESCLUSIVANel futuro Audi cinque cilindri turbo e quattro “cattive”

07.01.15 - 06:00
Abbiamo guidato il prototipo A3 Clubsport assieme ad un copilota d’eccezione: Heinz Hollerweger, boss della quattro GmbH.
Audi / Manuel Hollenbach
Nel futuro Audi cinque cilindri turbo e quattro “cattive”
Abbiamo guidato il prototipo A3 Clubsport assieme ad un copilota d’eccezione: Heinz Hollerweger, boss della quattro GmbH.

La futura Audi RS3 è stata presentata virtualmente al pubblico nelle scorse settimane e con essa tutte le più importanti caratteristiche tecniche. Prima tra tutte quella di essere ancora spinta da un motore cinque cilindri turbo. Qualche tempo fa, grazie ad una collaborazione con la rivista italiana Auto, ho avuto la possibilità d’incontrare l’amministratore delegato della quattro GmbH, vale a dire quel ramo di Audi addetto a tutte le vetture a trazione integrale nonché alle creature più cattive marchiate S, R ed RS, senza dimenticare le vetture da corsa destinate ai clienti privati. L’occasione dell’incontro è stata la prova dell’Audi A3 Clubsport, un prototipo da 525 cavalli basato sulla A3 Sedan esposto al Wörthersee - raduno internazionale di VW e derivati – nella primavera del 2014. Il luogo dell’incontro? Il circuito Audi di Neuburg, alle porte di Ingolstadt, sede di Audi Sport e della scuola Audi Driving Experience.

Un incontro molto diverso dalla solita chiacchierata con un dirigente, in quanto Heinz Hollerweger – questo il suo nome – fa immediatamente sgombrare il tracciato nonostante vi fossero dei lavori in corso per mostrarmi di persona quanto vada forte questo prototipo da 525 cavalli. Potenza estrapolata da un cinque cilindri turbo che dallo scarico emette delle tonalità probabilmente illegali per un uso stradale ma che ti fanno sentire come il Walter Röhrl dei tempi d’oro.  Ed proprio a proposito di questo motore che Hollerweger, visibilmente un appassionato di automobili, mi rivela un fatto molto importante: “Il cinque cilindri turbo appartiene alla tradizione Audi come la stessa trazione integrale quattro. È difficile, ma dal canto mio ce la metterò tutta affinché questo motore sarà impiegato nel maggior numero di modelli possibile. È una nostra radice a cui dobbiamo ridare vitalità.”

Nel momento in cui mi metto io al volante resto impressionato dalla veemenza con cui spingono questi cinquecentoventicinque cavalli. Vedremo mai una potenza simile su una RS3? Forse no, dato che il 2,5 litri ne erogherà 376, ma lo stesso Hollerweger mi ha confidato che con lo stesso motore, per un uso stradale, non è così improbabile vedere un “4” quale prima cifra. Essendo un prototipo che non ha giovato di particolari messe a punto è un po’ superfluo soffermarsi sulle caratteristiche di guida, fondamentalmente non diverse da quelle di una RS3 qualsiasi: pulito, veloce ed efficace ma anche un po’ asettico. Hollerweger, come per un’intuizione, anticipa la risposta alla domanda che di li a qualche secondo gli avrei posto. “Nelle Audi del futuro, che si tratti di una trazione integrale Haldex o con differenziale centrale Torsen poco importa, voglio che sia il retrotreno a spingere le nostre automobili fuori dalla curva, unendo quindi l’efficacia della trazione integrale al divertimento di guida.”

Poi, aggrappandomi ai freni, improvvisamente il cielo scompare dallo specchietto retrovisore: è l’alettone posteriore che, proprio come sulla McLaren 650S, si erige per aumentare la forza frenante. Quello dell’aerodinamica attiva è un argomento particolarmente a cuore al nuovo amministratore delegato, anche se la sua diffusione sarà più plausibile su una sportiva quale la R8 che non su modelli più economici come la RS3. A bordo della A3 Clubbsport, frenando da 250 km/h, aiuta a ridurre lo spazio d’arresto di 12 metri.

Terminato qualche altro giro sul circuito ci salutiamo e scappa a tutta velocità a bordo della sua RS6 bianca. Tempo di riordinare le idee. Cosa mi è rimasto dopo questa mezz’ora? Sicuramente l’impressione che in futuro da Audi ci sia da aspettarsi un bel cambio di rotta, anche in relazione al fatto che nel dipartimento addetto allo sviluppo sono approdati tecnici e collaudatori “giusti”. L’attesa non può che essere trpidante.

 

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